Recensione: Live At Donington [Vhs-Dvd]
22/08/81, 18/08/84, 17/08/91: tre volte, come nessun altro.
Soltanto gli AC/DC sono riusciti nell’impresa di suonare per tre volte da headliner al Monsters of Rock di Donington, uno dei festival più prestigiosi e seguiti di tutto il mondo, una vera e propria istituzione del panorama hard’n’heavy. La terza data di questo trittico di apparizioni viene ripresa da 26 telecamere, e diventa una testimonianza video di una delle band più immense della storia del rock. Testimonianza che resterà esclusivamente su vhs per oltre dieci anni, fino al 3 novembre 2003 quando la Epic Records metterà sul mercato la versione Dvd.
17 agosto 1991, gli AC/DC, durante il cammino del tour mondiale di The Razor’s Edge (153 date per 21 paesi), fanno tappa al parco dell’autodromo di Castle Donington. Il crepuscolo deve ancora lasciare spazio alla notte quando Angus e soci salgono sul palco e aprono con una infervorante Thunderstruck che, seppure giovanissima, è già divenuta un classico alla pari dei pezzi dell’età dell’oro della band (75-81). Il set della serata è praticamente un vero e proprio ‘meglio del meglio’, e a pochi minuti dall’apertura dello show il combo australiano si prende il lusso di eseguire un binomio storico come Shoot To Thrill – Back In Black, pezzi con un tiro e un feeling che pochi si possono permettere di scrivere; figuriamoci di proporre con tanta ‘leggerezza’ a inizio esibizione. Non c’è bisogno di presentazioni per Hell Ain’t A Bad Place To Be, esaltante con il suo riff tanto semplice quanto geniale e immortale. Per quanto il passato della band sia inarrivabile, i fratelli Young e compagnia sanno scrivere ancora pezzi superbi, e infatti arrivano puntuali Heatseeker e Fire Your Guns a ricordare che anche alla fine degli anni ’80 gli Ac/Dc hanno ancora una lunga vita davanti. Jailbreak, estratto dall’omonimo mini che uscì nel 1984, è invece un tuffo nel passato più remoto e lontano, un balzo indietro che porta, musicalmente, fino al 1974. Con The Jack si consuma il rito dello strip-tease di Angus, mentre la band riprende fiato pronta a buttarsi in un altro grande classico chiamato Dirty Deeds Done Dirt Cheap. Ultimo estratto da The Razor’s Edge, con relativa piovuta di sonanti (finti) dollaroni, è la accattivante Money Talks. A questo punto le luci si abbassano, una campana cala sul palco e i lenti rintocchi scandiscono che è il momento di Hells Bells: il gradissimo finale comincia qui. Da adesso solo brani che hanno segnato indelebilmente la storia del rock come la title track del primo album dei rockers australiani, High Voltage, in cui Angus si sbizzarrisce con il suo caratteristico passo; o l’esaltante Whole Lotta Rosie con tanto di formosa bambola gonfiabile gigante alle spalle della band. Ennesimo dei tanti, tantissimi cavalli di battaglia degli Ac/Dc, You Shook Me All Night Long è il quarto ed ultimo stratto da quel Back In Black che oggi ha il vanto di essere il secondo album più venduto della storia della musica (con 42 milioni di copie dietro il solo Thriller di Michael Jackson). Con T.N.T., endovena di pura adrenalina, ci si ributta in piena era Scott, e dal ruggito finale del dinamitico episodio targato 1975 si erge a monumento la grandiosa Let There Be Rock. Brian Johnson regge splendidamente le linee vocali dello scomparso Bon (RIP), tanto che senza dubbio, tra tutti i Dvd degli Ac/Dc (No Bull, Stiff Upper Lip Live) questo è proprio quello in cui il singer di origine scozzese (come del resto i fratelli Young) dà il meglio di se. Ancora l’immancabile colossale Highway To Hell e si arriva a For Those About Rock (We Salute You) che con i suoi colpi di cannone segna la fine di una esibizione superba, fatta di 18 pezzi dal forte sapore di ‘best of’. Una selezione magnifica, che va a pescare da tutti i must della band, trascurando forse il solo Powerage e in parte Highwat To Hell, dal quale una Shot Down In Flames o una Touch Too Much non avrebbero certo sfigurato.
Peccato che nella versione in Dvd la grafica sia particolarmente spartana e i contenuti speciali siano ridotti all’osso, con la possibilità di guardare alcune canzoni con le telecamere puntate esclusivamente su un componente e un commento audio sulle immagini dello show fatto dai due chitarristi. Questo però poco importa quando ci si trova di fronte a una band e a uno spettacolo del genere, con Angus Young solito demonio da palco e un Brian Johnson in grande forma a chiudere una front-line da leggenda.
Nel caso non fosse ancora palese, cari rockers e metalheads, qui c’è una fetta enorme della storia della vostra musica preferita, qui ci sono quasi 120 minuti di fottuto rock’n’roll come si deve, quello adrenalinico e trascinante, fatto da riff immortali e dai soli elettrizzanti di un diavoletto chiamato Angus Young.
Se volete imboccare l’autostrada per l’Inferno, questo è il casello più vicino.
Line-up:
Angus Young – Lead Guitar
Malcom Young – Rhythm Guitar
Brian Johnson – Vocals
Cliff Williams – Bass
Chris Slade – Drums
Tracklist:
01. Thunderstruck
02. Shoot To Thrill
03. Back In Black
04. Hell Ain’t a Bad Place To Be
05. Heatseeker
06. Fire Your Guns
07. Jailbreak
08. The Jack
09. Dirty Deeds Done Dirt Cheap
10. Moneytalks
11. Hells Bells
12. High Voltage
13. Whole Lotta Rosie
14. You Shook Me All Night Long
15. T.N.T.
16. Let There Be Rock
17. Highway to Hell
18. For Those About To Rock (We Salute You)
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini