Recensione: Made In California
Johnny Lima è un californiano di origini portoghesi, dedito all’hard rock da sempre, fin dai primi passi con i Chesire Cat, prima, e con gli Attitude, poi. Intrapresa la carriera solista nel 1996, si dedicò principalmente al rock melodico imperante nella Bay Area, prima di volare, nel 1998, in Inghilterra, per registrare “Shine On” coadiuvato da Gary Hughes (Ten), che gli valse ben due partecipazioni al celeberrimo Gods inglese per i due anni successivi.
“Made In California”, uscito per la Now & Then nel 2002, arriva – stranamente con l’indicazione dello stesso anno – solo qualche mese fa sul mercato italiano, ad opera, manco a dirlo, della Frontiers Records.
Il disco si apre con un riff alla Savatage, all’insegna di un rock/metal piuttosto datato, ed è proprio la titletrack a rompere gli indugi, prima che “Best Night Of My Life” scopra definitivamente le carte nella mano di Johnny, relegandolo ad un passato glorioso, ma, ahime privo di spiragli che ne deliinino personali: ancorato clamorosamente al passato glorioso di Bon Jovi, ne segue troppo spesso l’ombra, come nella ballad “We’ve Got Tonight”, per la quale il paragone diviene veramente imbarazzante.
E’ da notare anche la componente post-punk di “Another Girl” o della cover di “Help” dei Beatles, resa qui con discreto gusto, anche se la scelta di deviare su questo genere dimostra a mio modo di vedere una mancanza di varietà e di saper ripetere la brillantezza della opener, avendo denotato nelle altre track un sufficiente gancio, sì, ma una superficialità eccessiva per chi vorrebbe riportare in auge i fasti di Bon Jovi e Def Leppard.
Il tuttofare americano (impegnato infatti in tutti gli strumenti, oltre che nella produzione, missaggio, ecc.) prova a destreggiarsi in un AOR facile facile, come in “Love Ain’t Enough”, ma i risultati scarseggiano in fatto di sensazionalismo, senza contare poi la radiofonica “Something About You”, forse l’apoteosi del piattume offribile da un errato approccio a un genere così spigoloso.
Non risollevano le sorti dell’album le conclusive “Where Are You Now”, vagamente post-rock negli arrangiamenti, e “Welcome To My Paradise”, che giunge all’anthemico refrain con un’andatura troppo singhiozzata.
Sinceramente non saprei davvero a chi consigliare quest’album, visto che se lo stesso fosse uscito 15 anni fa, sarebbe probabilmente passato inosservato, oscurato dalla presenza dei suoi ispiratori.
Tracklist:
- Made in California
- Best Night of My Life
- Chosen One
- Go On Go Away
- We’ve Got Tonight
- Another Girl
- Help
- Love Ain’t Enough
- Something About You
- Where Are You Now
- Welcome to My Paradise