Recensione: Lionville

Di Fabio Vellata - 2 Luglio 2011 - 0:00
Lionville
Band: Lionville
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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88

Ascoltando le notizie che derivano dai più svariati compartimenti sociali, la situazione del nostro amato paese si delinea in drammatici contorni di perenne difficoltà e declino. Una lenta e progressiva discesa verso un’ipotetica seconda serie delle realtà mondiali, destinata a non offrire motivi di sollievo in tempi troppo brevi.

L’incipit, certo più consono ad un articolo d’economia politica piuttosto che ad una meno complicata recensione musicale, potrà apparire forse ardito e fuori luogo, ma ha tuttavia una sua precisa funzionalità. Esiste, infatti, un piccolissimo settore – certo effimero e marginale rispetto ai massimi sistemi di cui sopra – in cui i patri confini stanno invece salendo in quota, proponendo con sempre maggiore insistenza, prodotti di primissima fascia tali da far scalare posizioni e raggiungere livelli qualitativi irrealistici se pensati solo una manciata d’anni fa. Quello che riferendosi all’acronimo “AOR”, definisce un preciso stile di far musica, comunemente chiamato “rock melodico”.

Una salita che sta acquisendo sempre maggior consistenza e mostra corposi frutti in vari ambiti, compreso, una volta tanto, quello internazionale. Gli effetti sono riscontrabili in un sempre più serrato accostamento alla rinomata scena scandinava ad esempio, oltre che in un’accresciuta sicurezza nei valori tanto da poter osservare senza più grossi timori reverenziali pure i grandi maestri d’oltreoceano, ora spesso coinvolti in collaborazioni, progetti, etichette ed album, proprio nati dalle volontà di “italiche menti”.
Shining Line, Edge Of Forever ed Hungryheart costituiscono la punta più estrema, esclusiva e conosciuta di un nucleo artistico che lentamente, prosegue nella propria crescita, guidata da costanti movimenti sotterranei pronti ad emergere di quando in quando, con prodotti di classe superiore e dal profilo “assoluto”.

A conferma di esiti che vanno facendosi talvolta quasi impensabili, da qualche settimana è approdato sulle scene un nuovo moniker pronto a recitare – modo di dire fu mai più azzeccato – la parte del leone, proprio insieme ai sopraccitati eminenti campioni nostrani.
Lionville, progetto ideato dal musicista ligure Stefano Lionetti in compartecipazione con il fratello Alessandro e supportato sin dalle prime battute da una coppia di illustri conoscenze come il tentacolare Ale Del Vecchio (Edge Of Forever, Eden’s Curse, Moonstone Project …) e mr. Pierplaolo “Shining Line” Monti è, in effetti, un esaustivo e formidabile compendio di tutto quanto di buono proposto dai melodic makers italiani in questi ultimi anni.
Sublimazione di un’arte fatta di sogni e panorami ammalianti, “Lionville” raccoglie in breve tutte le istanze dei grandi appassionati di Melodic rock, omaggiandoli con copiose quantità di mai stucchevole buon gusto, grande istinto per l’hookline raffinata, performante ed efficace ma soprattutto, di grandi composizioni corali e cariche di enfasi, ammantate di quell’innata predisposizione per il quasi mitologico “AOR Heaven” che viene chiamato in causa ogni qual volta ci si trova a dover descrivere una serie di note che paiono voler scalare le vette del cielo, inerpicandosi sull’anima di chi ascolta per tratteggiare i contorni di un ipotetico stato emotivo affine al paradisiaco.

