Recensione: Maledetti
Torniamo indietro nel tempo con un gruppo progressive rock tutto italiano. Come avrete capito dalla copertina mi riferisco agli Area di Demetrio Stratos. Quello che vi presento con questa recensione non è il loro disco più famoso ma comunque un’orma nel percorso del rock italiano anni ’70 in grado di accostare il gruppo in questione alla Premiata Forneria Marconi e al Banco del Mutuo Soccorso.
La consueta tecnica che contraddistingue questi gruppi si aggiunge ad atmosfere suggestive e sognanti supportate da un cantato in italiano di stampo filosofico/sociale la cui interpretazione è per così dire facilitata da una specie di saggio complessivo all’interno del booklet. Maledetti viene scritto, inciso e pubblicato nel 1976. Sesta release dopo il positivismo di Areazione (1975) trasmette tutto il disagio degli anni che verranno, anni difficili e contradditori. Il gruppo propone un progressive rock imperniato sull’improvvisazione, la genesi di ogni brano risale infatti al sovrapporsi dei vari strumenti: suoni contrastanti concepiti dalla raccolta di grandi musicisti provenienti da aree culturali molto lontane tra loro, dal quartetto d’archi, al suono dell’antichissima txalaparta basca, dal sassofonista Steve Lacy al percussionista Paul Lytton.
Se quando ascoltate musica siete in cerca di logica, allora lasciate perdere l’acquisto di questo album perchè non fa per voi. Una dozzina di folli fabbricatori di suoni mettono in piedi sette tracce impenetrabili, utilizzando corde e sintetizzatori in modo naturale e improvvisato ma mai casuale, infatti il booklet spiega più di una volta come la componente strumentale e i suoni utilizzati siano strettamente interconnessi al messaggio e alle liriche di ogni pezzo. Frontman della band e rappresentante del gruppo per eccellenza, Demetrio Stratos è uno dei primi cantanti che utilizza la voce come strumento a tutti gli effetti: qui dentro troverete versi, rigurgiti, imitazioni, lamenti: ovviamente alla fine vi sentirete un pò frastornati, forse con lo stomaco sottosopra per il songwriting schizofrenico qui presente, ma penso che ne valga la pena. Se siete amanti del genere, vi consiglio un ascolto spensierato e libero da ogni pregiudizio, perchè questa musica va ascoltata col cuore e non subita. L’edizione attuale rimasterizzata si presenta come un curioso digipack di faticosissima digestione. Signori, a voi…
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
1. Evaporazione
2. Diforisma Urbano
3. Gerontocrazia
4. Scum
5. Il Massacro di Brandeburgo numero tre in sol maggiore
6. Giro, Giro,Tondo
7. Caos (parte seconda)
8. Intervista di Massimo Villa al gruppo [27/10/1976]