Recensione: Long Run…All Dead!
I Loyal Cheaters, newcomers al debutto discografico per Dead Beat Records, fanno proprie formule musicali dal sapore fascinosamente retrò.
Molto settantiana nell’anima, la band guidata dalla notevole verve della singer e chitarrista Lena McFrison, non va in cerca di cose strane attraverso cui proporsi.
Hellacopters, Joan Jett, Gary Glitter, Cheap Trick, Girlschool, Slade sono riferimenti costanti e ben consolidati, reperibili in un songwriting che si sviluppa attorno ad un buon ibrido tra garage rock, rockabilly, punk e glam.
A dispetto della presunta inesperienza (in tutta onestà, non abbiamo riferimenti specifici sul passato dei vari membri della formazione), il quartetto sembra lavorare con notevole sicurezza nel costruire i brani secondo una volontà ben precisa.
L’immagine, il taglio dei pezzi, la stessa produzione low-fi lasciano, infatti, intravedere una evidente ricerca dell’effetto vintage che sappia cogliere lo spirito di uno stile che non conosce artifici e richiede concretezza.
Lo smulinare delle chitarre, la voce aggressiva, il ritmo il più delle volte sostenuto, sono quindi l’abito di canzoni veloci e dinamiche. Schiette. Alla radice pura e semplice del rock’n’roll.
Non ci sono particolari ricette ne rebus da decifrare nella musica dei Loyal Cheaters: “Long Run…All Dead!” è un buon album che – una volta tanto – non chiede troppi sforzi per essere compreso.
Sufficiente premere play e lasciarlo “andare”. Come accade spesso con dischi analoghi, si finirà per apprezzarne la natura genuina (ma per nulla dozzinale), facendolo scorrere più di una volta senza disappunti.
Le cover di “Surrender” dei Cheap Trick e “Lock Up Your Daughters” degli Slade risaltano ed esaltano una scaletta asciutta ed agile, perfetta per esibizioni dal vivo a base di energia e vitalità.