Recensione: Manere Ombre Briscole
Le sonorità dure e le forti tradizioni non fanno fatica a trovare una via comune, come ampiamente dimostrato da una lunga storia musicale, pregna di esempi illustri molti dei quali provenienti da oltrefrontiera. Spesso accompagnata da una simbologia forte, questo tipo di sinergia ha generato band che sul culto, ad esempio delle leggende nordiche ha costruito un’intera carriera.
Dalle Nostre parti questo tipo di accostamento, quantomeno agli inizi della proliferazione del morbo hard’N’heavy nella penisola c’è stato, ma non ha mai assunto connotazioni totalizzanti e men che meno strabordanti. Una sorta di “rispetto” nei confronti di taluni canoni prestabiliti e invalicabili scritti negli anni Settanta e Ottanta al di là dei confini ha spesso dettato le coordinate stilistiche e di metodo lungo le quali era possibile orientare il proprio songwriting.
Poi le cose sono cambiate, quel monolite di riferimento fatto di HM e Hard Rock in modalità pura e ortodossa ha vacillato sotto i colpi – in alcuni casi autentiche mazzate – degli imbastardimenti del genere che, se da una parte hanno ridato vigore ad una scena comunque classificabile sempre come “dura”, nello stesso tempo, di fatto, hanno provocato la caduta dei sacri e inviolabili paletti di un tempo.
Tornando ai fatti di casa nostra, da decenni ormai schieriamo formazioni di grido figlie della contaminazione ma più precisamente, in quel di Belluno, sin dal 1998 un combo quali i Delirium X Tremens “osa” coniugare – e continua a farlo – il Death Metal più sanguigno con le forti tradizioni alpine, da più di un secolo un tutt’uno con quelle zone bagnate dal Piave. Le cronache riportano che dieci anni più tardi, nel 2008, nacque un’altra banda di bellumatti (i M.A.I.M.) che si permise di mescere, così come si fa da quelle parti con le varie tipologie di carne e le spezie per ricavarne il pastin, l’heavy metal classico con la tradizione folk della zona, ovviamente senza farsi mancare il cantato in dialetto bellunese. Orbene, dopo due Ep targati rispettivamente 2011 e 2014 (The Frozen Pass e Hostëria), nel 2015 è la volta del debutto su full length, sotto l’egida della Nadir Music. Manere Ombre Briscole, questo il titolo del lavoro, consta di nove pezzi per quasi cinquanta minuti di musica. Il disco si accompagna a un boklet di dodici pagine con tutti i testi, unitamente a dei disegni a chiaro indirizzo, oltre a una foto della band nelle due centrali.
Grandi i M.A.I.M. quando mazzuolano a dovere – per quanto riguarda la parte più squisitamente HM – come ad esempio all’interno dei cinque minuti di Quest for Perfection e in Beyond the Horizon. Alla stessa maniera riescono ad arrivare al metal heart per il tramite di pezzi di puro Epic Casera Metal (così autodefiniscono la loro proposta) della portata di Polenta & Dragon e della successiva Bruledi, ovvero il manifesto del combo bellunese. C’è poco da fare: la penetrazione della lingua italiana o del dialetto per simili brani fa mangiare la polvere all’idioma d’oltremanica, quantomeno all’interno dei patri confini. Manere Ombre Briscole paga però dazio alla distanza: una maggiore diversificazione del songwriting avrebbe senz’altro giovato all’economia generale dell’album, all’interno dei nove pezzi componenti la spina dorsale dello stesso. C’è ancora da lavorare, ma la strada intrapresa è quella giusta, l’importante è imboccare la via atta a sviluppare al meglio le peculiarità lasciando ad altri il già sentito diecimila volte. Senza prendersi mai troppo sul serio, al solito…
Stefano “Steven Rich” Ricetti