Recensione: Live in the City of Power
Gli Stamina sono la creatura musicale del chitarrista Luca Sellitto, ed hanno esordito agli inizi degli anni 2000 con un paio di demo-tapes. Incoraggiati dai lusinghieri responsi a queste primissime uscite, gli Stamina hanno suonato in lungo ed in largo per la penisola (soprattutto al sud) e si sono distinti producendo quattro studio-album, molto ben accolti.
Non solo. I ragazzi italiani hanno pure oltrepassato i confini del Belpaese, esibendosi in tutta Europa come headliner oppure di supporto a formazioni ed artisti a loro affini come Royal Hunt, Russell Allen ed Edu Falaschi, nonché collaborando con cantanti ospiti come Goran Edman (Malmsteen), Nils Morin (Amaranthe), Henrik Brockmann (Royal Hunt).
Ora è la volta, come nelle migliori tradizioni di ogni genere di rock, della celebrazione dell’attività dal vivo della band con un live album. Il disco fotografa un concerto tenuto in Polonia nel settembre 2018, e s’intitola ”Live in the City of Power”. Il live esce in versione CD e DVD, ma il vostro recensore può raccontarvi solo della versione audio.
Il disco conferma, naturalmente, lo stile composito ed articolato degli Stamina, devoto al miglior prog-metal imbevuto di power, e non privo di spunti dai connotati puramente hard rock.
Tra le tracce che spingono maggiormente l’acceleratore sul fronte power-metal ecco Why?, condotto in maniera arrembante dal basso di Carmine Vivo e dalla batteria di Federico Cozza, alquanto groovy, mentre le tastiere di Giovanni Sellitto volano verso meandri sinfonici. La voce di Alessandro Granato disegna chorus epici e anche accattivanti.
Love Was Never Meant To Be si distingue per un giro di tastiere gradevole come tutto il brano, di estrazione ancora power-prog, mentre Breaking Another String è nuovamente travolgente e sinfonica con sprazzi di rock melodico, mostrando sugli scudi ancora il canto e la chitarra di Luca Sellitto. Must Be Blind è, ancora, un uptempo epico appena meno impetuoso con l’ascia che si spadroneggia tra riff ed assoli di pregio.
One In A Million, invece, è aperta da un’intro drammatica e solenne, dominata dalle tastiere, per trasformarsi poi in un brano incalzante, in cui la sei-corde e i tasti d’avorio inanellano note su note facendosi spazio tra l’incalzare incessante della sezione ritmica e l’eroica espressione del canto.
Altrove, come si diceva, il concerto indugia piacevolmente su un mood progressivo e melodico, come in Higher (avvincente ed accattivante, nonché contraddistinta da un assolo limpido e melodico di chitarra e quindi dal gioco delle tastiere) e Perseverance (prog-metal veloce e gradevole).
Holding On è, di contro, più cupa e gotica e pure contraddistinta da trascinanti inseguimenti di tastiere e chitarre, mentre Eyes Of The Warrior offre un finale “col botto” con le sue atmosfere coinvolgenti ed evocative.
”Live in the City of Power” conferma, insomma, gli Stamina come alfieri di un prog-power-metal classico, eseguito con competenza ed energia, del tutto privo di freddi momenti narcisistici ma sempre carico di calore e feeling, ben risaltanti dalla buona produzione.
Una realtà, quella degli Stamina, in grado di competere con i blasonati artisti internazionali dediti allo stesso genere.
Francesco Maraglino