Recensione: Man Demonic
Thrash ‘N’ Roll lasciato allo stato brado: selvatico, rozzo e ribelle … un misto tra Overkill e Exodus con un po’ meno classe, tanto per fare il solito paragone con la Old School.
Questo è ‘Man Demonic’, nuovo album degli statunitensi SOG, acronimo di Special Ops Group, che, in effetti, con la Vecchia Scuola hanno a che fare, avendo, tra le proprie file, il cantante/chitarrista Doyle Bright, personaggio che ha militato nella cult band texana Rigor Mortis (da non confondersi con le altre 3000 band con lo stesso nome) tra il 1989 ed il 1991, comparendo sull’album ‘Rigor Mortis vs the Earth’, e poi negli Hallow’s Eve dal 2007 al 2013, suonando su ‘The Neverending Sleep’.
Oltre a Doyle la band vede riuniti musicisti di varia estrazione: Thrash, Crossover, Speed, Death, Black …, tutta roba tranquilla per la cura dell’insonnia direi, e tutto questo estremismo si riversa in un album feroce e smodato, che non fa sconti.
È una tracklist sparata tutta senza sosta, 13 colpi di mannaia inferti uno dietro l’altro, più istintivo che preciso è un attacco continuo di quasi un’ora, durata persino esagerata per il tiro selvaggio a cui le orecchie sono continuamente sottoposte: non c’è una pausa … che ne so, un arpeggio, una narrazione introduttiva, un pezzo d’atmosfera: ogni nota è tirata in faccia con una fionda.
Una canzona tira l’altra, è il caso di dire, tanto che in un paio di casi, se non fosse per l’attimo di silenzio che le separa, non si distingue la fine di una dall’inizio della successiva, in quanto alcuni riff ed alcuni attacchi si assomigliano.
Giusto una manciata di pezzi sono un po’ meno smodati: ‘Prolonging the Ordeals of the Dying’ piazzata al sesto posto, ‘Dead Blood’ al nono e ‘Rage Personofied’ in chiusura, più pestati che veloci, ma che non fanno assolutamente calare la potenza e la violenza di questo disco.
‘Man Demonic’ è ruvido come la pelle di uno squalo, con il sound delle chitarre ritmiche che equivale ad uno sciame di calabroni infuriati perché gli hanno messo le mani nel nido ed una batteria rocambolesca che non lascia scampo.
La voce è bella incazzosa e iper carica di grinta, Ellsworth e Souza oriented anche se con meno pathos, mentre gli assoli, per quanto ficcanti, non sono il massimo, non tanto per debolezza ma per trama e coinvolgimento. Tra l’altro, non so perché, qua e là vengono fuori dei tappeti di tastiere in sottofondo assolutamente inutili (‘My Them’, ‘Insanely Sharper Teeth’), forse utilizzato per rendere il suono ancora più solido ma che, nella realtà, non ha nessuna resa … come buttare un fiammifero dentro un vulcano per vedere se si accende … valli a capire i produttori!
Però, alla fine, questo album è una mina vagante, con più pregi che difetti, ed il Thrash che esprime è genuino e sincero, senza compromessi, proprio come deve essere. Piace, in poche parole, facendosi perdonare le sbavature descritte.
‘Man demonic’ è per chi ha bisogno di ritmi veloci e per chi sente scorrere la voglia di ribellione nelle vene.
L’album è il terzo della discografia dei SOG, seguendo ‘The Gift of Aggression’ del 2015 e ‘God Complex’ del 2016 ed è disponibile dal 24 luglio 2023 via Violent Creek Records.