Recensione: Long Live the Ram
Dopo anni, dodici per la precisione, spesi a portar lustro all’ Heavy italico, sia in patria che in giro per l’Europa, è tempo per i Battle Ram di dare alla luce il loro primogenito: “Long Live The Ram”, fiammeggiante esempio delle capacità del quintetto marchigiano.
Il registro musicale sul quale si muove l’Ariete di Ascoli Piceno è, naturalmente, sempre quello del glorioso demo omonimo del 2003 o dell’ Ep “Smash The Gates”, di quattro anni or sono, ovvero un Heavy incalzante e melodico, dal sapore epico, privo di smagliature o concessioni di sorta.
L’opener “The Stone” fuga ogni dubbio, la lunga attesa per questo album è ampiamente ripagata tanto dalle vocals taglienti del frontman Franco Sgattoni, quanto dai duelli chitarristici, inscenati dalla rodata coppia a nome Gianluca Silvi/Davide Natali. I rocciosi mid tempo di “Burn With Me” e “Behind The Mask” mettono in risalto la semplicità con la quale i Battle Ram sono in grado di scrivere veri e propri anthem, proprio grazie ad un’unità di intenti mai mancata al combo nostrano e, come detto sopra ben supportata dalle capacità tecniche, mai deficitarie, anche nella caparbia sezione ritmica imbastita da Arnaldo Rosati al basso e Pierpaolo Sita dietro le pelli.
Il sempiterno Gianluca (giramondo dell’ Heavy Metal), confeziona l’interludio acustico di “Road Of Light”, perfetto per introdurre la più cupa tra le nuove composizioni di casa ‘Ram, “Behind The Mask”, dai lancinanti stop‘n’go. Anche i brani che già avevamo imparato ad apprezzare godono del parziale restyling apportato dall’attuale line-up, rendendo, ancora una volta “Burning Lives” e “Battering Ram” delle esperienze esaltanti!
Menzione a parte per una traccia quale “I Am HM”, inno vero e proprio, colmo di passione e dedizione ad una “causa” come quella che ci accumuna, l’amore per del buon sano Heavy Metal d’annata. Altre chicche completano l’esordio sulla lunga distanza dei Nostri, la sentita cover dei Fifth Angel da Seattle, “In The Fallout” vuole essere un omaggio confezionato col cuore ad uno dei tanti esempi del tanto sottovalutato underground metallico.
“Smash The Gates” si riconferma quadrata e trascinante al punto giusto e la conclusiva bonus “Dark Command”, datata 2001, sottolinea le battagliere velleità epiche del combo ascolano, mai sopite e perfettamente bilanciate con schegge di puro Heavy, che potrebbero aiutare, in ambito fruibilità, le orecchie meno avvezze a certe sonorità.
Completano l’opera una registrazione naturale e possente che rende giustizia agli strumentisti impegnati nel forgiare questo piccolo-grande Capolavoro, nonché una cover magniloquente che ammalia la vista, pennellata dall’artista Paolo Girardi, non nuovo a pezzi d’arte di tale portata.
In una scena italiana sempre in costante crescita e, alla quale si aggiungono senza soluzione di continuità, freschi ed apprezzabili nomi, i Battle Ram prendono ciò che si meritano, per qualità e “gerarchie temporali”. Un discorso portato avanti da più di un decennio, fatto di sconfinato amore per un certo tipo di Musica, quella che non guarda all’immagine ma alla sostanza.
“Long Live The Ram”… titolo che vuole essere un augurio di rinnovate e sempre maggiori soddisfazioni per un orgoglio sonoro che ci invidiano in più angoli del Mondo, quello d’Acciaio, s’intende!
Alessio “Steel Oath” Aondio