I brani, confezionati con cura certosina, mantengono vivo il sentore di un progetto costruito con la passione di chi venera il genere e si è offerto in modo completo alla sua migliore realizzazione. Atmosfere edulcorate e pregne di sentimento, si riflettono negli inconfondibili tratti dell’AOR d’autore, caratterizzando con forza e personalità i capitoli di un album che non ci saremmo stupiti nel veder accreditato a Jim Peterik, Neal Schon, Steve Lukather o Jimi Jamison.
Orecchiabile ove necessario, mai ridondante nell’eccesso di “zucchero” e fornito dei consueti ritornelli di brillante immediatezza, “Lionville” riluce nelle magistrali cromature di canzoni eccellenti come la sontuosa opener “Here By My Side”, un estasiante viaggio nel blu di orizzonti infiniti, piuttosto che nella delicata leggiadria della successiva “With You”, un gioioso inno ai sensi ed ai toni dalle calde sfumature estive.
La morbidezza di una brezza d’agosto è percepibile in suoni che a tratti, richiamano da vicino anche la migliore westcoast scandinava: non poteva mancare a rendere il panorama perfetto, l’ideale voce di un professionista di gran valore quale Lars Säfsund dei Work Of Art, eccellente nel garantire carattere ad un disco che annovera nella nutrita pattuglia d’ospiti nordici, anche l’onnipresente Tommy Denander (bella sfida di “iperattivi” con Ale Del Vecchio!).
La citazione d’ogni singolo episodio contenuto in questo sorprendente album d’esordio, richiederebbe, ad ogni modo, definizioni quasi enciclopediche. Tracce come “The World Without Your Love” (un omaggio offerto per l’occasione, direttamente dal grande Richard Marx), “Power Of My Dreams”, “The Chosen Ones” e “Dreamhunter”, recano tutta la poesia che è stata di Journey e Survivor sino a scomodare, per chi se li ricorda, Bernie Mardones, Bridge2Far e Bystander, rendendo così superflua ogni parola aggiuntiva.

La ricetta unica, è quella di lasciarsi trasportare sulle ali di un onirico viaggio estivo, proprio come l’immaginario westcoastiano impone: scenari assolati, tramonti sul mare, suoni rotondi che avvolgono in panorami mai spigolosi o costruiti per suscitare sensazioni dissonanti e diverse dall’armonico.
La garanzia di classe superiore è apposta in calce da un “giro” di artisti coinvolti che nulla ha da invidiare ad un qualsiasi all star project di origine oltreatlantica, ed ha, oltre che in Lionetti, grandi certezze da Ale Del Vecchio, Pierpaolo Monti, Mario Percudani (come dire, Edge Of Forever, Shining Line ed Hungryheart: ed il cerchio si chiude!) e Lars Säfsund, (senza scordare Tommy Denander, Bruce Gaitsch ed il resto della crew), primi attori di un progetto che rimarrà a lungo nelle orecchie degli appassionati, mantenendo il filo di continuità con una scena in piena evoluzione.

Valori ancora una volta al limite dell’eccelso, ed un gusto per la melodia che pare aver traslocato in via quasi definitiva, mescolandosi con il proverbiale genio tricolore, per dar vita ad una rinnovata versione di AOR che cattura le stesse enfatiche atmosfere dei big eighties in una veste lucida e cromata, dal taglio sonoro moderno ed attuale.
Dopo un 2010 in cui le fortune nostrane sono state marchiate proprio dal sontuoso project Shining Line e dal roboante come back degli Edge Of Forever, il 2011 rischia seriamente di essere l’anno dei “leoni”, icona già piuttosto familiare in contesti come quelli del rock melodico.
Per gli appassionati, una conclusione quasi scontata quindi. Da acquistare, ascoltare e custodire ad imperitura memoria futura.
Con la fulminante certezza di poter asserire – non senza un minimo di compiaciuto campanilismo – che, con tutta probabilità, per le questioni melodiche già s’avverte il sentore di disco dell’anno.

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Tracklist:

01.    Here By My Side  4:15  
02.    With You  4:58
03.    Centre Of My Universe  4:23
04.    Thunder In Your Heart  (John Farnham Cover) 3:36
05.    The World Without Your Love  5:00
06.    Power Of My Dreams  4:57
07.    No End In Sight  4:26
08.    The Chosen Ones  4:28
09.    Over And Over Again  3:38
10.    Dreamhunter  4:09
11.    Say Goodbye  4:28

Line Up:

Stefano Lionetti – Voce / Chitarre / Cori

Lars Säfsund – Voce
Alessandro Del Vecchio – Tastiere / Cori
Pierpaolo “Zorro11” Monti – Batteria / Percussioni
 
Con:

Mario Percudani – Chitarre
Andrea Maddalone – Chitarre
Anna Portalupi – Basso
Amos Monti – Basso

Very Special Guests:

Arabella Vitanc: Voce sul brano 8
Erik Mårtensson – Cori sul brano 4
Bruce Gaitsch – Chitarra sui brani 1,3,5,9,11
Tommy Denander – Chitarra sul brano 8
Sven Larsson – Chitarra sui brani 7,9

 

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