Recensione: Make My Day: The Rock ‘n’ Roll Story Of Fast Eddie Clarke

Di Mickey E.vil - 2 Settembre 2024 - 8:00
Make My Day: The Rock‘n’Roll Story Of Fast Eddie Clarke
Band: Fastway
Etichetta: BMG
Genere: Hard Rock 
Anno: 2024
Nazione:
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90

Edward Allan Clarke, meglio conosciuto come “Fast” Eddie Clarke, ha purtroppo raggiunto troppo presto il suo ex-sodale Lemmy privandoci della possibilità di apprezzare ancora per qualche tempo le sue scariche elettriche sia in studio che dal vivo. La BMG decide dunque di celebrare questa leggenda del rock con un interessante boxset che include quattro cd e un libro di ben 320 pagine, scritto dallo storico giornalista Kris Needs (autore delle biografie di Keith Richards e Joe Strummer) con la collaborazione di Mariko Fujiwara, vedova di mr. Clarke. Le numerose pagine raccolgono i suoi ricordi insieme a quelli dei più vicini amici del chitarrista (tra i quali membri di Saxon e Girlschool) intervistati da Needs, che a suo tempo frequentò assiduamente i Motörhead.

E la musica? È tanta ed è dannatamente rock’n’roll, of course! «Hi, this is “Fast” Eddie Clarke! Rock on!», ecco come inizia il primo dei quattro dischi contenuti nel cofanetto, dedicato ai primordi della carriera del musicista. Gli Zeus di Curtis Knight, per esempio, che collaborò con Jimi Hendrix prima che raggiungesse la fama: è il blues che fa da padrone in ‘The Confession’, il cui testo fu proprio scritto da “Fast” Eddie che a dispetto dell’origine albionica mostra notevoli capacità di immersione nell’iperrealismo a stelle e strisce che caratterizza le radici della “musica del diavolo”. Poi ci sono i Continuous Performance, interessante band che non riuscì ad andare oltre la registrazione demo (pregevolissima) di alcuni brani: ‘In the Morning’ è una emozionante power ballad accompagnata da un Mellotron che spiana la strada agli strazianti assoli di Clarke, qui incredibilmente ispirato. Per finire, i Muggers, band creata insieme ad un altro personaggio indissolubilmente legato alla storia della band di Lemmy, vale a dire il compianto batterista “Philty Animal” Taylor: la versione live di ‘Summertime Blues’ di Eddie Cochran non impallidisce di certo di fronte alle migliori performance dei Motörhead!

È proprio al leggendario trio che è dedicato il secondo cd: oltre ai cavalli di battaglia ‘Ace Of Spades’, ‘Iron Fist’, ‘Bomber’ e ‘Overkill’ (Clarke fece parte della band nel periodo più “classico”), troviamo tre brani demo tratti dalle session di Bomber: la blueseggiante ‘Lawman’, la scatenata ‘Alligator’ che in questa scarna versione mostra delle evidenti suggestioni NWOBHM saggiamente dosate con l’attitudine punk di Eddie, così come ‘Dead Men Tell No Tales’, opener track del terzo album della band. Degne di nota ‘Emergency’ e ‘Stone Dead Forever’, qui proposte con il chitarrista alla voce principale che col suo timbro decisamente più pulito rispetto a quello di Lemmy “ammorbidisce” il sound dei Motörhead senza però snaturarlo.

Il terzo disco è quello che più emoziona chi sta scrivendo, per motivi anagrafici e di grande affetto nei confronti di un film horror cult come Morte a 33 Giri (Trick Or Treat): ve lo ricordate Ozzy Osbourne nei panni di un prete anti-rock? Cito questa pellicola perché la colonna sonora era a cura dei Fastway, la band messa in piedi da Clarke insieme a Pete Way degli UFO una volta uscito dai Motörhead nel 1982. Le chicche presenti nel disco sono due versioni demo (registrate proprio da Way) di due brani tratti dal debut album dei Fastway, ‘All I Need Is Your Love’ e ‘Feel Me Touch Me’, registrate ed eseguite in maniera impeccabile. Poi troviamo la ri-registrazione del 1998 di ‘Change Of Heart’, una serie di remix, le versioni originali dei classici ed una potentissima versione live (del 2007) di ‘Easy Livin’ (da non confondersi col brano degli Uriah Heep), a testimonianza del bisogno che Clarke aveva – una volta uscito dall’ “ingombrante” band di Lemmy – di esprimersi attraverso un rock di stampo più classico con una matrice blueseggiante.

Ed è proprio il blues a spadroneggiare ancora una volta nel quarto disco (dedicato alla carriera solista), in brani come ‘Make My Day’ e ‘Walking Too Slow’, tratti dall’ultima testimonianza in studio del chitarrista, desideroso di tornare alle radici. Non mancano però brani aggressivi come il rifacimento di ‘Snakebite’ e quello di ‘Laugh At the Devil’ con ospite alla voce – nel 1995 – il buon Lemmy, evidentemente rimasto in buoni rapporti con l’ex-chitarrista.

Dunque un lavoro d’eccezione quello della BMG, non di certo una mera e sterile operazione commerciale, visto tra l’altro il personaggio trattato (non un artista di nicchia ma neanche una celebrità per le masse). Come sempre, l’invito è duplice: gli amanti di questo grande musicista qui troveranno tanta musica familiare, qualche sorpresa e una montagna di testimonianze per ricordare “Fast” Eddie Clarke. Per i nuovi adepti… Sarà tutta una sorpresa, quasi sono da invidiare!

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