Recensione: Lost in the Darkness

Di Luca Palmieri - 1 Marzo 2009 - 0:00
Lost in the Darkness

Nel 2000 iniziò la carriera musicale di Marco Ruggiero, talentuoso axeman campano, insieme a Raffaele Lanzuise col progetto Nameless Crime, band storica del sud Italia che offrì la spalla ad artisti del calibro di Paul Di’ Anno, Blaze Bailey ed Helstar, come ci racconta lo stesso Marco nell’intervista. Dopo molti anni, Marco fondò un altro progetto, i Savior from Anger, band con una attitudine spiccatamente americana nel sound e nel songwriting; prima un EP, “No way out”, poi un paio d’anni di gavetta su palchi italiani ed europei, ed infine la firma con la Rock it up Records.

Il disco si apre con un gran riff che pare aver stampato sopra la bandiera a stelle e strisce. “Claustrophobia” risulta all’orecchio un’ottima opener rocciosa e aggressiva, su cui ben si impronta la voce alta e pulita di Alessandro Granato. “Victim of rage” parte su un atmosferico giro sostenuto dal basso per poi aprirsi in un altro riff puramente americano. Brano catchy e davvero ben riuscito, sicuramente ottimo in fase live. “No way out” ricalca lo stesso stile dei precedenti pezzi; nota di merito per il potente bridge e la sezione assoli, lunga ma molto varia e decisamente incalzante. A seguire una mid-tempo godibile ma che non esalta come le tracce precedenti, “Killing greed“. un break acustico porta agli assoli dove Marco si scatena in furiosi tapping. “Double shot” ricalca la struttura del brano precedente, riuscendo però ad avere un gusto maggiormente personale. Sfogliando il booklet si nota come dietro le pelli da questo pezzo in poi sieda Michele Coppola, che ha registrato le tracce in uno studio diverso dal precedente, e la differenza di sound si sente, con sfumature meno compresse e più acustiche. “Mind struck” è un pezzo dove tutti i canoni dell’US Power Metal vengono fusi assieme: riffing incalzante, voce altissima, ritmiche serrate e maledettamente ficcanti, fino al break che ricorda vagamente l’intro di “Murders in the Rue Morgue” dei Maiden; il pezzo poi cambia registro e con un ritmo più cadenzato offre la sponda ad una riuscita sezione assoli. “Shudders of death” sembra una seconda parte di Mindstruck: intro molto simile, poi ancora un buon riffing tipicamente US a reggere un brano che comunque non raggiunge i livelli della sua controparte citata. Tocca poi alla lenta “Through this life“; il testo è di rara profondità, e il sostegno melodico è notevole nella sua semplicità. Un brano decisamente gradevole, che conduce alla conclusiva e tellurica “Shock Wave“, un brano le cui influenze sono maggiormente europee; ottimo il riffing, tritasassi la sezione ritmica, squillante e cattivissima la voce. Una piccola perla a chiudere il disco. La bonus-track “Puncture of submission” non aggiunge nient’altro a Lost in the darkness.

Globalmente un buon disco; le influenze della scuola americana sono evidenti e così tangibili da poterle tagliare col coltello. Ma il buon Marco ce la mette tutta per rendere il lavoro sempre al di sopra della soglia di sufficienza, e ci riesce soprattutto nella prima metà del disco. Le vocals sono ben curate con numerosi overdub e cori ottimamente armonizzati. La sezione ritmica regge bene anche su BPM alti, ma perde un pò di spinta nelle tracce con Michele alle pelli a causa della produzione che non “pompa” a sufficienza i suoi potenti e precisi patterns.

In definitiva Lost in the darkness saprà farsi ben apprezzare dagli amanti dell’US Power Metal e soprattutto da chi vorrà supportare una band nostrana, i Savior from Anger, che possiede i cosiddetti attributi e non si fa pregare due volte per metterli in musica.

Tracklist:
1. Claustrophobia * MySpace *
2. Victim of Rage 
3. No Way Out 
4. Killing Greed 
5. Double Shot 
6. Mindstruck * MySpace *
7. Shudder of Death 
8. Through This Life * MySpace *
9. Shock Wave * MySpace *
10. Puncture of Submission (Bonus) * MySpace *