Recensione: Livin’ My Dream
Carriera lunga ma senza particolari sussulti di fama e gloria, quella costruita sinora dagli svedesi Bai Bang.
Attivi sin dal 1989, anno di pubblicazione del loro primo album “Enemy Lines”, il gruppo scandinavo, protagonista nel frattempo dei fisiologici momenti di pausa e rimestamenti di formazione, ha totalizzato, fino a qui, il rispettabile numero di sei uscite discografiche, ottenendo una discreta nomea tale da consentire qualche tour di rilievo ed una serie di comparizioni in veste di supporto live per artisti ben più titolati, quali, tra gl’altri, LA Guns, Motley, Pretty Maids, Ratt, Saxon e Dio.
Poco da fare in ogni modo. Pur se protagonista di qualche acuto e fautrice di una piacevole miscela musicale attenta nel coniugare l’esuberanza stradaiola dell’hard rock losangelino con l’innato senso melodico delle terre nordiche, la band guidata dal singer Diddi Kastenholt – unico superstite della formazione originale – anche in un periodo di notevole espansione come l’attuale non ha mai beneficiato più di tanto delle luci dei riflettori, solitamente posate sui celebri nomi dei vari The Poodles, Wig Wam (norvegesi, ma comunque fulgidi esponenti del genere), Heat, Crashdiet e Reckless Love, mantenendo un ruolo decisamente più defilato e del tutto underground rispetto alle stelle di prima grandezza di cui sopra.
Uno status che potrebbe forse mutare in qualche modo grazie all’uscita di questo recente “Livin’ My Dream”, buon erede del già interessante “Are You Ready” del 2009 e disco che, con una semplicità a tratti disarmante, riprende con estrema enfasi tutti gli stilemi classici dell’hard rock gaudente e gioioso degli eighties, in una formula più volte proposta con grande successo proprio dai vincenti conterranei e “compagni” di settore.
Qualche discutibile scelta a livello di produzione (suoni di batteria talvolta troppo “sintetici”), non adombra un lotto di canzoni che conquista senza particolari difficoltà dal primo ascolto, allineando con effetti piacevoli, Def Leppard, Ratt, Treat e Pretty Maids attraverso uno stile già ben rodato che nulla deve invidiare ai già citati Wig Wam e The Poodles.
Profilo decisamente easy listening per brani dal sapore estivo ed immediato come “We’re United”, “Livin’ My Dream” e “Tonight”, buon contorno di un trio di piccoli capolavori per il genere quali “Rock On”, “Rock It” (beh, forse non proprio fantasiosi ed originali nei titoli…) e “Come On”, quest’ultima in particolare, dal fascino talmente demodé da apparire quasi una remota hit eruttata da una antica radio a transistor, tuttavia dotata di un coro “aperto” tanto trascinante al punto da possedere un appeal pressoché irresistibile per ogni amante del più classico rock da arena di vecchia concezione.
“Livin’ My Dream” scorre veloce e si presta ad un ascolto totalmente disimpegnato ed arioso, condensando le proprie virtù, come già accaduto per il predecessore, in un minutaggio complessivo poco superiore alla mezz’ora di durata.
Un tempo più che sufficiente al quartetto scandinavo per raggiungere l’obiettivo prefissato, sfornando un ottimo prodotto di hard rock ultra melodico che si caratterizza per i molti cliché, ma parimenti si mette in luce per la notevole ricchezza di buone melodie, ritornelli vincenti e per quell’atmosfera di sottofondo orientata ad una positività e voglia di spensieratezza che nell’essere anacronistica e fuori luogo, appare quasi con i contorni onirici di un sogno ad occhi aperti.
The Poodles ed Heat saranno probabilmente in possesso di un bagaglio tecnico superiore. Wig Wam e Crashdiet, di un taglio hard rock più potente ed affilato, con produzioni alquanto più solide.
I Bai Bang tuttavia, reduci da un percorso di maturazione forse un pelo più lungo della norma, dimostrano con “Livin’ My Dream”, d’avere ora finalmente diritto ad un posto di riguardo tra le espressioni migliori di una scena musicale alla quale appartengono da sempre – parte di una memoria storica relativa ad un genere caratteristico come il rock di radice nord europea – evidenziando come il proverbiale “feeling”, unito a qualche intuizione felice, spesso costituisca un patrimonio più che adeguato al fine d’ottenere un prodotto competitivo e degno di ben figurare al cospetto dei campioni di settore.
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Tracklist:
01. We’re United
02. Livin’ My Dream
03. Come On
04. Rock On
05. Stay
06. Gonna Have It All
07. Tonight
08. Rock It
09. Die For You
10. Put On Her Dress
Line Up:
Diddi Kastenholt – Voce
Pelle Eliaz – Chitarre
Joacim Sandin – Basso
Johnny Benson – Batteria