Recensione: Love Gun
Il 1977 è stato sicuramente l’anno di maggior successo per i Kiss.
Un successo irresistibile che non aveva soltanto la musica come forza trainante, ma si spingeva moltissimo anche verso il merchandising (autentici pionieri in tal senso), andando ben oltre alle solite magliette, spille o toppe grazie e soprattutto per merito del fan club ufficiale (il Kiss – Army), che metteva a disposizione dei fans, una serie incredibile di oggetti pronti a soddisfare la kiss mania imperante negli States.
A livello musicale, il gruppo veniva, trionfo dopo trionfo, da una serie di dischi eccezionale a livello qualitativo.
”Alive!” del 1975, aveva aperto la serie, confermata in pieno con i due album usciti nel 1976 ”Destroyer” e ”Rock n’ Roll Over”, che li aveva imposti come gruppo rock più popolare d’America, mentre l’Europa guardava con maggiore distacco, pronta ad accogliere l’esplosione del punk.
A metà esatta del ’77, fu la volta di ”Love Gun”, album in cui, grazie alla sapiente produzione di Eddie Kramer in collaborazione con gli stessi Kiss, si volle puntare maggiormente sull’impatto del suono, particolarmente incisivo, oltre che ad un repertorio particolarmente duro per i tempi.
Potremmo definire il disco una via di mezzo tra i suoi due illustri predecessori: maggiore attenzione agli arrangiamenti, su una base hard rock piuttosto corposa.
“Love gun”, è altresì importante perché è il primo disco dei Kiss in cui tutti e quattro i componenti si cimentano come voce solista in almeno una canzone: mentre, infatti, si conoscevano le doti canore di Stanley, Simmons e di Peter Criss, con “Shock me”, abbiamo imparato ad apprezzare nelle vesti di singer anche lo “Space Man” Ace Frehley, in un ruolo peraltro ricoperto molto bene e con buona padronanza.
Si parte subito alla grande con “I Stole Your Love” pezzo molto tirato tipico a livello compositivo del miglior Paul Stanley.
Si nota subito attraverso il riff iniziale che il gruppo vuole concentrare la propria attenzione sulla potenza del suono, cosa che verrà ripresa in maniera più evidente qualche anno più tardi con “Creatures of the night”.
Come sempre i testi non presentano particolari motivi di impegno, fatto questo che ha sempre caratterizzato il gruppo, più propenso a tematiche per così dire “leggere” (con grande preferenza verso “attenzioni” più o meno esplicite, verso il gentil sesso).
A seguire, un giro di piano dà il via a “Christine Sixteen” cantata da Gene Simmons: il brano fu anche scelto come primo singolo e ottenne un buon piazzamento nelle classifiche americane.
“Got Love For Sale” composta e cantata dallo stesso Simmons, ritorna su sonorità molto più dure e prepara l’ascoltatore al primo vero pezzo forte del disco, “Shock Me”, episodio composto e cantato da Ace Frehley e inserito come lato “B” della già citata “Christine Sixteen”
Il brano è particolarmente irruento oltre che autobiografico, (il testo parla di un incidente avuto dallo stesso Frehley, vittima di una scarica elettrica durante un concerto tenutosi in Florida nel 1976). Particolarmente ispirato anche l’assolo di chitarra, assolo che sarà poi modificato in sede live, notevolmente allungato e con il musicista alle prese con alcuni trucchetti che permetteranno la fuoriuscita di fuoco e fiamme dalla sua chitarra.
“Tomorrow and Tonight” composta questa volta da Paul Stanley, chiude degnamente la prima parte dell’ellepì. Il brano è alquanto trascinante, ma di sicuro non troppo originale.
“Love gun” composta ancora da Stanley, è sicuramente uno dei brani più celebri dei Kiss, da sempre suonato in tutti i concerti del gruppo, con le uniche eccezioni di alcune date del 2007, nelle quali Stanley non ha calcato il palco con i compagni a causa di lievi problemi cardiaci.
Un riff a mitraglietta introduce il testo, che parla di un amore contrastato, con il personaggio principale intento nel disperato tentativo di convincere la protagonista femminile in tutte le maniere possibili… “no place for hidin’ baby, no place to run” oppure “You can’t forget me baby, don’t try to lie”.
Peter Criss diventa protagonista nel brano composto assieme a Stan Penridge intitolato “Hooligan”. Dopo la parentesi sinfonica di “Beth” e acustica di “Hard luck Woman”, il “gatto” ritorna a deliziarci con un gran bel brano rock.
Spazio poi a “Almost Human”, un brano dalla vaga somiglianza con “God of Thunder”, del quale forse vuole essere la prosecuzione a livello stilistico.
“Plaster Caster” composta da Simmons, è dedicata alla figura di una groupie, tale Cynthia Plaster Caster, che aveva un hobby a dir poco “singolare”.
Si dilettava infatti nel creare calchi in gesso che prendevano poi la forma degli organi genitali maschili di alcune rock star da lei “frequentate”.
Il disco si chiude infine in tono minore, con una cover di un brano delle Crystal dal titolo di “Then He Kissed Me”, pubblicato nel 1963 (all’epoca raggiunse il secondo posto nelle charts inglesi ed il sesto in quelle americane), e trasformato per l’occasione in “Then She Kissed Me”, per il semplice fatto che a cantare questa volta è Paul Stanley.
In definitiva “Love gun” è un vero masterpiece che non deve mancare nella discoteca non solo dei fan dei Kiss, ma di tutti coloro che amano le sonorità hard rock americane di metà anni 70.
Line Up:
Paul Stanley – voce solista / chitarra;
Gene Simmons – Voce solista / basso;
Ace Frehley – Voce solista / chitarra
Peter Criss – Voce solista / batteria / percussioni.
Tracklist :
1. I Stole your love;
2. Christine sixteen;
3. Got love for sale;
4. Shock me;
5. Tomorrow and tonight;
6. Love Gun;
7. Hooligan;
8. Almost Human;
9. Plaster caster;
10.Then she kissed me.