Recensione: Luponero

Di Fabio Vellata - 5 Aprile 2025 - 8:00

Luponero…un moniker evocativo che potrebbe essere tranquillamente un nome d’arte.
In realtà il musicista che si cela dietro ad una copertina minimale ed enigmatica si chiama effettivamente Luponero. Marco per la precisione, di ruolo cantante e bassista.
Ma non è italiano. Non del tutto per lo meno.
Finlandese di nascita ed italiano solo da parte di padre, Marco Luponero è un buon artista di quelli che puoi facilmente incontrare nel profondo underground nordeuropeo. Una fucina interminabile di talenti anche nelle uscite minori.
Assieme ai sodali Jim Heikkinen (chitarre) e Simon Grundvall (batteria) ha dato vita ad una band che cela una qualità intrinseca notevole ed una varietà di sensazioni insospettabili.

Colori diversi, a volte antitetici. Umori che cambiano, atmosfere che spaziano dalla malinconica dark synthwave per buttarsi poi nel punk, nell’hard rock e nel grunge.
Con qualche accenno di orecchiabilità pop, contrapposto all’oltranzismo sonoro del noise.
Atmosfere che anche nei momenti di massima leggerezza, nascondono sempre un alone un po’ inquieto, specchio di quello che Luponero ed i suoi chiamano “Nichilismo positivo”. Un modo di pensare molto attuale per il quale nulla sembra importare veramente. Niente che possa davvero offrire una speranza tangibile per il futuro. Che così rimane chiuso in un eterno presente da consumare senza ritegno e senza remore. Soprattutto, senza alcun riguardo per il mondo vuoto e depauperato di valori che lasceremo alle generazioni future.

Un disco insomma, con parecchia musica, buona e ben fatta.
Ma con altrettanti contenuti che ne innervano l’essenza nel profondo ed offrono l’idea di un album stratificato, denso e per niente banale. Godibilissimo anche se ascoltato semplicemente senza soffermarsi troppo su qualsivoglia filosofegiamento.
L’intreccio di Billy Idol, D.A.D., Soundgarden, Motorhead, Smashing Pumpkins e Leonard Cohen, è una formula che concretizza canzoni spesso avvincenti, che sorprendono per freschezza e vitalità.
Il lato più oscuro ed intimista che emerge da brani quali “Running on Empty” e “Angelo”, due tracce pregne di significati importanti (la seconda, struggente ballata dedicata al padre di Marco Luponero), si contrappongono alla furia insensata di “Helsinki Intersection Mindfunk” ed all’incedere sardonico di “Sapiens” e “Killing Time”, meltin’ pot di influenze variegate che dichiarano una fondamentale inclassificabilità del progetto “Luponero”.

Sfugge ad ogni cliché ed ha un umore che cambia di continuo, variando il registro di brani che – letteralmente – sono tutti differenti tra di loro.
Un bel lavoro, che preserva istinto artistico ma ugualmente sa di ragionato e costruito con consapevolezza.
Ma più di tutto un disco vario, movimentato, dinamico, che riesce a mantenersi fresco e coinvolgente per tutta la sua durata.

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Band: Luponero
Anno: 2025
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