Recensione: Long Time… No Sing
Giunge al quarto capitolo solista della propria carriera John West, talentuoso singer statunitense noto ai più per essere l’ugola d’oro di acclamati act come Royal Hunt ed Artension.
Nulla da eccepire sulle capacità tecnico-esecutive del protagonista, effettivo erede della grande generazione di frontman venuta alla ribalta negli anni passati, è in parte più discutibile invece l’aspetto che concerne tutto quanto riguarda il songwriting e ciò che da esso consegue in termini di “resa” e coinvolgimento.
Ben inteso, “Long Time… No Sing” con difficoltà può essere etichettato come album dai risvolti totalmente negativi o troppo sgradevoli, tuttavia l’elevato numero di sbadigli che il suddetto favorisce nel corso dei suoi 48 minuti di durata, permette di sollevare quantomeno un paio di perplessità.
Aspetto sin da subito chiaro dopo un primo sommario ascolto, è la volontà di West di diversificare la proposta rispetto alla routine consolidata nei gruppi madre citati poc’anzi, privilegiando un hard rock dalle tinte soffuse e quasi mai sopra le righe; seconda considerazione di maggior evidenza, direttamente concatenata alla prima, è il desiderio di ricercare con assidua perizia l’atmosfera di “classe” e la veste melodica più elegante e raffinata, piuttosto che privilegiare componenti di impatto, schiettezza o particolare esuberanza sonora.
Propositi senza dubbio encomiabili e dalle grandi potenzialità, data l’ottima valenza espressiva del cantante americano e la sicura solidità dei collaboratori (tra cui i Savatage Jeff Plate e Chris Caffery), che purtroppo però non vengono del tutto portati a compimento attraverso un nucleo di brani che quasi mai oltrepassano la soglia di “guardia”, offrendo particolari highlights o “botti” di rilevante spessore. Scarseggiano i ritornelli vincenti ed efficaci (e quelli qui presenti a volte sono ripetuti un po’ all’eccesso), le canzoni non sono certo definibili sgradevoli, ma tutt’al più “carine” e la sensazione di semplice riempitivo e di uscita fine a se stessa senza grosse ambizioni, è una costante che aleggia per l’intera durata del disco in maniera molto evidente e massiccia.
La tracklist ci offre dunque una serie di pezzi che si attestano su livelli mai di eccellenza assoluta, sebbene confezionati con indiscutibile mestiere e perizia. Gli episodi interessanti si estrapolano un po’ qua, un po la: “Fade”, “Give Me A Sign”, “Highway To Rappongi”, “Over My Head” e “Slipping Away”, sono canzoni piacevoli e sufficientemente affascinanti, a cavallo tra sfumature blues dal sapore morbido e rilassato ed accenti rock sempre dai contorni moderati e mai troppo veementi, condite, come da programma, da una prestazione vocale inappuntabile e pregevolissima.
Non convincono invece “Falling Down” , che a dispetto di un inizio incoraggiante propone poi un coro per nulla azzeccato e “One More Lie” che, analogamente, si presenta con doti di grinta e passionalità per poi rivelarsi un poco riuscito brano che ricalca, senza il medesimo pathos, i suoni e lo stile cari agli Alice in Chains prima maniera.
Il resto è “contorno”, canzoni discrete ma del tutto “innocue”, che scorrono senza recare grosse emozioni o spunti memorabili e nulla aggiungono, nel bene e nel male, a quanto sin qui descritto.
In buona sostanza “Long Time … No Sing” è un album che si attesta su livelli di sufficienza e discreta fruibilità senza però mai lontanamente sfiorare l’apparenza del masterpiece o del disco indimenticabile. John West svolge il “compitino” egregiamente, interpretando ogni brano con grande professionalità e sicurezza, portando così a termine un lavoro che tuttavia lascia un po’ a desiderare in merito ad emozioni e coinvolgimento.
Come detto nelle battute iniziali di questa recensione, innegabili le immense capacità del singer, solidi e validissimi i collaboratori, buona la produzione (quindi un insieme inattaccabile dal punto di vista formale), tuttavia troppi gli sbadigli che derivano dall’ascolto del cd nel suo complesso.
E con una splendida ed espressiva voce in gioco come quella di John West è tutto dire…
Peccato, date le premesse era davvero lecito attendersi qualcosina in più.
Tracklist:
01. Let Us Pray
02. Fade
03. Set Me Free
04. Give Me A Sign
05. Highway To Rappongi
06. Over My Head
07. The One That Got Away
08. Falling Down
09. Slipping Away
10. One More Lie
11. Better Believe
12. Puerto Amor
Line Up:
John West – Voce / Chitarra
Kevin Hampton – Chitarra
Lonnie Park – Tastiere / Basso / Percussioni
Chris Caffery – Chitarra
Jeff Plate – Batteria