Recensione: Live in London
C’è una cosa che non si può mettere in dubbio, e cioè che gli Skid Row sono sempre stati una grande rock band. Lo erano indubbiamente ai tempi dei loro fiammeggianti esordi, ma lo sono rimasti, tra alti e bassi, anche negli anni a seguire.
Questo perché, nonostante un temporaneo scioglimento, gli imprevisti, i vari cambi di cantante dopo essersi separati a parolacce dal carismatico Sebastian Bach, la formazione del New Jersey ha sempre potuto contare sul motore ben rodato ed affidabile costituito dai fondatori Dave “Snake” Sabo, Rachel Bolan e Scotti Hill: una prova l’ho potuta avere personalmente nel 2010, durante un loro tour italiano con Johnny Solinger alla voce. Nonostante qualche dubbio iniziale, una volta arrivati al locale era presente la folla delle grandi occasioni, con tanto di telecamere di Rock TV guidate da Tommy “Extrema” Massara per fare un servizio sulla serata.
Ed infatti sul palco gli Skid Row non delusero le attese, offrendo ai presenti una prestazione convincente. Le loro esibizioni live del resto, sono il vero combustibile che ha sempre tenuto acceso il fuoco innescato nei gloriosi anni passati. Sabo e soci, continuano ancora a vivere essenzialmente sulla rendita dei primi due album, che solitamente vanno a costituire i tre quarti delle loro setlist: in effetti, escludendo i due classici di trent’anni fa, in quanto ad uscite discografiche successive, i nostri sono stati un po’ avari, avendo realizzato solo tre cd e un paio di EP che non sempre hanno convinto tutti.
Forse una precisa scelta, quella di tenere in pista il nome della band con concerti infuocati piuttosto che rischiare di macchiarlo con una serie di uscite non all’altezza.
Per una nuova release, è meglio aspettare il momento appropriato e piazzare l’album giusto al momento giusto.
Quello che è accaduto nel 2022 con la realizzazione di The Gang’s All Here, l’atteso come back discografico realizzato con al microfono l’ex H.E.A.T. Erik Grönwall. Un disco fresco, rabbioso e rovente, degno erede dell’omonimo esordio e di Slave To The Grind.
Con il nuovo innesto in squadra, ed un disco che funziona, la formazione statunitense ha registrato ad ottobre 2022 al 02 Forum Kentish Town di Londra un ottima opera dal vivo che vede in azione la medesima line up dell’acclamato The Gang’s All Here.
Il suono di una sirena scalda gli animi dei presenti prima che l’irruenza dell’accoppiata Slave To The Grind e The Threat facciano incendiare la platea. I ragazzi sul palco appaiono subito in forma instaurando il giusto feeling con il pubblico. La produzione è sporca al punto giusto da rendere la vera essenza del concerto live.
Arriva il momento di pagare dazio anche al disco d’esordio, prima con Big Guns, poi con la ballad rabbiosa 18 And Life, terminata la quale Grönwall racconta l’episodio di quando, da cantante degli H.E.A.T., sognava di salire proprio sul palco dello 02 Forum a cantare con gli Skid Row.
Si procede con Piece of Me, non prima di aver caricato gli animi dei presenti informandoli che la serata sta venendo registrata per la realizzazione di questo live. Arriva il momento del tributo ai Ramones con Psycho Therapy, lasciata alla voce del punkettone di Rachel Bolan. La band pare rimasta quella di trent’anni fa, tanta è la grinta che mette in gioco. Con il procedere nell’ascolto si viene coinvolti sempre di più dall’energia ruvida e selvaggia che emerge brano dopo brano. Livin’ on a Chain Gang irradia potenza stradaiola, ed è un bel sentire gli altri membri della band accompagnare Grönwall mentre cantano i cori nei vari pezzi proposti. Un dettaglio quest’ultimo, apparentemente scontato, ma che viene da apprezzare maggiormente in questi anni in cui si fa sempre maggior utilizzo di basi registrate.
Si continua a viaggiare nel passato con In a Darkened Room e Makin’ a Mess, prima di dedicare un dovuto spazio all’ultima fatica in studio con The Gang’s All Here e Tear It Down. Gli Skid Row si muovono con sintonia, ed anche Erik Grönwall offre l’idea di far parte della band da sempre.
Il cantante infatti sfoggia quell’attitudine istrionica da rocker che, per quanto impostata, è quella necessaria per il ruolo che ricopre. Non a caso, il nuovo singer proviene da una delle numerose band della scena svedese, di quelle cresciute a pane di segale ed hair metal/glam anni 80. Probabilmente gli Skid Row devono averne tenuto conto per sceglierlo in un ruolo impegnativo e carico di aspettative come quello di loro frontman.
Il pubblico è coinvolto e partecipe: Dave “Snake” Sabo rivolge un breve saluto alla platea prima del blues metallico di Monkey Business. Spettatori nuovamente attivi e ben partecipi.
Non può essere un concerto degli Skid Row poi, senza quella ballatona stracciamutande di I Remember You, acclamata ed accompagnata dal coro dei presenti. Una hit sempreverde che è stata la colonna sonora tanto per ragazzine pronte a immolare la loro verginità a Sebastian Bach, quanto per ruvidi rocker che trovavano il coraggio di dichiararsi alla tipa della quale erano segretamente innamorati sin dalla terza media.
Ancora lo spazio per un estratto da The Gang’s All Here con la monolitica Time Bomb prima di lanciarsi nell’apoteosi finale con l’esplosiva Youth Gone Wild.
Una conclusione che conferma “Live in London“ come un disco vero ed energico. Un lavoro di quelli che, a differenza di molti live spenti e plastificati, porta la grinta di un concerto degli Skid Row direttamente nel salotto di casa.
Tornando poi ai tempi più recenti, nuove nubi si sono addensate all’orizzonte della band americana. Erik Grönwall ha dovuto lasciare il gruppo per motivi di salute e la successiva collaborazione con Lizzy Hale è stata, come da programma, solo temporanea.
Gli Skid Row hanno assicurato di essere alla ricerca di un nuovo cantante ed avere una lista di nomi interessanti da valutare. Sebastian Bach, dal canto suo, si è detto fiducioso di riavere il posto che lasciò nel 1996. Dall’altra parte della barricata però, i suoi ex compagni non sembrano pensarla così.
Cosa succederà agli Skid Row in futuro lo scopriremo a tempo debito. Per quanto riguarda il presente invece, ci resta in eredità “Live In London”, testimonianza di una formazione già appartenente al passato ma dannatamente efficace che, proprio in virtù della bontà di questo disco, aumenta il rammarico per essere durata davvero troppo poco.