Recensione: Live – From Chaos to Eternity
Impossibile, anche per i detrattori più accaniti, non riconoscere ai Rhapsody (of Fire) il merito di aver concepito con grande coerenza e chiarezza di idee, in sedici anni di carriera, ben due saghe: “Emerald Sword” e “The Dark Secret”, riuscendo a mantenere intatto un notevole progetto musicale e narrativo.
Dalle sinfonie delle terre incantate di Algalord (pt. I e II) abbiamo vissuto innumerevoli avventure. Nella prima saga, il Guerriero di Ghiaccio, brandendo l’ormai celeberrima Spada di Smeraldo, ha sconfitto il malvagio Akron, sacrificando infine la sua vita, aiutato al termine della sua battaglia dal mezzo demone Dargor e dai suoi Gargoyle. Quest’ultimo si è poi visto protagonista nella seconda saga, rivelando il segreto del settimo libro oscuro e combattendo il male, stavolta rappresentato da Nekron. Dargor riuscirà nella sua impresa, assieme all’Ordine del Drago Bianco e con l’aiuto finale del potente drago nero Thanor – per poi morire fisicamente e diventare una divinità della luce, abbracciato dallo spirito angelico di Erian.
Due saghe speculari, coerenti, entrambe composte da quattro full-lenght ed un EP. Il tutto nonostante travagliati cambi di etichetta, battaglie legali e quella pecetta – “of fire” – inserita a metà dell’opera per ragioni di copyright.
Terminato questo grande lavoro fantasy, nel 2011 è venuto il tempo per i due narratori dell’intera epopea, Luca Turilli ed Alex Staropoli, di “liberarsi del fardello” e dividersi da buoni amici, mantenendo entrambi il monicker “Rhapsody” in due band distinte con l’espressione turilliana ormai celebre per la quale: “two rhapsody is better than one”. I Luca Turilli’s Rhapsody sono usciti sul mercato con grande rapidità e con un pezzo da novanta, a parere di chi scrive una tra le migliori release power metal dell’anno scorso, come “Ascending to Infinity” (2012), per Nuclear Blast. Dopo un lungo ed ambizioso tour mondiale i Rhapsody of Fire di Staropoli e Lione, con quest’ultimo contemporaneamente impegnato tra Vision Divine ed Hollow Haze (ed apparizioni con Angra e Kamelot), escono invece con questo doppio CD “Live – From Chaos to Eternity”, dopo aver sottoscritto un contratto con l’etichetta tedesca AFM Records.
Prima di ascoltare il materiale proposto, viene subito da tirare un sospiro di sollievo per la buona quantità di brani in scaletta, ben più di quel povero “Live in Canada – The Dark Secret” (2005), registrato in un tour di spalla ai Manowar, contenente solo undici pezzi tra i quali una intro ed un outro. I brani qui proposti sono stati registrati in varie tappe dell’ultimo tour mondiale; durante l’ascolto il mattatore Fabio Lione paleserà più volte la data milanese e quella parigina.
Il primo CD apre con una doppia intro stile Manowar, con gli ormai classici cori campionati, la voce del narratore Christopher Lee e le tastiere di Staropoli: dapprima “Dark Mystic Vision” dall’ultimo EP, poi la successiva più diretta “Ad Infinitum”, opener dell’ultimo full-lenght, che esplode immediatamente come da copione originale con la titletrack di album e live “From Chaos to Eternity”. La band è in gran spolvero, Lione è ispirato e la carica trasmessa è quella, ottima, che la band da qualche tempo a questa parte riesce a trasmettere dal vivo con grande carisma e personalità.
Inedita anche “Triumph or Agony”, unica rappresentante dell’album omonimo. “Unholy Warcry” è preceduta dall’intro come nell’album, e mi chiedo tuttora come mai né Turilli né Tom Hess suonino l’intero assolo dal vivo…
Apprezzabile finalmente il grande classico “Land of Immortals” da “Legendary Tales” (1997), album misteriosamente ignorato in terra canadese. Notevole anche la prova di Lione nei pezzi più aggressivi, come “Aeons of Raging Darkness”. Chiude “Dark Reign of Fire” collegato ad un assolo di batteria di Alex Holzwarth, il solito mostro sacro dietro le pelli, una garanzia per la band sia dal vivo che in studio.
