Recensione: Manifestation

Di Daniele Ruggiero - 21 Gennaio 2017 - 18:17
Manifestation
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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70

Il territorio ghiacciato del black metal viene investito da un’improvvisa scossa di terremoto death che squarcia lande desolate, creando profonde cavità dove ribolle nervosamente magma doom.

Questo è il riassunto visionario del primo EP degli Spectral Apparition, nel quale si sovrappongono diverse sensazioni che mutano continuamente passando da atmosfere fredde e taglienti a ritmi convulsi intervallati da cadenzati stati febbrili.

Il mini, prodotto dalla Invictus Production, si compone di soltanto tre tracce della durata complessiva di venti minuti che, con un tratto marcato e incisivo, delineano il carattere malvagio della band inglese.

“Manifestation” è un monolite tutt’altro che statico: esso evoca presenze oscure dai volti arcani capaci di trasmettere al disco un moto ondoso e vibrazioni violente che amplificano le sonorità al suo interno.

‘Voices Call from Beyond the Shroud of Perception’, con i suoi otto minuti, richiama alla mente un’ipotetica seduta spiritica dove l’angoscia iniziale è introdotta dal suono sinistro della chitarra, a cui si aggiunge un growl suggestivo che viene improvvisamente sospinto da accelerazioni veementi di stampo death. Continui cambi di tempo e ritmi cadenzati sfociano in un finale epico e serrato che si dissolve per introdurre ‘Corpselight, Illuminate Me’. Il brano più devastante del trittico proposto in questo EP: una sfuriata indomabile imbizzarrisce le anime che circondano “Manifestation”, niente e nessuno riuscirà a rimettere ordine in così tanto caos che termina in un assolo claustrofobico. La seguente e ultima ‘Malignant Shape of the Other’ sale in cattedra con diversi costumi di scena e maschere spaventose che rappresentano i frenetici demoni del death e le inquietanti ombre black unite per un’unica causa: lo sgomento. Uno spettacolo non del tutto nuovo ma comunque originale che con il suo fragore e tormento strappa applausi in sala.

Alla produzione compare il nome di Greg Chandler che ha riversato fra le trame sonore il bollente e vischioso bitume di funeral doom che ha sempre contraddistinto il sound dei suoi Esoteric.

Buona prova per gli Spectral Apparition che sfoderano tre brani affilati come un pugnale e potenti come la celebre Morning Star (mazza chiodata) ingolosendo il palato dei più appassionati.

La speranza è che tutto ciò sia solo il preludio di un album altrettanto trascinante.

Daniele Ruggiero

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