Recensione: Live at Wembley ’86
I Queen in casa loro, nel tempio del calcio a Londra, hanno dato vita ad un Live album storico da tramandare ai posteri. Uno spettacolo che ha coinvolto più di 250.000 persone. Un’esibizione sublime che in due ore ha riproposto tutti i più grandi successi della band inglese. Il tutto comincia con One vision dove si sente il pubblico quasi sovrastare le chitarre prima dell’entrata di Freddie Mercury che con facilità disarmante si scalda in un’opener avvincente e dal cantato molto impegnativo. Si prosegue con velocità nell’Hard Rock song Tie your mother down molto immediata per i suoi tempi incalzanti. Con In the lap of God, invece, scende la calma, l’atmosfera si permea di dolcezza mentre la voce di Mercury sale creando melodie tristi e ammalianti. Dopo l’aggressiva Taer it up ( ostellata di ottimi riff griffati Brian May) fa il suo timido ingresso It’s a kind of magic. La colonna sonora del film Highlander (come Who wants to live forever) è una canzone sublime, ariosa, solare ma al tempo stesso, fragile. Dopo aver fatto divertire, e cantare, il pubblico i Queen suonano Under pressure; un altro brano storico che, in studio version, ha visto duettare con Freddie il “duca bianco” David Bowie. Il cantato è mutevole e le linee melodiche geniali catalizzano l’attenzione. Totalmente diversa per sound la penetrante Another one bites the dust, che vede il basso di Decon in primo piano dettare ritmi oscuri che ben si coniugano con il testo. Who wants to live forever mette malinconia addosso e canta con una tristezza avvolgente una grande verità. Durante l’esecuzione il tempo si ferma; nessuno osa fare rumore, quasi timoroso di rompere quell’atmosfera magica che i Queen sono stati capaci di creare dal vivo. Dopo l’allegra e semplice I want to break free Mercury si prende una pausa e così facendo passano diversi minuti strumentali, molto godibili. Particolare attenzione la merita l’eterno e psichedelico Rock Solo che conferma le qualità tecniche della formazione britannica. Chiude il primo CD Now I’m here che di secondo in secondo aumenta di forza per esplodere in un Hard Rock selvaggio di spessore. La seconda parte inizia con una ninna nanna (Love of my life) che ci culla con note zuccherose e calde. Is this the world we created non si discosta molto con la sezione ritmica, quasi immobile, che lascia spazio all’ugola di Freddie capace di alzarsi e abbassarsi dando un’ulteriore prova di forza. Un medley (tra le altre cito Tutti Frutti e Hello Mary Lou) giustamente riscalda la platea per poi lanciare Bohemian Rhapsody, track famosissima non solo per la sua permanenza nelle Hit inglesi (oltre un anno) ma anche per la qualità del songwriting dove strofe drammatiche sono contrapposte ad un break potente e veloce. Assoli, pause, acuti; c’è tutta l’essenza dei Queen in un brano che è giusto definire epocale e innovativo. Segue la possente Hammer to fall che ci trasporta in un Rock deciso e ben cadenzato dal riffing. La pazza Crazy little thing called love ruota attorno ad un buon giro di chitarra leggero che entra subito in testa e vince la sua sfida. La conclusione dello spettacolo è emozionante. Radio Ga Ga con le sue tastiere futuriste fa venire i brividi in sede live grazie al chorus cantato con passione da migliaia di fans. We will rock you è la dimostrazione che talvolta basta un ritmo banale per trasmettere qualcosa. La forza della musica che, nella fattispecie, fa muovere istantaneamente oltre 200.000 mani all’unisono. Friends will be friends ci diletta con strofe curate nei minimi dettagli che sfociano nel coro ripreso pure dal solo conclusivo. We are the champions è molto probabilmente la canzone simbolo dei Queen. Un inno dalle linee melodiche esaltanti che grida la voglia di vincere e di emergere che è dentro ognuno di noi. Da britannici, quali sono, chiude lo show l’inno inglese God save the queen cantato a squarciagola da tutti i presenti. Così termina uno dei più grandiosi Live della storia della musica in generale. Nota personale: Sentendo Live at Wembley non si può non compiangere una formazione unica, carismatica, geniale che, dopo la scomparsa del singer Freddie Mercury avvenuta nel Novembre 1991, è immancabilmente scomparsa dalla scena. I Queen sono sempre stati attaccati dalla critica britannica ma sono andati avanti riuscendo a mobilitare milioni di persone catturate dalla loro musica. Con questa mia recensione ho voluto rendere un doveroso tributo per ricordare il mio cantante preferito e uno dei gruppi ai quali io devo maggiormente la mia crescita musicale e poco importa se non è una Heavy Metal band. Onore ai Queen!
Tracklist:
CD 1
- One vision
- Tie your mother down
- In the lap of the gods
- Seven seas of Rhye
- Tear it up
- A kind of magic
- Under pressure
- Another one bites the dust
- Who wants to live forever
- I want to break free
- Impromptu
- Brighton Rock solo
- Now I’m here
CD 2
- Love of mi life
- Is this the world we created
- Baby I don’t care
- Hello Mary Lou
- Tutti Frutti
- Gimme some loving
- Bohemian Rhapsody
- Hammer to fall
- Crazy little thing called love
- Big spender
- Radio ga ga
- We will rock you
- Friends will be friends
- We are the champions
- God save the queen