Recensione: Luminous Eyes [EP]
I californiani Haunt sono nati come progetto solista di Trevor William Church, già cantante/chitarrista con i doomsters Beastmaker, fondatore della Church Recordings e figlio di Bill Church, bassista tra gli altri diVan Morrison, Montrose e Sammy Hagar.
Questo Luminous Eyes é l’Ep di debutto della band, uscito in versione digitale su Bandcamp nel 2017. La versione recensita é la versione in vinile, uscita nel 2018 per Shadow Kingdom Records. Vinile a tre colori: Electric Blue, Orange Crush e Yellow Piss(?!)
La copertina dal sapore retrò e mistico (come mistici sono i temi trattati nei testi), due occhi magici che ci fissano dal firmamento, con il bel logo della band in gran rilievo. Nel retro, il logo della band e le solite informazioni riguardo al contenuto del disco.
Una piccola curiosità: le quattro canzoni che compongono l’opera sono state registrate su entrambi i lati e non divise a due a due come normalmente accade in questi casi.
Uno dei particolari che sono sempre apprezzati riguardo alle uscite Shadow Kingdom Records, é che ogni loro uscita in vinile viene presentata con la velina di protezione in plastica trasparente. Particolare sempre gradito dai collezionisti.
All’interno, un inserto comprendente i testi delle quattro canzoni su un lato e, sull’altro, il ritornello della title track scritti a caratteri cubitali.
Alla voce, alle chitarre e al basso c’é lo stesso Church, che si occupa anche della registrazione, del missaggio e del mastering. La batteria é suonata da Daniel Wilson, unico membro della band, oltre a Church, presente su tutte le registrazioni sin dagli inizi.
Il genere suonato é un Heavy Metal tradizionale fortemente debitore a sonorità legate alla NWOBHM, che possono rimandare a band come i primissimi Iron Maiden, Angel Witch, Thin Lizzy, Witchfynde, Demon, Quartz, ma con pizzico di personalità propria, che rende gli Haunt unici nel panorama musicale odierno.
Il buon Trevor ci regala quattro brani scritti e suonati di gran classe e allo stesso tempo orecchiabili e piacevoli, una voce unica e riconoscibile, riff e soli di gran gusto, “galoppate” di basso e soli a doppie chitarre.
Ottimi anche i suoni, adattissimi al genere, senza però scadere in una produzione iper pompata.
Ad aprire l’Ep é la stessa title track. Si parte con una bella melodia di chitarra per poi aprirsi in un mid tempo cadenzato, dal bel riff portante. Un ritornello che rimane in testa dal primo ascolto e abbellito dalla melodia di doppie chitarre, un solo di classe e gusto e un finale che riprende la melodia iniziale, sono questi i punti forti della canzone.
Si prosegue poi con la maideniana As Fire Burns, un brano terzinato con cui difficilmente si può star fermi; caratterizzato ancora una volta da un bel ritornello orecchiabile, punto forte degli Haunt in tutte le loro composizioni. Davvero bello, la chiusura del solo esalterà di sicuro chi ama i lavori della coppia Murray/Stratton.
Rimaniamo su tempi medi con No Master e anche qui la formula vincente si ripete: belle melodie, ritornello orecchiabile e soli di qualità.
L’Ep si chiude con Fallen Star, canzone che non aggiunge nulla all’album ma che conferma l’alta qualità della proposta degli Haunt.
Con questo primo Ep, gli Haunt hanno sicuramente posato le basi per lanciare quella che é considerata oggi una delle bands di punta della New Wave Of Traditional Heavy Metal (NWOTHM)