Recensione: Lost Behind The Mask
Secondo capitolo per Circus of Rock, patinato progetto del batterista finlandese Mirka Rantanen, noto principalmente per la lunga militanza negli ottimi King Company.
Formula, stile e idea base del concept rimangono immutati rispetto all’esordio. Un buon melodic rock dalle tinte spesso accese che conserva forti richiami con la band di appartenenza “originaria” del fondatore.
Decisamente nordeuropeo nell’impostazione, anche “Lost Behind the Mask” avrebbe potuto essere parte integrante della libreria dei King Company, realtà da cui mutua più di una similitudine nei suoni e nel taglio delle canzoni.
Cambiano, ovviamente gli interpreti.
Pensato come una specie di grande opera rock, il “Circo” rinnova i propri artisti ad ogni esibizione, portando in scena tredici cantanti talora di fama conclamata, cui affidare l’interpretazione dei brani.
I colpi di classe e l’ascoltabilità sono, anche stavolta, ampiamente preservati. L’intento di Rantanen è, probabilmente, quello di replicare i grandi prodotti di anni novanta che raccoglievano in un unico contenitore un grosso numero di musicisti e cantanti quotati. Ci vengono in mente Brazen Abbot e primi Heaven and Earth, side project che nel corso della loro esistenza hanno realizzato album eccellenti.
Più o meno sulla medesima falsariga, anche Circus of Rock assembla molte voci portando in scena quello che potrebbe essere inteso come un grande tendone all’interno del quale lasciar spazio ad esibizioni di vario tipo.
Piuttosto omogeneo in termini di qualità, l’album non ha un picco vero e proprio in qualche passaggio particolare, riuscendo piuttosto a mantenere un livello costante per l’intera durata.
A spiccare sono ad ogni modo il mostruoso Lordi, con il solido e teatrale tempo medio di “Nine Lives”, l’esperto giocoliere David Readman, protagonista della vellutata e bluesy “Is It Any Wonder” e l’acrobatico Rafael Castillo (ammettiamo di non conoscerlo!), con la frizzante “Heavy Fire”.
Altri nomi di peso sono comunque annotabili con piacere in virtù di esecuzioni sempre in linea con la loro fama. Si aggiungono Jeff Scott Soto (“Keep on Shining”), Mark Boals (“The War is Over”), Bernie Shaw (“Sunrise”) e Santiago Ramonda (“Holdin’ the Gun”) che, a nemmeno un paio di mesi dall’uscita del suo esordio con gli Stormwarning ha già inaugurato il consueto “giro” di collaborazioni canore. Il pezzo scelto per lui, va detto, è molto buono: molte le trovate strumentali di rilievo.
Notevole infine il contributo di Girish Pradhan, singer che ormai ha consolidato il suo status di ottimo interprete heavy rock e manda a referto una buonissima canzone con l’iniziale “Alive and Kickin“.
Chiudono il nutrito lotto, alcuni esponenti meno noti della scena, ma alla prova dei fatti per nulla inefficaci. Sevi, Jay Lewis, Antony Parvainen, Peter James Goodman e Ilka Keskitalo non sono – ovviamente – molto conosciuti. Il loro contributo tuttavia mantiene ad alti livello il profilo generale delle prestazioni vocali di “Lost Behind the Mask”.
Nel complesso, un disco che pur senza toccare vette impensabili conserva una buona resa rendendo facile la vita di chi vorrà provarne il valore.
Buon hard rock con molta melodia, voci in palla ed un songwriting non troppo geniale ma assolutamente focalizzato sul tipo d’uscita e sulla sua impronta stilistica.
Anche nel suo secondo passaggio in città, il Circo del Ringmaster Mirka Rantanen ha offerto uno spettacolo degno di rispetto.
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