Recensione: Long Cold Winter
I Cinderella sono una band hard rock che si formò a Philadelphia all’inizio degli anni ottanta. La loro fortuna nacque quando tale Bon Jovi passò in un bar dove loro stavano suonando e da lì firmarono per la Mercury Records nel 1985. Il loro album di debutto Night Songs del 1986 ancora oggi è una delle loro migliori release contenendo hit del calibro di Shake Me, Nobody’s Fool, e Somebody Save Me. Il seguito Long Cold Winter del 1988, del quale leggerete la recensione qui di seguito, fece ancora meglio del debutto arrivando a vendere circa sei milioni di copie in tutto il mondo. Dopo queste brevi doverose note introduttive, passo alla cronaca dell’album.
Chitarre spizzicate stile western coaudiuvate da un suono sinistro di armonica aprono questo lavoro, il brano incriminato è Bad Seamstress Blues – Fallin’ Apart At The Seams,troviamo il vocalist Tom Keifer che fa di tutto per scimmiottare Brian Johnson degli Ac/Dc e ci riesce davvero bene. I ritmi ed il riffing richiamano a piene mani i canguri australiani, impreziositi però dal calore impagabile di un retrogusto blues. Un’ascia più metallara (passatemi il termine) apre le danze di Gypsy Road che con il proprio accattivante coro non vi uscirà più dalla testa per un bel pò; brano poi rivelatosi nel tempo uno degli hit di sempre dei Cinderellla. I giochi di sovrapposizione di voci a metà dell’opera sono stratosferici, cosi come il breve solo, denso di fascino e feeling. Il terzo brano, e qui lo dico senza alcun pudore è la più bella ballad HM mai sentita dal sottoscritto, (anche se si sa i gusti personali siano sempre giustamente opinabili, specie se spinti dalla passione), ma in questo caso penso di non peccare di presunzione se colloco Don’t Know What You Got (Till It’s Gone) fra i più bei lenti della storia dell’hard rock a prescindere dai gusti di ognuno. In essa c’è tutto quanto ci deve essere in un pezzo immortale: feeling, tastiere mai invadenti che fanno da controaltare a delle tonalità roche e graffianti del frontman, un ispiratissimo songwriting e chi più ne ha più ne metta. Vi devo confessare che l’aver riascoltato questo brano recentemente in un’occasione indimenticabile ha fatto da propulsore irrefrenabile alla recensione dell’intero album su Truemetal. Ritmi rock’n’roll si impossesseranno di voi nel brano seguente The Last Mile, anch’esso dotato di un coro civettuolo per un brano che mi ha ricordato i bei Dokken dei tempi d’oro e conoscendo la band di Don sapete già che livelli ci si pone….. Si alza il tiro e la velocità in Second Wind nonostante l’atmosfera trasudi di vecchio e sano blues anche se a mio avviso il brano non riesce a porsi al livello di quelli che lo hanno preceduto. La title track è un’altra perla della Cenerentola americana, una chitarra blueseggiante accompagnata da delle tastiere seventies introduce un Keifer dall’interpretazione malata e sofferta che riesce a conferire a quest’altro lento a 18 carati un feeling strabordante di pathos sudista. Chiudete gli occhi e vi troverete in uno di quesi fumosi bar affollati di rudi americani che bevono Jack Daniel’s e che tirano l’ora di cena. La successiva If You Don’t Like It, di nuovo su base rock’n’roll attinge a piene mani dalla lezione impartita da Ac/Dc e Rose Tattoo, sempre e comunque con la classe che contraddistingue i Cinderella in prima linea, anche qui ritroviamo grandi cori destinati ad accompagnare i nostri viaggi immaginari. Coming Home inizia con un arpeggio di chitarra acustica che prefigura Tom Keifer alle prese con l’ennesimo brano d’atmosfera da canticchiare o forse è meglio dire sussurrare attorno ad un fuoco alle 6 del mattino dopo una notte di bagordi. La vena più spiccatamente metallara dei Cinderella esce prorompente in Fire And Ice che ricorda un qualcosa dei Poison quando la band losangelena metteva a ferro e fuoco il Sunset Boulevard. Si chiude il sipario con il rock’n’roll energico di Take Me Back, episodio da considerarsi poco più di un mero riempitivo che comunque non riesce a far scendere il livello di quest’album. Una nota significativa a margine che impreziosisce ancora di più questo CD: alla batteria, nonostante nel quartetto sia citato Fred Coury, troviamo alternativamente il grandissimo e compianto Cozy Powell insieme a Denny Carmassi, il tutto perchè, come spiegò in seguito lo stesso Tom Keifer, “durante le registrazioni non si era creato il giusto feeling con Fred”.
I Cinderella hanno sicuramente raccolto in carriera meno di quanto non abbiano seminato, complici anche album successivi a questo non propriamente riusciti. Long Cold Winter a mio avviso rappresenta uno dei capitoli migliori del loro cammino discografico. Non sempre i nostri padiglioni auricolari devono farsi massacrare da riff assassini e urla sovrumane, ogni tanto un CD di sano hard’n’heavy dall’anima blues’n’roll può rappresentare un facile vaccino per preservarci da tanta robaccia finto-estrema spacciata erroneamente per “metal” che esce al giorno d’oggi. In questo periodo di gelo su tutta la penisola, riscoprire un disco caldo e appassionato come Long Cold Winter può essere un toccasana per le nostre ossa forgiate nel metallo puro.
Voi che ne dite?
Stefano “Steven Rich” Ricetti
1. Bad Seamstress Blues Fallin’ Apart At The Seams
2. Gypsy Road
3. Don’t Know What You Got (Till It’s Gone)
4. The last Mile
5. Second Wind
6. Long Cold Winter
7. If You Don’t Like It
8. Coming Home
9. Fire And Ice
10.Take Me Back
Line-Up
Tom Keifer – Vocals/Acoustic Guitar
Eric Brittingham – Bass
Jeff LaBar – Guitar
Cozy Powell – Drums
Denny Carmassi – Drums