Recensione: Marcello – Vestry

Di Fabio Vellata - 20 Maggio 2009 - 0:00
Marcello – Vestry
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Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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88


Il 2008 è stato senz’altro molto generoso nei confronti dell’hard rock di stampo melodico.
Dopo i nostrani My Land ed il loro pirotecnico “No Man’s land” – senza dimenticare le ottime prove di Def Leppard, Journey, House Of Lords e Jimi Jamison – un altro progetto di grande spessore denominato Marcello & Vestry, ha visto la luce.
Abbastanza intuitivo immaginare chi si celi dietro al moniker, ovvero i due “soci” e mastermind Rob Marcello e Frank Vestry. Il primo, chitarrista dei Danger Danger e session man di grande fama, non ha bisogno di presentazioni; il secondo, forse meno noto al grande pubblico, fu comprimario di lusso in varie release di Bon Jovi e Van Halen, oltre a prestare opera con Devias, Last Temptation ed a servire con musicisti come Ross The Boss (Manowar) e Jack Starr (Seven Witches).

Accreditato di ottimi numeri, il sodalizio non ha deluso affatto le aspettative, dando vita a un platter di hard rock americano che con un salto indietro nel tempo, potremmo collocare tra le prestigiose super-produzioni di fine anni Ottanta, quando il rock melodico era regno dei Bad English, campioni assoluti dell’Aor più cristallino e del panorama Hard n’Air.

E’ chiaro come il contesto temporale differente, e l’inarrivabile statura tecnico-compositiva di John Waite & Co., rendano il paragone per certi versi improponibile, tuttavia anche il disco dell’inedita coppia dimostra valori di prima grandezza, di certo sufficienti per maturare un posto nella “stratosfera” aor.
La freschezza del songwriting e le scoppiettanti melodie, possiedono tutte le doti per garantire un adeguato airplay all’album, e non è un dogma che l’originalità debba essere una caratteristica da ricercare ad ogni costo. Tanto meno un valore aggiunto imprescindibile.

Marcello mette saggiamente da parte i panni del chitarrista virtuoso (ricordiamolo come guitar clinician per Boss e Roland), e si getta anima e corpo nella stesura di dieci canzoni orecchiabili e melodiche, interpretate con carisma e personalità da un Vestry impressionante.
Il risultato è un party-rock irresistibile e competitivo, in cui ogni brano aggiunge, riprendendo in parte la lezione degli stessi Danger Danger, delle piccole sfumature ad un hard americano al top delle potenzialità, grazie inoltre alla produzione del celebre Bruno Ravel, “titolare” anche delle parti di basso.

L’iniziale ‘Fireworks’ trasmette immediatamente grande carica, grazie al chorus ben articolato, mentre la successiva ‘Ready Or Not’, beneficia di piacevoli, ma mai invasive fughe chitarristiche.
‘All I Wanna Do is U”, disinvolta e festaiola, richiama invece i Motley Crue dell’epoca “Girls, Girls, Girls”. La seguente “Gone”, è poi uno dei pezzi più riusciti del platter: andatura scanzonata, e ritornello che vede negli accenti di chitarra acustica una soluzione molto suggestiva e coinvolgente.
“Without you” ricalca schemi ampiamente collaudati negli eighties, sia nei testi, sia nella parte strumentale. Ottime le “divagazioni” chitarristiche di Marcello, per una song dalle connotazioni tipicamente “air”, così come per la successiva, “Live Life”, avvincente, briosa ed ancora debitrice ai Motley più spensierati.
“What you mean” è la tipica ballad strappalacrime – d’evidente tradizione americana – in cui Vestry fà la differenza. Il pezzo non è trascendentale, ma non per questo privo di buon gusto; la grande interpretazione completa l’opera.

Giunti alla parte finale, ecco manifestarsi “Love Injection”, per qualche secondo accostabile al riff di “Shot in the Dark” di Ozzy. Leggera similitudine per quattro minuti di buona musica, in cui il miglior AOR, incontra il class metal targato Dokken.
“Gangster of love”, è invece un omaggio ai bravisismi Slaughter dei primi album: la song è squisitamente aggressiva e tecnicamente impeccabile nell’esecuzione. Prerogativa che la accomuna con la band di Las Vegas, sono delle linee di basso compatte e in grande evidenza.
Il finale è per la grintosa e trascinante “One More Night”, canzone che ricalca in maniera superba ed avvincente i modelli collaudati del mainstream radiofonico. Il pezzo ha tutte le credenziali per catalizzare l’attenzione dell’ ascoltatore, confermando l’assenza di cali di tensione in un disco che diverte sino all’ultima nota.

Un piccolo gioiello passato troppo in silenzio nel corso dell’anno 2008. Un esempio di grande AOR che gli appassionati avranno di certo preso in esame a tempo debito.
Qualora ciò non fosse avvenuto, la conclusione non può essere che una sola.

Ricercare ed ascoltare al più presto!

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Tracklist:

01. Fireworks
02. Ready or Not
03. All I Wanna Do Is U
04. Gone
05. Without You
06. Live Life
07. What You Mean
08. Love Injection
09. Gangster of Love
10. One More Night


Line Up:

Rob Marcello – Chitarra / Tastiere / Sequencing
Frank Vestry – Voce
Bruno Ravel – Basso / Voce / Sequencing
Lynn D.Ruhms – Batteria
+
Mike Pont – Cori
Kori Young – Chitarra su “One More Night”

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