Il secondo CD torna in carica con due cavalli di battaglia, “The March of the Swordmaster” (con un interessante intermezzo folk per coinvolgere il pubblico) e “Dawn of Victory”. Buona, anche se forse leggermente fuori contesto, la neoclassica “toccata” di Bach, eseguita dal basso di Oliver Holzwarth (fratello del batterista, nonché storico “ex-bassista-ombra dei Blind Guardian”). Molto carica di phatos l’interpretazione tra francese ed inglese di “The Magic of the Wizard’s Dream”.
Fuochi d’artificio nel finale, dal potente classico “Holy Thunderforce” alla coinvolgente “Knightrider of Doom”, passando per la più recente “Reign of Terror”, uno tra i migliori brani composti dagli ultimi Rhapsody of Fire.
Chiude il grande classico “Emerald Sword” con tanto di intro “Epicus Furor”, seguita dalla coinvolgente “Erian’s Lost Secret” dell’ultimo EP che anticipa i titoli di coda, con l’epico sacrificio di Dargor citato in apertura di recensione: acta est fabula.
L’impatto generale è ottimo, il duo “Tom Hess – Roberto de Micheli” sembra sostituire bene lo storico “Luca Turilli – Dominique Leurquin”, anche se manca un po’ di personalità. Quanto peserà l’assenza di Turilli in fase di songwritng, invece, non ci è dato sapere. Ricordiamo che il chitarrista fondatore degli Holyhell era già in forze alla band in studio nel 2011 con “From Chaos to Eternity”, ed è tuttora collaboratore del corso “Neoclassical Revelations” del collega triestino.
Ci fidiamo delle parole di Staropoli sul fatto che nulla è stato ri-registrato (a partire dai classici errori di Lione sui testi), anche se il missaggio a posteriori si fa notare per il solito lavoro certosino di pulizia del suono: basti notare il perfetto equilibrio tra cori campionati e strumenti, che purtroppo in alcuni passaggi fa sembrare impercettibile la differenza tra live e studio.
Lo stesso dicasi per le risposte del pubblico, assente per la maggior parte del tempo se non per alcune sporadiche incursioni orchestrate ad hoc, perfettamente sincronizzate con la musica e con gli incitamenti del frontman. Questa pulizia forse eccessiva finisce per rendere il lavoro troppo artificioso, come del resto avviene spesso in queste produzioni.
Va comunque sottolineata la grande capacità della band di sorprendere per precisione e tecnica, come dimostrato ai fan presenti (me incluso) almeno dagli ultimi due tour, di ritorno nel Bel Paese dopo nove lunghi anni di assenza. Ci si chiede perché, a questo punto, non produrre anche un DVD che affiancasse del materiale video per valorizzare e giustificare il registrato del doppio CD. Del resto, proprio un estratto video di “Dawn of Victory” è stato presentato online come anteprima a questo lavoro.
“Live – From Chaos to Eternity” è una release onesta che supera in quantità e qualità il precedente “Live in Canada – The Dark Secret”, cercando di offrire ai fan l’atmosfera della band sul palco, ma che come già detto lascia alcune perplessità, non ultimo il sospetto di una qualche mancanza di coraggio nel pubblicare un doppio live CD che è più una degna conclusione ed una medaglia al merito per la lunga carriera della band, piuttosto che il “new beginning” che molti fan stanno ancora aspettando, soprattutto a fronte di troppo facili paragoni con l’ottimo percorso intrapreso dalla band gemella di Luca Turilli, reduce da un tour e con il seondo studio album già annunciato per l’anno prossimo.
“Gloria perpetua” ai Rhapsody of Fire di Staropoli, Lione, Holzwarth e soci, insomma, ma dopo questo regalo per i fan ci aspettiamo senza subbio un nuovo lavoro: una nuova saga, oppure un album con un songwriting dalle tematiche più libere, o magari ancora qualcosa di assolutamente nuovo ed originale…
“Mighty warrior
For the legend ride again….”
Luca “Montsteen” Montini
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