Recensione: Los Asesinos Del Sur
Dalla Polonia ancora una band che ha strisciato e alberga tuttora nel più oscuro underground ma in grado di competere con qualunque altra realtà death a livello mondiale. Si tratta degli Stillborn che, già dal moniker derivante da una canzone dell’omonimo lavoro (1993) del leggendario act statunitense Malevolent Creation, fanno subito capire che pasta siano fatti: old school death metal ma non solo.
I Nostri calcano le scene dal 1997 e hanno all’attivo quattro full-length (compreso questo), tre demo e uno split. Molto interessante la loro biografia ufficiale, che suddivide la loro Era in cinque periodi. Degna di nota poiché il nome di questi ultimi rimanda al volo sia ai temi affrontati dall’ensemble mitteleuropeo, sia al sapore della loro musica: Desecration Era (1997 ÷ 2003), Satanas Era (2004 ÷ 2006), Blasfemia Era (2007), Rebelión Era (2008) e Asesinos Era (2009 ÷ -).
Allora, ipotizzare uno stretto legame artistico con il black metal oltranzista è naturale e, infine, esatto. Tale connubio, però, non si spinge sino agli albori del black/thrash (1981) potendolo farlo nascere, più o meno, contemporaneamente all’esplosione degli americani Possessed (1986), a parere di chi vi scrive gli unici inventori del death metal. Coloro che, per primi, presero a manciate heavy metal, thrash e black per dar luogo a un’innovativa quanto malefica miscela dagli effetti devastanti. È quindi da lì che si può prendere il giusto spunto per descrivere “Los Asesinos Del Sur”, spaventosa creatura venuta alla luce, anzi alla tenebra, presso i Kwart Studio di Bochnia grazie all’opera d’ostetrico del sound engineer Piotr Lekki.
Un lavoro che ha fruttato un sound marcio, putrido, corrotto sino al midollo; apparentemente rozzo e involuto quasi da nascondere un’abilità nel manovrare gli strumenti musicali pari a quella dei praticanti il technical death metal (“Antonym”). Il nauseabondo sentore di stantio non deve ingannare: Killer e compagni sono gente dalla grande esperienza e dall’ottimo mestiere, capaci di inerpicarsi, quando occorre, sugli impervi sentieri dell’accidente musicale. Con ciò, evitando accuratamente di perdersi in essi ma anzi tenendo costantemente in primo piano un magnifico feeling con le parti più emotive del death. Rabbia in primis, magnificamente resa da Killer stesso, vocalist dall’infinita aggressività e cattiveria, dall’ugola talmente scabra da far male, in grado di giungere ai confini della schizofrenia quando esplode il «fuck off and die!» di “Blood And Dust”.
L’eccellente contributo di Ataman Tolovy al basso e August alla batteria consente al combo di Mielec di azzardare qualsiasi passaggio ritmico – dai mid-tempo ai blast beats – , modificando continuamente la sequenza delle battute dando all’incedere una mobilità dall’agilità demoniaca seppur, costantemente, pesantissima (“Stillborn II (Singularities Of The Ordinary Vulgar Boor)”).
È però la coppia d’ascia, Killer/Rzulty, a essere davvero fuori dal comune. Non tanto per la già menzionata abilità tecnica, quanto piuttosto per un talento indiscutibile nell’invenzione di riff che suonano così tanto death da poter tranquillamente presi come esempio per avere un riferimento certo in tale senso. Si sente l’arcaica sottofondazione thrash, in essi, tuttavia la loro composizione e varietà (“Whore Of The Whores”), la loro struttura non-lineare, il loro timbro e la loro anima ne fanno un irresistibile must per gli appassionati del ‘vero’ death metal.
Se poi si fa mente locale in toto a queste peculiarità insite della formazione polacca, è sufficiente ascoltare brani come “Diamonds Of The Last Water” per godere appieno dello sfascio acustico di cui è capace il death metal quando interpretato nel migliore dei modi. Con la chicca di un taglio horror, infine, che non fa altro che arricchire di agghiacciante phatos un disco dalla profondità infernale (“Los Asesinos Del Sur”).
Sembrerebbe impossibile che, in pieno 2012, si possa avere fra le mani un CD il quale, in soli trentuno minuti di durata, rappresenti metaforicamente un volume dell’enciclopedia chiamata «Death Metal – Parte Prima – Le Origini». Invece no. Ci riescono i terribili Stillborn con il loro terremotante “Los Asesinos Del Sur”. Tanto antico quanto, altrettanto incredibilmente, moderno.
Bravissimi!
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Overture .966 1:13
2. Hymn Of Destruction 3:10
3. Diamonds Of The Last Water 2:49
4. Antonym 2:40
5. Son Of The Holy Motherfucker 2:45
6. Blood And Dust 4:06
7. Kot Wolanda 1:55
8. Los Asesinos Del Sur 6:06
9. Stillborn II (Singularities Of The Ordinary Vulgar Boor) 3:24
10. Whore Of The Whores 3:08
Durata 31 min.
Formazione:
Killer – Chitarra e voce
Rzulty – Chitarra
Ataman Tolovy – Basso
August – Batteria