Recensione: Lord Of The Undead Knights [Ep]

Di Stefano Ricetti - 3 Dicembre 2009 - 0:00
Lord Of The Undead Knights [Ep]
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Genere:
Anno: 2009
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75

 

Fabio “Thunder” Bellan, dopo aver sufficientemente dato spazio alla propria creatività in ambito heavy/doom con gli ormai storici Thunderstorm – attivi dal 1992 e con quattro full length nello scrigno – dà vita al nuovissimo progetto Temple Of Pain, del quale Lord Of The Undead Knights costituisce il primo, nero, vagito.

L’Ep si compone di quattro tracce, come ci si potrebbe attendere intorno ai sette minuti di durata media, tranne che per Raise From The Grave (Resurrection), ideale antipasto condito da campane a morto per un’abbuffata di Metallo plumbeo che potrebbe risultare indigesta a chi si aspetta qualche seppur timida, accelerazione. I Temple Of Pain mantengono indomiti, volutamente, velocità basse e motori al minimo dei giri. Il fatto è che si tratta di motorizzazioni dalle cubature smisurate che sviluppano delle coppie impressionanti, nella fattispecie scandite dai riff spaccaossa di Mr. Thunder. La lunga e inesorabile agonia inizia con Lord Of The Undead Knights, pezzo monolitico dall’incedere accostabile ai passi di uno zombie appena riemerso da una tomba, mentre si appresta, in una notte di luna piena, a scendere in paese partendo dal cimitero che lo ha accolto per centinaia di anni per consegnare alla morte la prima vittima sacrificale. Solo di chitarra affidato a Davide “Ghera” Gherardi. Da un titolo come When Death Loses Control non ci si poteva certo aspettare un inno alla vita fatto di festini e paillettes e infatti la gelida lama del Grim Reaper si fa strada fra le note a mannaia di Fabio e Andrea Salvetti. La voce effettata e lugubre del singer fa il resto. Witchmaster chiude il quartetto, ammantata da quell’alone epico che da sempre costituisce il punto di forza del Doom proposto da Bellan. Ancora una volta la pesantezza la fa da padrona incontrastata seppure con un minimo barlume di luce rispetto ai pezzi precedenti. La batteria mortifera di Dario Fava scandisce il ritmo, poi è il sulfureo ad impossessarsi dei testi e della musica in un litania che viene spezzata solamente dall’ascia di Luca Poma durante il suo inserto personale. Basso a cura di Giorgio Bona.

L’esordio dei Temple Of Pain non può non essere accolto con entusiasmo da tutti i simpatizzanti dell’heavy metal più tetro, lento e cavernoso proprio perché riesce a suonare cupo come soltanto i padri ispiratori della penna di Fabio Thunder hanno saputo essere relativamente a questo preciso tipo di proposta, da lui stesso definito come Doom estremo, costruito a botte di dosi da cavallo di Black Sabbath, Saint Vitus, dei nostrani The Black e Witchfield ma anche aprendosi a nuove leve come Electric Wizard.

Copertina bellissima in linea con le liriche della title track, incentrate sulla resurrezione di cavalieri medioevali e altrettanto ficcante risulta essere il retro, felicemente inquietante fra immagini di cavalli, scheletri e lance spezzate.

Inutile sottolineare il sentimento di curiosità atto a misurare sulla lunga durata le potenzialità dei Temple Of Pain. Se sarà vera gloria solo il tempo potrà stabilirlo. Per adesso ci siamo.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1 – Raise From The Grave (Resurrection)
2 – Lord Of The Undead Knights
3 – When Death Loses Control
4 – Witchmaster

Line-up:
Fabio “Thunder” Bellan – Guitars&Vocals
Dario Fava – Drums
Andrea Salvetti – Bass
Davide Gherardi – Guitar
Giorgio Bona – Bass
Luca Poma – Guitar

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