Recensione: Living 4
Il mondo del Metallo è davvero stupefacente: sa regalare emozioni infinite ma soprattutto inaspettate. Il ritorno dei Class Hero Elektradrive da Torino, sedici anni dopo il consistente Big City del 1993, ha lo stesso sapore di quella chiamata, sempre morbosamente e segretamente desiderata, della indimenticabile ex o del travolgente primo amore, sognato e idealizzato, che si fa vivo magicamente dopo secoli di vita vissuta senza più contatti. Ossessione ed estasi, unitamente a passione e rabbia. Living 4, infatti, la nuova fatica discografica del combo piemontese, fuoriesce da un lavoro certosino durato tre anni, all’interno del quale la classic line-up si è ricompattata – all’appello manca solo il tastierista Eugenio Manassero -, ed è tornata a litigare come ai bei tempi su questo e quel particolare ma ha anche riscoperto il piacere incommensurabile di scrivere musica insieme e soprattutto è riuscita regalare un sogno (la reunion) a tutti gli appassionati che da lustri speravano nel miracolo. I Nostri hanno fatto la storia dell’HM italiano e per alcuni momenti sono stati anche la band tricolore più popolare al mondo, quando la riconosciuta bibbia dell’heavy metal mondiale, ovvero il magazine inglese Kerrang! affibbiò cinque “K” – il massimo dei voti – a Due, terzo album dei sabaudi, nel 1988. Quella che è un po’ mancata a Simone Falovo e compagni, in carriera, è stata la componente live, troppo rarefatta rispetto alle potenzialità in cantiere: poche date ma buone, ok, ma davvero TROPPO poche.
Il seguente track by track ricalca volutamente la falsariga di quanto scritto durante il pre-ascolto del disco in quel di Milano, presso i Massive Studios – domenica 22 settembre 2008 -, integrandolo con le sensazioni ricavate dopo enne ripetuti e attenti ascolti, a sottolineare la differenza fra il “prima” e il “dopo”.
Un intro sullo stile dei vecchi, strumentali, Rockets, approccia l’opener Evil Empire, deflagrante Class Metal dai riff spezzati che si sviluppa fra sottili richiami Progressive e roboanti cori raddoppiati. Il vocalist Elio Maugeri graffia come ai bei tempi e il suono risulta duro, senza alcuna traccia di lacca, pienamente all’altezza di cotanto ritorno. Ancora l’ascia di Simone Falovo sugli scudi all’inizio di Feed The Ground, traccia che splende grazie al classico bridge marchiato Elektradrive che si stampa in testa per poi non uscirne più. Ancora grande lavoro della sezione ritmica storica Jorio/Turolla e tastiere nella parte centrale direttamente suonate dal vocalist. What We Still Don’t Know: la chitarra tira fendenti a destra e manca per un brano che fa del chorus il proprio must. La terza composizione in scaletta vive di un impianto musicale molto elaborato e di difficile assimilazione, che a tratti occhieggia a sonorità Blues, ricordando alcune partiture tipiche dei Kings X. La title track costituisce la prima canzone scritta per il nuovo disco: dopo uno scroscio di pioggia a figlio degli antichissimi Black Sabbath si dimena fra riff dalla precisione chirurgica e cori caldi, iper-pignoli, nella piena tradizione Elektradrive. Finale con fuochi d’artificio fra accenni a la Pink Floyd e arpeggi da paura.
La canzone numero cinque in scaletta – Do It For Everyone – costituisce il primo lento di turno: adulto, molto armonizzato, a tratti addirittura spartano, quantomeno rispetto ai pezzi che anche in passato l’hanno preceduto. Il classico brano scritto per se stessi e per i propri fan, con un singer letteralmente sugli scudi, as usual. Get Power From The Sun beneficia di sfumature Prog per tutta la durata del pezzo, i chorus si stagliano celestiali come da manuale ma la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’inserto al flauto traverso suonato dal maestro Mauro Pagani, ex PFM, totalmente inaspettato. Chiusura fra gemiti a la Jethro Tull e solide impennate Hard Rock. Ed ecco l’attesissimo strappamutande di Living 4: Pain suona irresistibile nella Sua melodia e farà davvero sfracelli a livello globale se dovesse approdare sulla scrivania giusta all’interno di una grossa radio americana. Il batterista Alex Jorio sarebbe uscito dalla line-up Elektradrive sbattendo la porta se questa traccia non fosse stata inserita nel nuovo disco, a ragione. Il salto nel passato che solo una band con la tradizione e la storia degli Elektradrive, all’interno di questo genere, si poteva permettere e pensare di scrivere risponde al nome di Dirty War Of Bloody Angels. Chitarroni fottutamente Nwobhm tirano al volata alla prosecuzione ideale di anthem come Sunset Boulevard o St.Valentines Day. Il classico viaggio dei Nostri nelle sonorità anni Ottanta/Novanta senza ritorno.
