Recensione: Malignant Dominion
Sette anni sette, è il periodo di tempo che è dovuto passare dalla nascita, avvenuta nel 2012, alla pubblicazione del debut-album “Malignant Dominion”, per i Cognizance.
I Cognizance, inglesi, propongono un sano e corroborante technical death metal. Ma non così agro, duro, complicato come esigono gli stilemi di base del genere; bensì aperto a soluzioni che vanno al di là di essi, predisposto alla sperimentazione. Dando così vita a un modo di suonare proprio della band che, a dispetto del fatto che “Malignant Dominion” sia un’Opera Prima, dimostra di essere perfettamente formato, delineato nelle sue componenti principali, adulto e maturo sì da connotare univocamente uno stile riconducibile con una certa immediatezza a quello della band medesima.
L’aspetto che forse balza all’orecchio per primo è la grande potenza erogata dalla strumentazione tutta. Una circostanza non dovuta poiché, spesso, il technical death metal conduce a canzoni piene zeppe di note innestate a una struttura ritmica complicata ma, spesso e volentieri, non particolarmente aggressiva anzi. Fatto che non avviene, con i Nostri, poiché, pur non allontanandosi mai dalla foggia musicale prediletta, pestano duro come fabbri. Estrinsecando la loro natura in un sound devastante, possente, pieno, profondo, anche se sempre e comunque legato a una forma mentis deputata a scatenare diluvi di accordi eseguiti con grande perizia tecnica; privi di difetti nondimeno indicativi di un’eccellente preparazione sia in termini di esecuzione vera e propria, sia in parola di qualità di realizzazione complessiva.
Con un ingrediente grazie al quale i Cognizance rendono le varie canzoni assolutamente interessanti, ricche di sorprese e, perché no, piacevoli da ascoltare: la melodia. Forse i puristi storceranno il naso ma “Malignant Dominion” è un clamoroso, inaspettato esempio di come l’asprezza tipica del technical death metal possa essere limata, arrotondata con successo mediante l’inserimento di partiture di armonie se non orecchiabili quasi. Certo, alla fin fine non è e non sarà mai melodic death metal tuttavia, l’input inserito nella composizione come dato progettuale, regala alle orecchie dell’ascoltatore dei piacevoli momenti di pausa da un suono in ogni caso denso di arditi passaggi al fulmicotone, inaspettati cambi di tempo, ripide arrampicate sulle più alte vette della competenza professionale.
Con tutto quanto detto, o meglio scritto, le song del disco sono tutte assestate, anche, su un ottimo livello compositivo. A dimostrazione di ciò, è sufficiente estrarre dal mazzo ‘The Organic Citadel’ per rinvenire, fusi fra essi in un amalgama davvero di gran pregio, tutti gli elementi sopra specificati. Così come nella successiva ‘Malignant Domain’, la title-track, nobilitata addirittura da un coro da mandare a memoria e da un assolo di chitarra breve ma di pregevole fattura.
Occorre, inoltre, dare merito alla prestazione canora di Henry Pryce, in grado di variare nei toni lungo le le linee vocali, passando da un secco growling a un delirante screaming, passando per tutte le sfumature intermedie. Impressionante il lavoro alla chitarra svolto dal talentuoso Alex Baille, capace di arrivare ai ferri corti sia in punta di spada, sia in punta di fioretto. Assolutamente dirompente la sezione ritmica, pilotata dal violentissimo e complesso drumming di David Diepold e inspessita dal basso di Chris Binns che, invece di andarsene per i fatti suoi, segue il leitmotiv di ciascuna delle otto tracce.
Una gradita sorpresa, insomma, che mostra con naturalezza la liceità di un technical death metal comprensibile a tutti gli appassionati del metal estremo. Lontano, cioè, da incomprensibili, se non ai musicisti stessi, innumerevoli arzigogoli dissonanti che, spesso, indicano una volontà di autocelebrazione.
Cosa che non accade, assolutamente, con i Cognizance e il loro “Malignant Dominion”.
Daniele “dani66” D’Adamo