Recensione: March Of The Parasite

Di Alberto Fittarelli - 5 Giugno 2007 - 0:00
March Of The Parasite
Band: Laethora
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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81

È proprio vero che i musicisti, specie quelli metal, possono sorprenderti in qualsiasi momento: che Niklas Sundin dei Dark Tranquillity e tre membri dei The Provenance se ne potessero uscire con un disco di omaggio al vecchio, caro, (mal)sano death metal non ce lo aspettavamo proprio. 

Eppure i Laethora sono proprio questo, anche se loro ci tengono a precisare che la band non è solo un progetto ma ha intenzioni serie: e si sente sin da questo
March Of The Parasite, che si fa apprezzare in toto per la sua paradossale freschezza in un ambiente volutamente marcio e stantio. I
Laethora sono un gruppo corale, tanto che Sundin sottolinea quanto sia distribuito equamente il songwriting; di sicuro la varietà non manca, così come la capacità far suonare ‘moderno’ quanto risale ormai a una ventina di anni fa. 

Sia l’aggressione quasi grind sia le cadenze doomeggianti sono infatti impreziosite da arrangiamenti e armonie che rendono il tutto più dinamico, ma senza ammorbidirlo. Il vetriolo è garantito dall’inizio alla fine, e se gruppi come Autopsy, Asphyx, primi Morbid Angel, Terrorizer ecc…vengono in mente quasi subito all’ascolto, beh, è una cosa voluta. Davanti alla bellezza di brani come
Black Void Remembrance, epica, dal flavour industriale e a suo modo immediata, perché ce ne dovremmo preoccupare, del resto? I
Laethora hanno capito come essere surrealmente moderni scavando nel passato, impossibile non rendergliene
merito: ogni pezzo ha una sua storia da raccontare, il che, lo ammetterete, è
estremamente difficili nel death metal odierno, tanto più in quello nostalgico.

La personalità e la varietà dei pezzi è infatti il primo obiettivo degli
svedesi in questione, tanto che sia le parti isteriche – la stessa Parasite
– sia quelle che devono molto al death/doom alla Asphyx, come The Scum
Of Us All
o la conclusiva e suggestiva Facing Earth, riescono a
mantenere lo stesso livello d’interesse nell’ascoltatore. Fermo restando che poi
un artwork per una volta non casuale/modaiolo ma ben calibrato ci da
l’impressione di avere in mano un prodotto curato e ragionato sotto tutti gli
aspetti, c’è da dire che non dovete aspettarvi dai Laethora la novità: ma
l’intelligenza di ripercorrere le strade del passato in modo non sterile, non
celebrativo, ma artisticamente fruttuoso.

Alberto Fittarelli

Tracklist:

1. Parasite 03:29 
2. Clothing for the Dead 03:45 
3. Revolution at Hand 03:30 
4. Impostors 03:41 
5. Black Void Remembrance 03:33 
6. Repulsive 03:25 
7. The Scum of Us All 04:57 
8. Y.M.B 03:45 
9. Warbitrary 02:44 
10. Facing Earth 05:53

 

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