Recensione: Love-fading Innocence

Di Alessandro Di Clemente - 21 Marzo 2005 - 0:00
Love-fading Innocence
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Genere:
Anno: 2005
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68

Tornano i romani My Sixth Shadow, band capitanata da Victor e Dave che propone un lotto di tredici pezzi di goth love metal energico.
Dopo aver pubblicato un album promettente come “10 Steps 2 Your Heart”, si ripresentano con un prodotto altamente professionale, registrato ai Subsound Studios dallo stesso leader Victor e masterizzato ai famosi Finnvox da Mika Jussila.
Questa volta i Nostri hanno fatto le cose in grande (curatissimi l’artwork ed il layout del libretto), probabilmente vogliosi di fare quel salto di notorietà che a detta di qualcuno è d’ uopo per una band di tale livello.
Le canzoni sono piacevoli, arrangiate molto bene (notevole l’importanza data alle tastiere) e la maturità compositiva è il primo fattore che risalta ascoltando l’intero platter.
I My Sixth Shadow propongono un goth metal influenzato dal love metal degli H.I.M., esempio lampante il probabile singolo “So Far” (non sfigurerebbe inserito in un Razorblade Romance), dal refrain orecchiabile, pop oriented, molto trascinante.
Rispetto agli His Infernal Majesty i My Sixth Shadow risultano meno teatrali (la voce di Dave, pur essendo gradevole non raggiunge la profondità di Ville Valo, deficia soprattutto nelle tonalità medio basse) e sicuramente più heavy oriented (un po’ a là To/Die/For).
La componente metal rende gli arrangiamenti meno pomposi, ma anche più energici e variegati, si avvertono richiami ad un certo death di matrice svedese (consiglierei loro di evitare di inserire growl vocals, personalmente fuori luogo e mal arrangiate) che in alcuni frangenti mi hanno ricordato i Dark Tranquillity di Haven.
I punti di forza della band sono la semplicità e l’immediatezza delle canzoni, facilmente assimilabili, di sicuro impatto, sia emozionale che auditivo, ma questo è anche il limite.
Un limite accomunabile a tutto il filone, la ripetizione della forma canzone per tutte le composizioni fa sì che si sparino tutte le cartucce nei primi cinque brani per poi riformulare le idee nei restanti, variando semplicemente le armonie, questo implica sì una facile riconoscibilità, ma anche un senso di déjà vu che rende difficile l’ ascolto dell’intero album.
L’importanza delle vocals è fondamentale: un’impostanzione vocale differente potrebbe dare quel quid in più, tale da rendere la band unica ed irripetibile.
Un Ville Valo o un Fernando Ribeiro hanno la funzione di perno attorno al quale le rispettive bands costruiscono le songs, che, analizzate, risultano di una semplicità disarmante.
E’ un bene che i Nostri utilizzino female vocals (molto azzeccate, sinceramente) o provino a doppiare le clean con dei growls (purtroppo arrangiate ancora in maniera troppo grezza).
Credo che per un vero salto di qualità necessitino ancora di lavorare un po’ sull’ aspetto vocale,  troppo elementare e derivativo di un certo hard rock di vecchio stampo.
L’album, pur con tutti i suoi limiti, è sicuramente un più che sufficiente biglietto da visita per la band che di certo farà parlare di sè prossimamente, soprattutto grazie alla musica che propone e non solo per un’immagine, comunque ben studiata, di forte impatto commerciale.

Consigliato agli estimatori di H.I.M., To/Die/For et similia.

Tracklist:

1. Useless
2. Lonely Darkest Days
3. So Far
4. As You Hurt Me
5. Shadows In My Love
6. Forever
7. Broken Mirror
8. Hate Loving Heart
9. Invite The Poison
10. Complete
11. Crushed
12. Shades Of Grey
13. With Or Without Youu

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