Recensione: Lovedrive
1979, Hannover. Gli Scorpions sono già una realtà affermata nel campo della musica Hard Rock, sia in Europa, che nel resto del mondo, tuttavia devono ancora fare quel passo che li porti ad essere eletti al rango vero e proprio di Superstar della musica, cosa che otterrano più o meno ufficialmente un anno dopo con l’uscita di Animal Magnetism, disco che aprirà l’era dei tour Mondiali, nonchè l’era clou della band, con album in successione del calibro dello stesso “Animal Magnetism”, di “Blackout”, Di “Love at First Sting”, tutti successi storici per il gruppo di Schenker. Per tentare di ingrandire la loro già consolidata fama, dicevamo, nel 1979 gli Scorpions mettono alla luce la loro ultima fatica, intitolata “Lovedrive”. L’album riscuote un notevole successo, nettamente superiore a quello del suo predecessore “Taken By Force”, e consolida come da progetto la posizione nel ranking mondiale del rock di Meine, Schenker e soci, che finalmente iniziavano a raccogliere quanto seminato in praticamente un decennio.
Lovedrive è un platter un po’ ibrido (se mi consentite la parola) in quanto non è nè prettamente rockettaro, ne prettamente di ballate, ma miscela forse come in nessun altro di della casa i due tipi di componimenti (3 ballad e 5 pezzi rock). Tecnicamente è un prodotto davvero splendido, anche grazie alla sapiente mano del produttore Dieter Dierks, e sempre basato sulle due chitarre come strumenti principali. Essendo il primo lavoro senza il grande Uli Roth, la band dovette arrangiarsi, e lo fece al meglio, richiamando a suonare, oltre al nuovo acquisto Mathias Jabs, il fratello di Rudolf, ovverosia Michael Schenker (già membro della band, poi uscito), che fa il suo lavoro alla perfezione. La voce di Klaus è sempre molto alta, pulita, un tantino magnetica (sempre se mi consentite il termine), e dà sempre l’impressione di essere molto più adatta a cantare pezzi d’amore (non a caso Lovedrive il nome dell’album, in quanto l’amore e spesso un tema trascinante della band), che non sfuriate strumentali. Sulla qualità delle canzoni assolutamente nulla da dire. Le tre
ballad sono tutte e 3 di livello altissimo, in particolare l’ultima “Holiday”, mentre le tracce hard rock, sono sicuramente di ottima fattura, con alcune di esse destinate a fare presenza nei vari best of dedicati al combo teutonico. Quindi un prodotto sicuramente di qualità elevata, che qualcuno considera addirittura il migliore della carriera di Meine e soci, e che io considero secondo solo a Blackout, uscito 3 anni dopo. Partiamo comunque ad analizzare brevemente gli otto pezzi di questo CD.
L’album inizia con “Loving You Sunday Morning”, track molto ben ritmata, abbastanza lenta ma che cattura l’attenzione di chi ascolta, dotata di una eccellente caduta in un sonoro “ampio” e molto melodico durante il ritornello. Tutto sommato un ottimo pezzo, anche se c’è di meglio. Il secondo brano è “Another piece of Meat”, da molti inserito nei migliori in assoluto degli scorpioni, ma a mio avviso un minimo sopravvalutato. Veloce e dinamica, Another mi pare in alcuni punti un minimo raffazzonata, rimane comunque molto originale, nonchè da headbanging assoluto. Mi piace l’accostamento tra il sonoro e la voce di Klaus, sia nelle strofe che nei ritornelli. Grande l’assolo di Michael Schenker, che ha suonato oltre a questo pezzo anche “Lovedrive” e “Coast to Coast”. Dopo “un altro pezzo di carne” arriva la prima ballad, “Always Somewhere”, per me totale capolavoro di sonorità, armonie, pathos, romanticismo e quant’altro. Non mi dilungo perchè le parole non servono a nulla, bisgona sentirla e basta. Molti dicono che il pezzo assomigli in maniera spaventosa a “Simple Man” dei Lynyrd Skynyrd, ed è anche vero, tuttavia inutile farsi prendere da questi giochi di plagi, meglio ascoltare e godersela (e si gode parecchio). Il pezzo che chiude la prima metà dell’album è “Coast to Coast”, è a mio avviso spaventosa strumentale, che da la carica come poche altre tracce. Le chitarre la fanno da padrone e se la cava anche Meine alla Rhythm Guitar. “Can’t Get Enough” è invece una canzone su cui devo fare ammenda. Da me all’inizio descritta come pessima, mi sono reso conto con i vari ascolti che non è affatto male, anzi è decisamente potente e decisa, con un riff che tardi ho imparato apprezzare ma decisamente azzeccato. Gli Scorpions trovano il modo di chiudere il Cd alla grande, con 3 canzoni davvero molto pregevoli, ovvero “Is There Anybody There”, la title-track “Lovedrive” e “Holiday”. La prima è una ballad, anche questa facilmente identificabile tra le migliori (e sono tante) della band, con la voce di Klaus registrata due volte (in modo da avere l’effetto di sentire 2 voci differenti) che fa davvero un ottimo effetto. Poi c’è l’effervescente “Lovedrive”, traccia molto molto allegra, veloce ma non particolarmente cattiva, e che tiene molta compagnia. Per apprezzarlo conviene ascoltarla più volte, in quanto al primo ascolto potremme non risultare sto granchè. “Holiday” è invece l’ultima ballad, forse la più singolare, per i due distinti temi musicali che la compongono, il primo con gli strumenti quasi da semplice accompagnamento, mentre nella seconda parte prendono davvero il sopravvento senza però rovinare l’atmosfera. E’ un capolavoro assoluto, soprattutto nella sua prima fase, ove credo che l’arpeggio che la caratterizza rimarrà direttamente consegnato ai posteri, magia pura (e nei live si sente, eccome se si sente).
Finisce così il Cd, da me personalmente all’inizio poco considerato, ma che comunque mi ha regalato ore e ore di un ascolto di ottima, ottima qualità, qualità che ora mi vede porre Lovedrive al secondo posto nei migliori prodotti targati dal “Ten Legged Rock Monster” più famoso del mondo.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
TrackList :
1) Loving you Sunday Morning 5:35
2) Another piece of meat 3:30
3) Always Somewhere 4:54
4) Coast to Coast 4:40
5) Can’t Get Enough 2:35
6) Is There Anybody There 3:55
7) Lovedrive 4:48
8) Holiday 6:31