Recensione: Main Frame Collapse [Reissue]
Si è spesso sentito citare, tra gli artisti metal italiani, il nome degli Schizo
con aria reverenziale, come pionieri della scena estrema della Penisola. A
ragione. La band, formata nel lontanissimo (musicalmente parlando) 1984 ed
iscritta quindi nel ristrettissimo circolo che vedeva all’opera, negli anni ’80,
solo Bulldozer (1980) e Necrodeath (1985) per l’estremo italiano, si dichiarò
da subito ispirata dalla primordiale scena thrash tedesca, così come da Venom,
Hellhammer e compagnia bella, senza dimenticare una componente proveniente dal
punk più duro. Insomma, tutto ciò che di realmente “estremo” l’epoca
proponeva, alimentando la passione di pochissimi pazzi in giro per l’Italia.
Main Frame Collapse, del 1988, fu l’apice della loro brevissima
carriera, un LP mai ristampato su altro supporto sino ad oggi e circolato come
vero e proprio culto tra gli appassionati di cui sopra: un suono primordiale (è
un po’ la parola chiave di tutta questa recensione, come del resto di quegli
anni) e precursore, che influenzò negli anni successivi decine di band; giusto
per citarne una, un certo Dani Filth li ha sempre citati come parte della
propria crescita musicale… In realtà le cattivissime canzoni degli Schizo
nulla avevano a che vedere con goticismi sinfonici, allineandosi a patterns di
batteria spesso esasperati ed a vocal aspre, ma ancora legate strettamente al
filone thrash. Una Epileptic Void esemplifica bene quanto detto sopra:
una batteria lanciata ma dinamica, un chorus da vero e proprio inno, assoli
semplici e dissonanti in perfetta sintonia col mood generale e una carica
dirompente.
Tutta la tracklist in realtà è una summa di quanto la mentalità del tempo
permetteva di intravedere come ‘sperimentazione’ (ricordiamo che sonorità come
queste rompevano molte, ma molte barriere nel Paese di Sanremo, in quei tempi!):
le vocals di Ingo, attivo anche nei primi Necrodeath, incorniciano vere e
proprie schegge di violenza come Removal (divisa in due parti, una sorta
di proto-grindcore), l’altrettanto breve e brutale Violence At The Morgue
o la più strutturata Threshold of Pain.
Quic’era atittudine, passione e sudore… ma c’era anche molta indifferenze
da parte del pubblico: speriamo che il migliorato status del metal, anche nella
periferia d’Europa, serva anche a loroper tornare con un prodotto all’altezza
del nome che portano. Intanto godetevi questa ristampa della valida Avantgarde
Music, ripassando o imparando la storia di una scena metal non abbastanza nota,
nemmeno in questi giorni.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Violence at the Morgue 01:21
2. Threshold of Pain 02:47
3. Make Her Bleed Slowly 04:31
4. Epileptic Void 03:05
5. Removal Part 1 & Part 2 01:49
6. Psycho Terror 04:33
7. Sick of It All! 02:29
8. Manifold Hallucinations-Behind That Curtain 05:59
9. Main Frame Collapse 06:03
10. Delayed Death 02:18