Recensione: Live
Registrato durante il tour dell’all time classic “The Dark” nel 1986, rilasciato poi solamente nel tardo 1998, il disco semplicemente intitolato “Live” è l’unica testimonianza “on stage” della prima e storica incarnazione della band di Seattle, si, proprio quella formazione composta dai vari Wayne, Vanderhoof, Wells, Erickson ed Arrington che portò in auge il nome di questo act. Nessuno può discutere né la caratura storica né l’incredibile valore di una band come i Metal Church, che, dediti a quell’Heavy Metal veloce, d’impatto e potente conosciuto agli annali come US Power Metal, nè diventarono tra gli indiscussi ed indiscutibili maestri.
Questo disco è una sorta di monumento ai primi due album della band e va a coprire, in modo semplicemente perfetto, quasi tutti i capolavori che proprio di quegli album ne costruirono la grandezza. Una grandezza che fu sapientemente racchiusa già nella triade iniziale direttamente proveniente dall’ascuro abisso musicale di “The Dark” (che titoli ragazzi). Una grandezza fatta di riff immortali e roventi come quelli presenti sull’opener Ton of Bricks, di rasoiate metalliche solenni come mostrato da Hitman e da refrain anthemici e distruttivi evidenziati dalla carica imperiosa di Start the Fire (che chorus!). Ci si spostava ai tempi del debut “Metal Church” con uno dei momenti di riflessione del disco che prendeva il nome di Gods of Wrath, canzone caratterizzata dal suo andamento inizialmente lento e pacato che lasciava ben presto spazio all’incalzante ed agguerrito riffing del duo Wells/Vanderhoof intento ad elevarsi nella tessitura di intricate trame chitarristiche.
La voce di David Wayne tornava imperiosa ad imporre eroicamente le indiscutibili leggi musicali che resero grande “The Dark”, leggi contenute nell’ossianico e cupo andamento proprio della omonima song The Dark mentre il mitico singer riusciva ad essere incontestabile giudice dettando le sue indiavolate sentenze musicali attraverso i velocissimi ritmi della fast song Psycho. Il disco tornava su binari lenti e pacati grazie al capolavoro senza tempo intitolato Watch The Children Pray, semi ballad dal taglio eroico e fiero che, grazie a maestosi refrain accompagnati da epici chorus, contribuì non poco a rendere grande il masterpiece “The Dark”. Con Beyond The Black prima (splendido il suo incedere musicale) e Metal Church poi (grandi i suoi refrain) la band di Wayne si spostava nuovamente sui territori musicali del debut album riuscendone a ridipingere tutta quella carica d’energizzante potenza anche in sede live.
Con la Heavy metal version della cover dei Deer Purple, Highway Star, i nostri decisero di chiudere questto monumentale live-album, autentico auto-tributo alla prima storica formazione ed ai primi due imprescindibili dischi. Parti delle più belle memorie che la “Chiesa del metallo” ha lasciato ai posteri sono scritte tra i solchi di questo incredibile live, vero testamento musicale della dimensione “on stage” dei Metal Church più leggendari.
Vincenzo Ferrara