Recensione: Lucifer’s Dream

Di Stefano Santamaria - 7 Ottobre 2017 - 0:00
Lucifer’s Dream
Band: Mindkult
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2017
Nazione:
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50

Suoni lisergici, ambientazioni sulfuree di chiaro stampo anni settanta ed ottanta per la one man band Mindkult. Fowst è il solo interprete quindi di questa realtà musicale dedita ad un doom rock che pesca a piena mani da Black Sabbath e Witchcraft. Sound dalle immagini tremolanti, che trasportano  idealmente alla psichedelia più primordiale, ambientazioni che rammentano Paul Chain e che vengono riproposte ora, senza alcun sconvolgimento. 

Full-length che non sposta d una virgola l’indice di gradimento del filone, la cui passione per il vintage può diventare limite stesso del lavoro. Nessuna idea nuova in campo, minimalismo dettato forse anche dagli stessi limiti tecnici del polistrumentista, la cui natura non può far eccellere in ogni strumento. 

Lucifer’s Dream” è immagine offuscata dal fumo di un rituale diabolico, voce cantilenante di un male che si palesa tra le note delicate di un officiante teletrasportato dal passato al presente. In tal senso spontaneo sorge il dubbio di che senso abbia riproporre un disco di questo tipo, tra l’altro in una chiave così “primitiva” e senza alcuna particolare nota di merito. Il disco scorre via mellifluo, prendendo i suoni dai mostra sacri sopra citati, ma senza mai riuscire a colpire l’ascoltatore. 

Gli effetti e gli sviluppi dilatati seguono le regole di un genere già esplorato e in cui i Mindkult restano inerti interpreti, senza infamia ma nemmeno senza lodi. Sei tracce che scivolano via piuttosto anonime, auspicando il tempo e l’esperienza possano arricchire Fowst.

Stefano “Thiess” Santamaria

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