Recensione: Maid In Japan – Back to the Future World
Il quarto album dal vivo in una carriera prossima ai quarant’anni, arriva per i Pretty Maids in occasione di una ricorrenza storica.
Quella dei trentesimo anniversario della pubblicazione di “Future World“, capolavoro assoluto (ad oggi ineguagliato in termini di vendite), dato alle stampe dal gruppo danese nel corso dell’ormai remoto 1987.
I conti non tornano, ovviamente: gli anni trascorsi da quella data sono già diventati trentatré. Le celebrazioni incise su disco tuttavia, possono risultare anche retroattive. O manifestarsi come una sorta di memoriale.
“Maid in Japan“, in effetti, è un evento live registrato proprio durante il tour 2017-2018 che la band aveva organizzato a coronamento dell’illustre compleanno. La peculiarità degli show era, non a caso, quella di riproporre per intero la scaletta dello storico album, divenuto una pietra miliare di certo heavy rock “patinato”, del quale i Pretty Maids si sono poi negli anni confermati maestri tra i più autorevoli.
Azzeccata – e non poteva essere altrimenti – la scelta di realizzare il live utilizzando il materiale ottenuto nel corso di una delle date sul suolo nipponico. Il Giappone, da sempre terra d’elezione per hard rock e metal, ha sin dagli esordi dei Maids un debole per Ronnie Atkins e soci.
Cornice di pubblico garantita come sempre quindi, base ideale per la buona riuscita di uno show dal vivo in cui il coinvolgimento, oltre alla prestazione, sia considerato tra gli ingredienti principali.
Un’opera, per farla molto spiccia, che denota la consueta cura nei dettagli e si presenta come formalmente inattaccabile.
Gran parte delle canzoni proposte sono, una per l’altra, dei grandi classici. Pochi commenti da fare sulla bontà di pezzi che si chiamano “Future World“, “Yellow Rain“, “We came to Rock” e “Needles in the Dark”.
Questa è storia della musica heavy. Ne più, ne meno.
Buone anche le aggiunte posizionate in coda al concerto: degli estratti piuttosto efficaci che testimoniano il rinnovato vigore creativo sperimentato dal gruppo in epoche più recenti.
Fa eccezione la conclusiva “Sin Decade”, brano pescato dal cd omonimo ed edito nel 1992, che tuttavia ben s’innesta nell’atmosfera della serata.
La resa sul palco da parte dei musicisti ratifica, anche in questo contesto, la fama di ottima live band maturata nei corso degli anni. In particolare, la voce di Atkins ha mostrato nell’occasione i soliti toni graffianti in grado di reggere per l’intero concerto senza cali.
Fa davvero piacere: date le ultime news pervenuteci sul ritrovato stato di salute del singer, l’auspicio è di ricontrarlo al più presto in queste ottime condizioni di forma.
Come sempre impeccabile, infine, il comparto audio – video su cui poggia l’operazione “anniversario giapponese”.
I suoni sono alquanto ben strutturati e ripuliti: il lavoro svolto in fase di post produzione garantisce un bilanciamento equidistante tra il calore di uno show dal vivo e la necessaria godibilità d’ascolto. Le immagini sono professionali e curatissime ancora una volta, indicate per un live album “ufficiale” che abbia anche un ruolo – come detto – celebrativo. Non siamo sorpresi: negli ultimi tempi Frontiers, attingendo dal cospicuo bacino del proprio festival d’etichetta, ha prodotto numerosi live, corredati da CD audio e DVD video. La qualità e la resa delle riprese si è – sempre – rivelata un autentico punto di forza che ha implementato il valore dell’opera e garantito il piacere di goderne appieno le sfumature.
In un’epoca in cui concerti e live sono puro miraggio, può insomma far piacere portarsi a casa un ottimo show da apprezzare comodamente a casa propria. Magari per stemperare l’attesa infinita che ci separa dal momento in cui potremo, finalmente, riassaporare l’eccitazione di un concerto vissuto in prima persona.
Tanto più quando la qualità della musica proposta è così alta e la cura con cui è confezionata, di questo eccellente livello.
Ammettiamo di avere da sempre un debole per i Pretty Maids, motivo per cui viene spontaneo essere benevoli ed indulgenti.
L’oggettività in questi frangenti è però salvaguardata in pieno: “Maid in Japan – Back to Future World” è, da qualsiasi parte lo si guardi, un prodotto veramente ottimo e di qualità.
Piacere puro per i vecchi appassionati di hard and heavy come il sottoscritto.