Recensione: Maniacal Renderings
Cosa era stato ‘Tage Mahal per noi fan dei vecchi Savatage non è esprimibile con semplici parole. Un tuffo tra ‘Streets’ e ‘Gutter Ballet’, con Jon a dominare la sua nuova creatura da dietro al suo pianoforte e le sei corde di Matt LaPorte ad avvicinarsi come nessuno mai, nemmeno Pitrelli o Caffery, al talentuoso ragazzo che portava il nome di Criss Oliva. Quello che abbiamo atteso incrociando le dita per oltre tredici anni, stagioni in cui i Savatage facevano sì grandi dischi con Stevens alla voce, ma non era la stessa cosa.
The Dark, People Say Gimme Some Hell, Walk Away, All the Time, Slipping Alone… gioia per l’anima e la mente di chi ha lasciato il proprio cuore ancorato ai Savatage del periodo 1987-1991.
Oggi i Jon Oliva’s Pain arrivano al secondo album dei tre in progetto, un disco annunciato come una sterzata verso una dimensione più oscura e quasi claustrofobia. Una dimensione che sembra palesarsi già dall’opener Through The Eye of The King, dove sì risuonano gli echi di una title-track di ibseniana memoria datata 1987, ma dove i suoni si fanno ovattati e moderni come non mai. Fortunatamente è solo un fuoco di paglia, perché questa versione più tetra comincerà a sciogliersi nella title-track, rimanendo soltanto in qualche passaggio di End Times e Holes. Per il resto, tutto sarà ancora una volta fatto sotto il segno dei vecchi Savatage.
I Jon Oliva’s Pain del debut, quelli tonanti il nome ‘Streets’, escono allo scoperto con The Evil Inside You, la successiva Time to Die e Playing God. Un trittico di brani dove il piano di Jon Oliva riprende il posto che gli spetta e dove il tutto recupera quella armonia nostalgica che aveva dominato il sentimento musicale di ‘Tage Mahal. Poi, ecco aprirsi quegli accordi larghi e ariosi di The Answer, trademark inconfondibile delle ballate scritte dal Mountain King. Trademark che ritroveremo anche in Timeless Flight e in una commovente conclusiva Still I Pray For You Now, altri lenti di questo Maniacal Renderings. Momenti assolutamente immancabili quando questo corpulento omaccione dalle mani magiche decide di incidere qualcosa di nuovo. Da segnalare anche la grinta di Push It To The Limit, un pezzo che è davvero un assalto alla terra di confine dell’entità Jon Oliva: aggressivo e serrato come non si sentiva da White Witch, diciannove anni fa.
Dove c’è Jon Oliva c’è classe, e dove c’è classe c’è buona musica. Un sillogismo che di certo non troverà la sua confutazione in ‘Maniacal Renderings’, ennesima manifestazione di un genio a metà tra Broadway e i sobborghi di New York.
Continua a fare la tua musica Jon, e non mollare mai. Mai.
Tracklist:
01. Through the Eyes of the King
02. Maniacal Renderings
03. The Evil Beside You
04. Time to Die
05. The Answer
06. Push it to the Limit
07. Playing God
08. Timeless Flight
09. Holes
10. End Times
11. Still I Pray for You Now
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini