Recensione: Live and Thunder

Di Stefano Ricetti - 30 Ottobre 2024 - 10:35
Live and Thunder
Band: Crying Steel
Genere: Heavy 
Anno: 2024
Nazione:
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70

Attivi dal 1982, i bolognesi Crying Steel non necessitano di presentazioni. Trattasi di una fra le formazioni storiche del Metallo Italiano che non ha mai vacillato nei confronti della propria proposta: heavy metal, heavy metal e ancora heavy metal.

A differenza di altri, altrettanto datati, prolifici e illustri colleghi, che nel corso degli anni hanno sbragato – pregasi leggere con la necessaria ironia e col sorriso sulle labbra – ammorbidendosi oltremisura, la premiata ditta Nipoti, Ferri & Co. – insieme con gli Skanners, va doverosamente sottolineato – non ha assolutamente mollato di un millimetro dagli inizi a oggi.

Il presente infatti propone la loro seconda uscita dal vivo ufficiale, che fa seguito a Steel Alive del 2019, catturato al Locomotiv Club di Bologna il 27 febbraio del 2016. In quell’occasione alla voce vi era Alessandro “Ramon” Sonato.

Il cambio dietro al microfono è stato una costante nell’intera carriera degli ‘Steeler italiani: si è passati dall’indimenticato e inarrivabile Luca Bonzagni a Lisa Bellanova, Lisa Bisognin, Stefano Palmonari, Alessandro Sonato, Mirco Bacchilega sino ad Alessandro Rubino, cantante presente sull’album oggetto della recensione. Per la cronaca, il nuovo frontman dei Crying Steel da qualche mese è Tiziano “Hammerhead” Sbaragli, già con gli Etrusgrave di Fulberto Serena.

Live and Thunder, licenziato sotto l’egida della storica Underground Symphony di Maurizio Chiarello, è un disco dal vivo registrato in occasione delle celebrazioni per il quarantennale della band denominate 40 Years of Thundergods e tenutesi a Bologna, fra le mura dell’Alchemica Music Club, l’11 novembre 2022.

All’interno di quella rassegna si esibirono anche In.Si.Dia, The Human Tornado, Hocculta, Spitfire e Crisalide.

Live and Thunder propone l’esatta scaletta di quella notte lungo dodici canzoni che hanno privilegiato il “nuovo” corso della band: quattro tratte da Stay Steel (2018), altrettante da Time Stands Steel (2013), la sola “Raptor” da The Steel is Back! (2017), l’antica “Running Like a Wolf”, l’inedita “Hell is not a Bad Place” per poi chiudere con l’inno degli inni del gruppo: l’inossidabile, imprescindibile  e possente “Thundergods”.

La formazione, in quel momento, vedeva schierati, oltre agli obbligatori Franco Nipoti (chitarra) e Luca Ferri (batteria), Alessandro Rubino alla voce, Marco Zirondelli al basso e Paolo Nocchi all’altra ascia.

Live and Thunder, che si presenta in una confezione digipak a tre ante con le note tecniche di rito e alcune foto della band dal vivo – copertina concepita da Francesco Nipoti e Maria Cecilia Bucchi – non delude le attese: la “botta” alle casse arriva forte e chiara e restituisce – per quanto sia possibile farlo, su disco – la carica heavy metal che da sempre contraddistingue i felsinei sulle assi di un palco.

Niente di più e niente di meno per un gruppo che fa parte dell’epopea dell’Acciaio tricolore.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti          

 

 

 

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