Recensione: Lola’s Theme
Uscito già nel corso del 2010, ma distribuito in maniera capillare solo in epoche recenti, “Lola’s Theme” è il quinto prodotto discografico dei Subway, hard rock band tedesca dagli esordi piuttosto antichi – anno di fondazione 1986 – di cui si erano perse le tracce in via pressoché definitiva sin dal 2003, anno di scioglimento ufficiale.
Originariamente concepito come disco solista dell’attuale singer Francis Soto, il come back del combo germanico appare decisamente singolare ed insolito a partire dalla lettura della line up. Nessun elemento del nucleo originario presente in formazione, con proprio il solo Francis Soto a mantenere i contatti con il passato ed a giustificare l’utilizzo del moniker, in forza di una militanza nei Subway risalente alla realizzazione di “Don’t Look Back”, ultimo disco pubblicato prima della separazione avvenuta pochi anni dopo.
Ancor più anomalo è, inoltre, il percorso musicale intrapreso in questa inusuale rinascita artistica. Niente più hard rock dalle forti derivazioni melodiche, accostabile alle lezioni diffuse per decenni dai grandi maestri della scena quali Scorpions, Bonfire e primi Axxis. Piuttosto, un cromato heavy sfumato di prog, dalla natura cangiante e multiforme, dal taglio spesso chiuso ed oscuro in cui riconoscere un concetto modernista di rock contaminato da sottili influenze dark e sfondi vicini all’elettronica che, aiutati da una produzione mirata, conferiscono ai pezzi notevole varietà stilistica, seppure con risultati, non sempre di massimo effetto.
Per certi aspetti fascinoso e non privo di alcuni passaggi riusciti, il come back dei Subway risente tuttavia, dell’evidente “paradosso” entro il quale è maturato: trattandosi di brani dall’origine esterna al gruppo, costruiti in un ambiente del tutto slegato ad esso e pensati per un solo project, i risultati appaiono insomma, piuttosto disomogenei ed altalenanti.
Ciò che ci si potrebbe aspettare da una collezione di tracce prive di un unico filo conduttore e dalla matrice stilistica discontinua: buone cose, animate da un’ispirazione capace di dar luogo ad atmosfere coinvolgenti, alternate a momenti di assoluta stasi, in cui il coro ripetitivo diviene monotono, il rifferama a lungo andare si mostra un po’ banale ed il puro piacere d’ascolto decresce inesorabilmente.
L’ottima voce di Francis Soto ed il profilo tecnico tutt’altro che ordinario dei componenti della band, non sono, infatti, sufficienti a nobilitare in ogni sua parte una tracklist forse eccessiva nei numeri, in cui trovano spazio alcuni filler di troppo.
È il caso ad esempio di “Control And Power”, “Save Me From Myself”, “Still Want The Moon” e della cover di Corey Hart (eroe pop di qualche anno fa) “Sunglasses At Night”, episodi ben suonati e prodotti, ma spesso banali e trascinati, improduttivi al fine d’aggiungere elementi di spicco al valore complessivo del disco. Per non parlare poi, della stucchevole ballad “Don’t Cry”, canzone effettivamente tediosa ed annoiante.
D’altro canto, Soto e compari, riescono pure nel difficile compito di centrare la combinazione melodica d’effetto, mettendo a segno qualche colpo realmente riuscito. Molto belle in tal senso, la conclusiva “Talk” (un pezzo che a tratti potrebbe rimembrare quasi Phil Collins) “Wasting My Time”, dal piglio corale quasi alla Toto nel ritornello, la solare “The Journey” e l’eccellente “Dedicated”, miglior pezzo in scaletta grazie ad un rincorrersi estremamente efficace di atmosfere avvolgenti ed oniriche, dai sentori quasi cinematografici.
Alti e bassi, in un’altalena di momenti buoni e meno buoni, per un disco che ha probabilmente nelle sfumature “sperimentali” gli aspetti più convincenti e riusciti.
Suoni curati, profilo tecnico ineccepibile e l’ottima voce di Francis Soto, contribuiscono, insieme a qualche brano ben congeniato, a rendere questo singolare ed insolito come back un album in ogni modo di fattura più che dignitosa, al di la di qualche evidente e macroscopica pecca.
Con qualche pezzo in meno ed un paio di momenti più ispirati, i riscontri sarebbero stati di certo ancora migliori.
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Tracklist:
01. My Life 3:44
02. Lola’s Theme 4:07
03. Still Want the Moon 4:18
04. Sunglasses At Night 4:13
05. Control and Power 4:05
06. Don’t Cry 4:39
07. Dedicated 4:43
08. Wasting My Time 3:56
09. Metalapolis 4:24
10. The Journey 3:34
11. Save Me from Myself 4:19
12. Old Photographs 3:46
13. Talk 6:13
Line Up:
Francis Soto – Voce
Conny Payne – Basso
Mario Brodtrager – Batteria
Markus Metzger – Tastiere
Mathias Holm – Chitarre