Recensione: Lint

Di Paolo Beretta - 18 Dicembre 2005 - 0:00
Lint

Pochi mesi prima della pubblicazione del quarto lavoro degli svedesi House Of Shakira (First Class) la label finlandese “Lion Music” ha sapientemente deciso di riscoprire il loro debutto intitolato Lint e datato 1997. Avvalorato da una produzione di livello e da 2 bouns track questa mossa commerciale è un’ottima scusa per avvicinarsi ad un gruppo forse leggermente sottovalutato e alla loro indiscussa masterpiece. La musica degli scandinavi è catalogabile come Hard Rock / AOR di classe il quale unisce, con originalità ed intelligenza, elementi sonori che richiamano l’Africa senza risultare pesanti o eccessivi. Niente virtuosismi ma una cascata di melodie ficcanti per un numero imprecisato di Hit dall’alto potenziale. Lint è oggettivamente parlando un disco ben fatto che si può ascoltare a ripetizione, senza avere timore che questi perda forza con il passare del tempo in quanto scorre senza tentennamenti in tutte le sfaccettature del sound proposto. Prima di addentrarmi nella descrizione una fugace nota di merito va al singer Andreas Elkund capace di emozionare per potenza e pulizia.
 
La tracklist è omogenea e di elevata caratura sebbene non contenga una suite: l’originalità del loro sound è tale che i nostri non necessitano dare alla luce capitoli particolarmente complessi per colpire e lasciare il profondo segno del loro passaggio. I richiami alla savana, al continente nero, si fanno evidenti sin dall’intro dell’opener Morning Over Morocco. La song prosegue con un Rock d’impatto con la sezione ritmica sugli scudi che sorregge un riff studiato; grandi intrecci di backing vocals accompagnano le estensioni di Andreas. La vena africana continua nel meraviglioso mid tempo Canned Laughter: un cantato tribale inizia, e conclude, un brano semplice nel quale l’ipnotico lavoro di chitarra non lascia scampo. Si prosegue con la marcia più scarna a livello di melodie intitolata Elephant Gun nella quale spicca l’originale e lungo break etnico, che non stona con la struttura possente e metallica della Hit. Nella Title track il lavoro di chitarra è magnifico: ruvido nel riffing e melodico in fase di assolo. L’effimero titolo di Top Song se la merita Method To Madness. Ogni volta che la ascolto mi viene voglia di saltare lasciandomi trasportare da ritmi allegri e dal gioioso, quanto minimale, refrain. Non scherza nemmeno il coro della cadenzata Love Was Good, avvalorato dall’innesto di ottime backing vocals. Ascoltando Who’s Lying Now ci si trova al cospetto di una Hit curata ed ammiccante con il lato melodico in primissimo piano: mi sembra di ascoltare Bon Jovi. No. 8 è invece il tipico lento da ascoltare con la propria bella. Voce tremula, backing vocals delicate ed arpeggio i protagonisti indiscussi, mentre una sezione ritmica impercettibile accompagna in sottofondo. Stesso discorso per la triste Everything’s Fine arricchita da un violino e da un’interpretazione maiuscola di Andreas. Le due bonus track, sebbene siano interessanti e piacevoli, non aggiungono nulla a un cd che anche nella sua normal version ha davvero pochi punti deboli.
 
Lint è un grande lavoro, punto. A distanza di 8 anni dalla sua pubblicazione rimane un prodotto spendibilissimo e per tale motivo la mossa della Lion Music è assolutamente condivisibile; può far riscoprire a molti un disco di indiscusso valore consigliato a tutti gli amanti dell’Hard Rock / AOR che ancora non conoscono gli House Of Shakira ed il loro talento. 

Top Song: Method To Madness, Elephant Gun, Lint.
Skip Song: Story’s The Same.

Paolo ‘FIVIC’ Beretta

Tracklist:
 
1. Morning Over Morocco
2. Lint
3. Method Of Madness
4. No. 8
5. Who’s Lying Now
6. Elephant Gun
7. Love Was Good
8. Story’s The Same
9. Canned Laughter
10. Remember
11. Everythingh’s Fine
12. On The Green (Bonus Track)
13. Heroes (Bonus Track).