Recensione: Live At Budokan

Di Manuel Gregorin - 21 Marzo 2025 - 0:25
Live At Budokan
Band: Helloween
Genere: Power 
Anno: 2025
Nazione:
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82

Da quando si sono accorti che la formazione a sette elementi piace e funziona, gli Helloween devono aver deciso di battere il ferro finché è caldo. Così, dopo aver pubblicato United Alive in Madrid nel 2019, eccoli rilanciare ora con questo Live At Budokan.

Il precedente United Alive in Madrid era indubbiamente motivato dalla necessità di lasciare ai posteri una testimonianza del trionfale Pumpkins United World Tour, un evento con il quale gli Helloween sono diventati una vera e propria dream team band. Una specie di formazione da fantacalcio dell’heavy metal con Kai Hansen e Michael Kiske che si riunivano agli Helloween dell’ultima formazione a cinque (quella del ottimo My God-Given Right per capirci). Una serie di concerti che rappresentava un emozionante tuffo nel passato in compagnia dei vecchi amici, senza però dimenticarsi di quelli nuovi. Sulle ali di questo entusiasmo, le zucche amburghesi riunite in una famiglia allargata, pubblicano nel 2021 il disco in studio Helloween, al quale seguirà presto un nuovo capitolo previsto per l’autunno del 2025.

Ma allora, con tutta questa carne sul fuoco, a cosa può servire un nuovo disco dal vivo? Certamente a racimolare un po’ di soldini, d’altronde le bocche da sfamare in casa Helloween, ora sono diventate sette. Ma magari potrebbe anche essere visto come un’occasione per valutare la resa dal vivo dei pezzi del recente Helloween affiancati a i vecchi classici. Come a voler dire “Ci piace sì, vincere facile con i nostri brani storici, ma sappiamo ancora darci dentro con della roba nuova.”
E sinceramente vista da questa prospettiva, questa nuova release può anche destare una certa curiosità, almeno fra i fan più incalliti.

Come il titolo stesso fa largamente intuire, il disco cattura il concerto del combo tedesco presso il Nippon Budokan di Tokyo. Un glorioso locale che ha visto negli anni alternarsi le esibizioni di innumerevoli e blasonati nomi del mondo della musica.

Dopo l’intro da copione, si parte con la lunga Skyfall. Come già nella versione da studio, anche in sede live, sentire una nuova traccia firmata Helloween iniziare con la voce di Kiske suscita una certa emozione. Emozione che deve essere arrivata fino al pubblico presente in sala, il quale si rende fin da subito partecipe rumoreggiando nelle varie fasi del concerto. La partecipazione sale di livello nella successiva Eagle Fly Free, con il Budokan che cade ormai completamente sotto l’incantesimo dai tedeschi. Sulle note scandite da basso e batteria vengono rivolti i saluti ai presenti prima di passare ad un altro pezzo dal nuovo disco. Mass Pollution viene lasciata alla voce di Deris mentre Kiske ricarica le batterie per Future World e Save US. Ed ancora Power, brano che è diventato un classico dell’era Deris al pari dei vecchi pilastri. Arriva il momento di prendere il microfono per Kai Hansen. Il maestoso suono delle trombe che frantumano le mura di Jericho riportano le lancette dell’orologio agli albori degli Helloween. Metal Invaders, Victim Of Fate, Gorgar, Ride The Sky, ci rimandano a quando quattro ceffi usciti dalle vie di Amburgo, partivano alla conquista del mondo con le loro prime formidabili uscite. Lavori che qualcuno all’epoca paragonò allo speed/thrash, ed a quei tempi, definire così Kai Hansen e soci non era neppure un azzardo. Ancora lo spazio per l’inno Heavy Metal Is The Law per poi tornare a tempi più recenti con la ballata Forever And One (Neverland) che vede i due cantanti duettare nuovamente assieme. Fra i brani successivi alla sua uscita, quest’ultimo deve piacere a Kiske in modo particolare, visto il modo in cui presta sempre volentieri la sua voce.

Ancora un ritaglio per l’ultimo lavoro in studio con Best Time, e poi via con la classicissima Dr. Stein. La band è una vera macchina da palcoscenico e non sbaglia un colpo. Tutti fanno il proprio lavoro a dovere e nessuno risulta mai essere di troppo. Le tre chitarre viaggiano in sintonia, con Kai Hansen e Michael Weikath che riescono ancora a creare l’alchimia di un tempo, mentre il più giovane Sascha Gerstner riesce ad essere all’altezza della situazione senza restare schiacciato dai due storici axeman.
La sezione ritmica può contare sul basso implacabile di Markus Großkopf, vera e propria colonna portante della band, oltre ad essere, assieme a Weikath, il solo presente in tutti gli album registrati. Non da meno il batterista Daniel Loeble, che nonostante la pesante eredità dello scomparso Ingo Schwichtenberg, svolge il suo ruolo con precisione impeccabile. Infine Michael Kiske ed Andi Deris, che con le loro voci così differenti rappresentano le varie sfaccettature della musica degli Helloween. Sono comunque ben risaputi i problemi alla voce contro cui Kiske lotta da anni, e che in più occasioni ne hanno condizionato la resa on stage. Sicuramente la sua prova del Budokan sarà stata programmata da tempo, in modo da riuscire a rendere al meglio per la realizzazione di questo live. Resta innegabile però, che la sua voce rappresenti un capitolo significativo della storia non solo degli Helloween, ma del power metal in generale. Ancora oggi infatti, fra le nuove band non si contano le schiere di estimatori e cloni, tanto che il termine “cantanti alla Kiske” è diventato di uso comune.

La scaletta prosegue con Perfect Gentleman, Keeper Of The Seven Keys e How Many Tears, dove Kai Hansen fa un breve accenno a Heading for Tomorrow, quasi a voler tranquillizzare i fan facendo capire che i Gamma Ray non sono da considerarsi una pratica archiviata. Il finale poi è tutto per I Want Out con cui si chiude questo doppio live.
Sicuramente un live album di buon livello, con una band in forma e suoni ben equilibrati: del resto gli Helloween dal vivo sono una garanzia e questa uscita ne è un’ulteriore conferma. Un lavoro adatto ai più fedeli affezionati delle zucche tedesche, ai quali non dispiace sentire un’ennesima versione live di Eagle Fly Free e Dr. Stein assieme a qualche pezzo recente.

Personalmente, in materia di uscite dal vivo, continuo a sperare in una ristampa, comprendente il concerto intero del mitico Live In UK del 89. Un disco divenuto una vera pietra miliare, ma che lascia un certo amaro in bocca per la sua durata ridotta a soli sette pezzi. Sono pienamente convinto che un’uscita del genere sarebbe gradita da molti cuori borchiati. Se questo mio desiderio si realizzerà o rimarrà solo un sogno non è dato saperlo. Per il momento va benissimo anche Live At Budokan, senz’altro un buon passatempo per ingannare l’attesa del nuovo album in studio.

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