Recensione: Lucifer Incestus
Sono solito giudicare un disco prima di tutto dalla sua componente musicale: troppe volte, nel black metal, si è coperto con la patina di dichiarazioni o immagini “forti” una carenza di effettiva ispirazione. Ma i Belphegor non mi lasciano davvero scelta, visto che con loro devo forzatamente rispolverare la parola “attitudine”, che fin troppi spettri punk, purtroppo, riesce ad evocare.
Mi riferisco a quell’insieme di lifestyle e proposta musicale che ha cementato il successo di alcuni tra i più famosi gruppi della storia del rock, specie di quello più estremo, e che con questo gruppo austriaco riesce a rivivere quasi ai livelli di chi, qualche anno fa, spandeva il verbo del black metal dalla Scandinavia in giù; Lucifer Incestus è infatti un disco del tutto viscerale, violento, sentito e quanto mai malsano.
Conosco i Belphegor già da tempo, ma le loro canzoni non mi avevano mai realmente entusiasmato; l’impressione era quella di una band voltata al black veloce e feroce tout court, senza la minima intenzione di evolversi e passare a qualcosa di più interessante. Quanto mi sbagliavo!
Il loro stile è sempre basato su blast-beats isterici e riffs fulminanti, uniti a retaggi death metal non da poco, specie in certi stacchi e nelle vocals quasi sempre roche, ma si nota per la prima volta un’attenzione per la melodia, una comprensione di quell’elemento che, se usato sapientemente, riesce a rendere valide le composizioni senza snaturarne la violenza. Dal riffone death con cui si apre The Goatchrist in poi, troviamo infatti una band attenta alla forma-canzone ed a regalarci 9 tracce interessanti, non il “solito pappone sonoro” proposto dalle miriadi di bands pompate da discografici disperati. Pezzi come Paradise Regained possiedono addirittura una traccia di tastiere, utilizzate per enfatizzare, stando sotto agli altri suoni, quella melodia appena accennata che fa brillare questo lavoro; altri, come la title-track, vi spaccheranno le orecchie (ed il collo) all’ascolto: per andare dritto al sodo, si tratta del pezzo che i Dark Funeral hanno sempre sognato di scrivere, virato in chiave personale e, di nuovo, viscerale dal combo.
Non manca, sfortunatamente, qualche momento di stanca decisamente evitabile: è il caso ad esempio dell’ottava traccia, The Sin – Hellfucked; ma se siete appassionati di dischi che esprimano un’anima, un’energia, costruiti con esperienza senza per questo essere sofisticati non lasciatevi scappare Lucifer Incestus: un attacco frontale, più che un semplice album, uno di quei dischi tanto intensi da farli spiccare nella vostra collezione di CD.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Intro: Inflamate Christianos
2. The Goatchrist
3. Diaboli Virtus In Lumbar Est
4. Demonic Staccato Erection
5. Paradise Regained
6. Fukk The Blood Of Christ
7. Lucifer Incestus
8. The Sin-Hellfucked
9. Fleischrequiem 69/Outro