Recensione: Lucifer IV
Dopo aver pubblicato un solo album Heavy/Doom nel 2013 (per la Rise Above Records dell’allora frontman dei Cathedral Lee Dorrian) sotto il moniker The Oath, la chitarrista svedese Linnéa Olsson e la cantante tedesca Johanna Sadonis presero strade diverse. La prima virò verso lidi Post Punk/Death Rock, dapprima unendosi ai Beastmilk (poi evolutisi in Grave Pleasures) e successivamente fondando i Maggot Heart, mentre la seconda rimase fedele alle tenebrose sonorità sabbathiane formando i Luficer.
Nel 2015 questi ultimi pubblicano il debut “Lucifer I” con risultati soddisfacenti, raggiunti anche grazie alla caratura dei musicisti che accompagnavano Johanna in questa avventura: il batterista Andy Prestidge (che di lì a poco si sarebbe unito a Warning e 40 Watt Sun e con un passato negli Angel Witch) e, soprattutto, il chitarrista Gary Jennings degli ormai sciolti Cathedral. Ai lettori non sfuggirà la risonanza dei nomi chiamati in causa, da alcuni dei quali la vocalist teutonica ha tratto profonda ispirazione nel definire le coordinate della propria creatura: un Heavy/Doom Metal dalle tinte Occult e Retro Rock con un’estetica fortemente debitrice agli horror movie degli anni Settanta.
Poco dopo l’uscita del succitato esordio, Gaz Jennings ed Andy Prestidge abbandonano il progetto e Johanna incontra Nicke Anderson (batterista degli Entombed e cantante/chitarrista di The Hellacopters) che, oltre a divenirne il marito, sarà d’ora in avanti l’altro perno del combo. Arrivano quindi in rapida successione “Lucifer II” del 2018 e “Lucifer III” del 2020 che, pur nella loro piena sufficienza, sono meno ispirati del predecessore, probabilmente anche a causa dell’instabilità di una formazione in cui gli unici punti di riferimento sono Sadonis e Anderson, con gli altri componenti rilegati al ruolo di turnisti o poco più.
Negli ultimi due anni ai chitarristi svedesi Martin Nordin, attivo anche nei retro rockers Dead Lord, e Linus Björklund dei Vojd, già presenti sulla registrazione di “Lucifer III”, si aggiunge il bassista Harald Göthblad. A meno di un anno e mezzo dall’ultima pubblicazione, alla vigilia di Halloween (periodo tradizionalmente caldo in quanto a uscite Doom Metal/Occult Rock) questa line-up ormai stabilizzata rilascia “Lucifer IV” via Century Media Records.
Rispetto ai due episodi precedenti, il nuovo capitolo della discografia dei Lucifer risulta più interessante anche, forse soprattutto, grazie al contributo più marcato di tutti i musicisti coinvolti nel progetto. In generale il songwriting appare più ispirato, con linee vocali accattivanti ed un più ampio ricorso a organo e tastiere, responsabili dell’apporto di un buon quantitativo di carica atmosferica. A spiccare, però, sono soprattutto le chitarre, con riff incessanti e indovinati e assoli non solo più frequenti che in passato, ma migliori sotto il profilo qualitativo.
Dotata di personalità e organicità, questa nuova proposta rimane in linea con il back catalogue dei Nostri sia per quanto attiene alla produzione curata, ma mai invadente, e dal gusto necessariamente retrò, che per quanto concerne la direzione stilistica. Accanto a pezzi di matrice Occult Rock, come la opener “Archangel of Death”, “Mausoleum” e la conclusiva “Nightmare”, si ritrovano brani di orientamento Doom, di cui sono esempi “Wild Hearses”, “Cold As a Tombstone”, “Orion” e “Phobos”: quando i Lucifer si lanciano in queste sonorità dimostrano di essere abili nel produrre riff tenebrosi e taglienti, che si sgonfiano nelle strofe lasciando la scena alle suadenti linee vocali della Sadonis, per crescere in ruvidità ed intensità nelle introduzioni, nei ritornelli e negli stacchi, creando contrasti efficaci tra le sezioni delle composizioni.
Nelle più veloci, seppur non prive di cupi rallentamenti, “Crucifix (I Burn for You)” e “Bring Me His Head” prevale invece un approccio Heavy Metal tradizionale, mentre “Lousie” è un Retro Rock piuttosto classico, sprovvisto di quell’inclinazione oscura che ammanta tutti gli altri pezzi.
Con “Lucifer IV” Johanna e soci dimostrano di essere tornati in gran forma. Se sapranno evitare alcuni errori commessi in passato, imparare da questi e capitalizzare quanto di meglio dimostrato in questo lavoro, elaborandolo in direzioni, se non necessariamente nuove, quantomeno ragionate e coese, riusciranno a mantenersi sugli elevati livelli qualitativi qui raggiunti. Privi di fuoriclasse, ma onesti e talentuosi quanto basta, i Lucifer devono continuare a perseguire quel gioco di squadra che si è rivelato vincente in questa occasione.