W.Y.S.I.W.Y.G. – Acronimo di What You See is What you Get, risulta essere l’episodio più ardito di Living 4: la voce di Elio Maugeri a tratti è effettata, il suono generale vira verso le nuove tendenze musicali e il vocalist si permette, circa a metà pezzo, uno scream degno della migliore scuola British. Traccia curiosa ma deludente. Lo scoramento dura poco, però, You Are Always On My Mind dispensa ancora potenza mista a melodia in un’alchimia superlativa, ricercata, a tratti violenta. La summa degli Elektradrive targati 2009. L’invincibile highlight di Living 4 per chi scrive. The Water Diviner – Il testo anticipa il problema della mancanza d’acqua con il quale ci dovremo confrontare fra qualche anno -, a livello di sonorità vive di atmosfere spezzate e dell’assoluta mancanza delle tastiere, peraltro molto poco presenti in tutto l’album. Traccia senza infamia e senza lode. In A Superficial Way, l’episodio successivo, dopo un inizio stentato decolla in virtù di armonizzazioni vigorose e di un bridge riconoscibilissimo, come da official trademark Elektradrive, mantenendo un “tiro” sufficiente fino al termine. HM in mezzo ai denti nei primi passaggi, poi la tensione si allenta e lascia spazio ad atmosfere più morbide, arricchite da cori che lontanamente – e a piccole dosi – ricordano i Queen versione Freddie Mercury: questa è Fake News. La traccia numero quattordici, Son Of The Universe, chiude all’insegna della miglior tradizione l’album. Originariamente nata per la chitarra acustica, la canzone propone Elektradrive vecchia maniera in piena regola, quindi “bastone e carota”: chorus soavi, voci che si raddoppiano rincorrendosi e un Maugeri mattatore, come sempre, con asce orgogliosamente presenti nella piena costumanza Hard Rock con gli attributi.
Living 4 è il prodotto che si sperava di poter un giorno mettere a palla nello stereo, gronda nerboruto Hard Rock di classe purissima – a livello dei migliori Queensryche -, da ogni solco e si concede soltanto in poche occasioni degli incespichi. La chitarra di Simone Falovo suona vigorosa, recitando un ruolo preponderante all’interno dell’economia generale del disco. L’ugola di Elio Maugeri sembra immune allo scorrere del tempo e la Sua pronuncia inglese è talmente credibile da far passare inosservato il fatto che il lavoro sia opera di un gruppo italiano. Per quanto attiene la sezione ritmica il binomio Turolla/Jorio doveva solo confermare l’affiatamento di un tempo e, anche in questa circostanza, pollice all’insù. I testi, da sempre antico pallino dei Nostri, non cadono nei soliti cliché spesso legati a questo tipo di produzioni ma sono il frutto di anni di lavoro, tanto da far risultare Living 4 un ideale concept sulle domande che si pone l’uomo moderno: la salvaguardia del nostro pianeta, le lobby di potere e la conoscenza intimistica di se stessi.
L’aneddoto riguarda il fatto che il cantante Elio Maugeri, nelle prossime date dal vivo – che saranno ben selezionate e di un certo livello – imbraccerà la seconda chitarra, proprio per dare il giusto spessore al suono sul palco, visto che non vi sarà alcun uso di basi registrate. Per chiudere, Living 4 risulta la naturale evoluzione di dischi epocali come Due e Big City e fin d’ora si candida come una fra le uscite più interessanti dell’anno. Se poi farà il “botto” che ci si aspetta, non è dato di sapere, al momento, anche se gli ingredienti per sfondare davvero, stavolta, ci sono proprio tutti. La Valery Records ha colpito nel segno e i 70 minuti di durata garantiscono un significativo value for money.
Gli “Italian Aor Gods”, come recitava Kerrang! ai tempi di Due, sono tornati alla grande, e mai come oggi vale il teorema per il quale “Gli Elektradrive si possono paragonare solo agli stessi Elektradrive”. E “Bon”…
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. EVIL EMPIRE
2. FEED THE GROUND
3. WHAT WE STILL DON’T KNOW
4. LIVING 4
5. DO IT FOR EVERYONE
6. GET POWER FROM THE SUN
7. PAIN
8. DIRTY WAR OF BLOODY ANGELS
9. W.Y.S.I.W.Y.G.
10. YOU ARE ALWAYS ON MY MIND
11. THE WATER DIVINER
12. IN A SUPERFICIAL WAY
13. FAKE NEWS
14. SON OF THE UNIVERSE
Line-up:
Elio Maugeri: Vocals
Simone Falovo: Guitars
Alex Jorio: Drums
Stefano Turolla: Bass