Recensione: Make Them Beg For Death
Sporchi, brutti e cattivi. Signori, i Dying Fetus.
Quando “Make Them Beg For Death”, l’attesissimo lavoro del terzetto di Baltimora, finalmente giunge alle mie orecchie, non posso che tirare un sospiro di sollievo. Le aspettative sono tante, e già dall’apertura con Enlighten Through Agony capisco che non saranno disattese.
Mi sembra di essere tornata agli anni 2000, anni d’oro per la band, quando la sostanza era più importante della forma. E di sostanza, amici miei, qui ne abbiamo tanta. Ci lasciamo alle spalle riff ricercati, i tecnicismi che, a mio avviso, non appartengono al loro vero animo.
Non posso far altro che pensare ad una piccola allegoria, questo album è la ricetta della torta della nonna. A qualcuno avrò strappato un sorriso, ma più ci penso e più mi sembra azzeccata. Puoi innovare, tentare combinazioni di ingredienti non tradizionali, sperimentare: ma la torta della nonna vincerà sempre su tutto.
Questo album è così, e fetta dopo fetta, brano dopo brano, ritrovo quel gusto autentico e confortante di un mix di death e hardcore che sa di casa. Il growl di John Gallagher, tecnicamente autentico, rimane garanzia dello stile autentico e inconfondibile dei Dying Fetus. Come potenza e precisione, mi ricorda “Destroy The Opposition” e non posso fare a meno che gongolare e lasciarmi cullare da questa valanga di giri di chitarra ben calibrati e senza fronzoli.
Un suono bello corposo, avvolgente e coinvolgente, che ci restituisce il vero core del gruppo, e anche la copertina ci dimostra che il gruppo sta ripercorrendo i suoi passi, partiamo con un artwork già di per sé sporco, brutto e cattivo. E così li vogliamo questi ragazzi.
Bella la produzione (made in Mark Lewis, che si sa, è una garanzia già comprovata da grandi nomi del genere, primi fa tutti i Cannibal Corpse).
Traccia preferita sicuramente ‘Throw Them in the Van’, che come una ciliegina sulla suddetta torta, completa e abbellisce un lavoro già “saporito”.
Un 8 pieno a questo lavoro, sperando di sentirlo in live il prima possibile e augurandoci che sia solo il preludio di successive uscite.