Recensione: Looking For Paradise

Di Fabio Vellata - 7 Ottobre 2024 - 8:00
Looking For Paradise
Etichetta: Escape Records
Genere: AOR 
Anno: 2024
Nazione:
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70

AOR. Semplicemente.
I Bite the Bullet, gruppo di certo non di primissimo piano, esplicano da sempre il concetto di AOR con uno stile alquanto incardinato nel settore.
Molta melodia, qualche concessione pop rock e canzoni per lo più scorrevoli, votate ad una facilità di ascolto che si adatta perfettamente alla radio. E pur avendo in carniere, doti tecniche più che valide, mai alla ricerca di soluzioni troppo ardimentose e spericolate.
Con loro si sta sul familiare e si apprezzano le cose classiche di un genere che non ha più molti ascoltatori come un tempo.

Looking for Paradise” è il quinto episodio di una storia piuttosto antica, iniziata addirittura nel 1989. Epoca, per l’appunto, in cui suonare in questo modo non era ancora patrimonio di nostalgici attaccati al vintage, ma tutto sommato di moda e attuale.
Non certo il migliore dei dischi realizzati sin qui dal singer e fondatore Mick Benton (assieme al batterista Graham Cowling). Pur tuttavia, un album che reca al suo interno qualche momento assolutamente di buona qualità e permette – come i suoi predecessori – un ascolto parecchio “easy”.

Brani come “Dirty Water”, “Find You” e “Run” hanno un taglio accattivante che agli estimatori può sicuramente risultare gradito. Permangono tuttavia dei limiti a volte strutturali: la voce di Benton, a nostro personale modo di vedere, non è mai stata particolarmente brillante. Mentre qualche passaggio un po’ troppo interlocutorio (di solito vengono indicati come filler) rende il disco a tratti altalenante e non sovrapponibile all’ottimo livello raggiunto con il come-back del 2021, “Black & White”.

Ascoltando i Bite the Bullet vengono alla mente un sacco di band analoghe che per anni hanno proposto la loro musica senza mai incontrare grossi consensi di pubblico. Message, Tour de Force, Bonrud, Departure, Alliance, Change of Heart, Amaze Me, Grand Illusion, Intruder, Silent Witness, Tower City, Harlan Cage
Una marea di gruppi dignitosi ma praticamente sconosciuti di cui i Bite the Bullet sono parte integrante e dei quali difficilmente avranno maggior fortuna.
Interpreti minori con qualche buona idea ma destinati alle zone più oscure e periferiche di una scena che, già di per se, da un bel pezzo non è più sotto i riflettori.
Ma forse, proprio per questo alone un po’ romantico e demodé, parecchio affascinanti.

Solo per grandi cultori, insomma.

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