Recensione: Lost Beyond Reason
Per mera combinazione, durante l’ascolto di questo ‘Lost Beyond Reason’, album di debutto dei Polacchi Rascal, ho guardato un servizio al telegiornale sui quarant’anni di ‘Vacanze di Natale’, il primo “cinepanettone” uscito nel 1983, festeggiato sulle piste da sci di Cortina appositamente con ampio sfoggio di quella che era la moda dell’epoca.
Al dì là che di questa saga, durata fino al 2011, ne ho visto solo qualche sequenza qua e là in televisione, giusto per capire che è un tipo di comicità che non rientra nei miei gusti, quello che ho percepito da questo programma è una chiara nostalgia verso un periodo storico che sembra migliore di quello attuale, perché forse più sereno e meno complicato.
Personalmente, non penso che sia così … il progresso porta ad avere sempre di più, ma c’è un prezzo da pagare e a volte ci si rende conto che è troppo alto. Allora si vorrebbe tornare indietro, dimenticando, però, che prima non è che era tutto rosa e fiori e che, se siamo arrivati dove siamo arrivati, è proprio perché avevamo un desiderio di cambiamento.
Ne potrei fare 1000 di esempi, ma lasciamo stare … qui si parla di musica e la lunga premessa iniziale serve solo per dire che i Rascal sono, di fatto, un gruppo “nostalgico”.
Quello che suonano questi ragazzi, provenienti da Varsavia, è essenzialmente lo Speed Metal che giusto girava nel mondo “metallico” quando nelle sale usciva il sopracitato “Vacanze di Natale”, quello del “Suonare il più velocemente possibile”, niente di più, niente di meno, fatta eccezione per qualche ritmica relativamente più moderna sul finire del platter (‘Soldiers of Hell’ e ‘Into the Night’).
Il filone preso è quello di uno Speed più tendente al Power che non al Thrash, i suoi due principali derivati, con la melodia che sovrasta l’aggressività, un taglio molto epico dei pezzi ed un cantato potente ma pulito.
Particolarmente ricco è il sound generato dalle chitarre, la cui ritmica è alquanto abrasiva, quasi il volo di uno sciame di calabroni incazzati, tanto è veloce. E poi, chi più ne ha più ne metta: fraseggi d’assalto, twin guitars a non finire, scambi melodici continui e lunghi assoli … tutta roba che, per via della velocità sostenuta, diventa virtuosa, troppo direi … tutta questa tecnica (di tasso molto alto, devo dire) va a discapito della varietà dei singoli pezzi e non basta il minuto di arpeggio acustico spagnoleggiante di ‘Prelude to Madness’, posto in 5° posizione, a spezzare l’eccessiva continuità sonora, tenendo conto che di album sulla falsa riga di ‘Lost Beyond Reason’, in tutti questi anni, ne sono stati prodotti a centinaia.
Sì, come detto sopra, alla fine del disco i Rascal inseriscono qualcosa di leggermente diverso: un cantato più ruvido in ‘Conquest’ e nella già citata ‘Into The Night’ e, in quest’ultima, anche una bella serie di note a cascata un po’ più maligne … ma non basta, quando si arriva lì le orecchie sono già sature.
Per cui un album riferito ad un periodo particolarmente spontaneo e prolifico, che oggi si cerca di replicare proprio per nostalgia, che mostra una band dal potenziale altissimo che però deve lavorare parecchio sul suo songwriting se vuole mettersi in evidenza e distaccarsi dall’ordinarietà. Aspettiamo con fiducia il prossimo lavoro.