Recensione: Live at Death Valley
‘Live at Death Valley’ è il primo album inciso dal vivo dei giapponesi Survive, band con un passato di quasi 25 anni e ben sette Full-Length.
Non sono riuscito a reperire informazioni sulla location, se non attraverso i trailer ed il video di ‘Wrath’, dove i Survive suonano all’aperto, lungo il bordo di una parete rocciosa a picco sul mare. Il posto è suggestivo: in quel punto ostile l’area si apre creando una sorta di palco naturale, delimitato, da una parte, da irti rilievi e dai boschi, dall’altra dalla vastità dell’oceano, però manca il pubblico, elemento che non si sente per tutto il disco.
Posso quindi ipotizzare che ‘Live at Death Valley’ sia figlio del periodo pandemico, quando le performance venivano trasmesse in streaming dalle sale di registrazione o comunque da posti isolati, senza spettatori.
Diciamo che suonare in presa diretta è un po’ come passare un esame, una “prova del fuoco”, come dice il manager della band Kimmo Kuusniemi, nonché chitarrista dei finlandesi Sarcofagus.
Anche se non si sente la risposta dei fans, con questo Live i quattro Samurai di Kashiwa superano la prova, dando atto di essere una band solida che sa il fatto suo.
Il lavoro suona aggressivo e granitico, con una produzione sporca, tenuta così, presumo, per accentuare il concetto di live, ma che, a mio parere, limita un po’ il risultato.
Pazienza, le setlist è abbastanza potente da spezzare le reni: un concentrato di Thrash essenzialmente contemporaneo, feroce ed abrasivo, però non estremissimo, con buone aperture melodiche e parecchia orecchiabilità.
I Survive suonano ad ampio spettro, estrapolando dal Black Metal alcune dissonanze (‘Degenerate’) e dal Metalcore i refrain angosciosi (‘Fuck Against Authority’). Sanno tirare alla grande, come dimostrano con la violenta e torrenziale ‘Wrath’, ma anche dare un tocco epico, come in ‘Rules of Lies’, dove aggiungono orchestrazioni d’atmosfera in contrapposizione alla loro attitudine feroce ed inseriscono uno scambio di assoli di grande intensità.
Ogni tanto si lasciano prendere un po’ la mano, come nella sequenza iniziale di ‘Obey Your Own Army Corps’, sfuriatone a tutto andare, ma poi si riprendono e dimostrano di avere una buona conoscenza del classico con la marziale ‘Immortal Warriors’, inglobandolo con elementi più moderni.
Insomma, con una scaletta di otto pezzi i Survive riescono a farsi conoscere bene e, soprattutto, a piacere (escluso il cantato in clean, su quello bisogna lavorare ancora un po’).
Non mancano le bonus tracks: vengono aggiunti il singolo citato sopra (che non ripeto perché troppo lungo), al quale partecipa Tony ‘Demolition’ Dolan dei Venom Inc., la relativa b-syde ‘Rules Of Lies’ in versione orchestrale più ‘Seize The Victory’, ancora da ‘Human Misery’ ed ancora una volta ‘The Road to hell is paved by goodwill’ suonata dal vivo nel 2020, questa volta con il pubblico.
Cosa manca in questo album: la storia della band. La Tracklist pesca esclusivamente dagli ultimi tre lavori, in ordine a ritroso: ‘The Road to hell is paved by goodwill’, singolo del 2020, ‘Immortal Warriors’, album del 2018 e ‘Human Misery’, del 2015. Manca tutto il lavoro precedente, che non è poco, ed è un peccato. Sarebbe stato interessante ascoltare i vecchi pezzi suonati dall’odierna lineup.
Non si può avere tutto … direte Voi. Accontentiamoci e godiamocelo questo ‘Live at Death Valley’, album che merita di stare in tutte le nostre discografie.