Recensione: Love Catastrophe
Conosciuti nel corso del 2009 grazie al delizioso esordio, energica miscela di elementi cari alla tradizione dell’hard rock ottantiano frammisti a sprazzi mutuati dall’heavy più melodico e datato, gli Outloud – side project costruito dall’esperto chitarrista dei Firewind, Bob Katsionis, in compagnia dell’amico Tony Kash – ritentano il colpo esattamente due anni dopo, confermando in blocco la line up dell’esuberante debutto e, naturalmente, il vincente approccio stilistico alla base del notevole successo conquistato.
Buoni anche stavolta, nemmeno a dirlo, i riscontri ottenuti dal songwriting volutamente tradizionale impostato da Katsionis e compagni: le lezioni dei big eighties campeggiano ancora fiammeggianti, imperversando in ogni dove a bordo delle dieci tracce proposte in scaletta ed offrendo il consueto, benefico e rassicurante, effetto deja-vu in stile “macchina del tempo” che non manca di attrarre i nostalgici, senza dimenticare qualche ammiccamento ad un’audience più giovane e recente.
Estratti musicali di un’epoca che, in conseguenza dei continui richiami prodotti da innumerevoli giovani band in questi ultimi anni, non ha più nemmeno senso chiamare “antichi”, sorpassati o remoti, in considerazione di quanto, ormai, alcune soluzioni ed arrangiamenti frequentati venticinque anni da, siano divenuti tessuto “vivo” ed attualissimo nel modo di proporsi e di esprimersi di un gran numero di gruppi di recentissima costituzione, non necessariamente composti da vecchi marpioni o da reduci di un periodo comunque irripetibile.
Sostenuto da doti tecniche inappuntabili e da un’esperienza, in ogni modo, tutt’altro che di scarso profilo, l’eterogeneo quintetto (un po’ di Grecia ed un po’ di States) non sembra dunque mostrare particolari difficoltà nello sfornare nuovamente un prodotto competitivo e ben fornito di qualche hookline capace di catturare al primo impatto.
Le sensazioni che si ammassano durante l’ascolto di “Love Catastrophe”, offrono tuttavia un’impressione lievemente diversa rispetto al terremotante debut, ponendo in evidenza un livello compositivo che, fatta salva ancora una volta la vivacità d’esecuzione e l’esuberante verve del gruppo, pare in qualche misura meno brillante nella ricerca della melodia vincente ed “assoluta”.
Molti buoni brani, per intenderci. Nessuno però che si mostri in grado d’imbroccare la successione di note capace d’innalzare l’adrenalina ai livelli che erano stati delle potenti “What I Need”, “Tonite” e soprattutto “We Run”, gioielli hard n’heavy che scolpivano l’entusiasmante capitolo precedente.
Ed è così che, i continui rimandi alle grandi glorie della scena rock ed heavy, omaggiati qua e la, contribuiscono a rendere il disco parecchio piacevole, riuscito in larga parte e carico di magnifica e corroborante attitudine heavy rock. Ma – parere personale – forse con un pizzico in meno di quella torrenziale vitalità che aveva portato, in occasione del debutto, all’esaltante effetto sorpresa che aveva messo tutti d’accordo facendo impazzire il volume dello stereo.
Un paio di ritornelli “stanchi” ed un po’ ripetitivi ed alcune idee, per così dire, “inflazionate”, non nascondono tuttavia la prestanza di episodi ben al di sopra della media quali “Falling Rain”, “Live Again”, “Underground” (evidentissimi tributi, rispettivamente a Whitesnake ed Iron Maiden) che insieme all’avvolgente e moderna “Isolation Game” ed alla power ballad “Someday”, certificano la bontà della nuova opera targata Outloud.
“Waiting For Your Love” poi, primo singolo estratto dal cd (con tanto di videoclip), suggella in via definitiva “Love Catastrophe”, esemplificandone la formula che vuole ritornelli di facile memorizzazione incastonati in linee melodiche semplici ed immediate, patrimonio irrinunciabile del quintetto greco-americano.
Un minimo di appannamento nella forma in un gioco divenuto ormai prevedibile è, insomma, un dazio accettabile per un secondo capitolo che prosegue nell’affermare un gruppo di buona qualità e valore, inquadrabile in un’ottica di facile e godibile ascolto tale da renderne la proposta adatta ad un’audience piuttosto ampia.
Anche questa volta, zero elucubrazioni ed una buona dose d’energia da ascoltare ad alto volume.
Ed anche questa volta quindi, promossi e consigliati.
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Tracklist:
01. We Came To Rock
02. Falling Rain
03. Live Again
04. Waiting For Your Love
05. The Night That Never Ends
06. Someday
07. Underground
08. Isolation Game
09. Clean Hands
10. Love Catastrophe
Line Up:
Chandler Mogel – Voce
Bob Katsionis – Chitarra / Tastiere
Tony Kash – Chitarra
Jason Mercury – Basso
Mark Cross – Batteria