Recensione: March Of The Saint
Quando negli anni 80 l’heavy metal era una delle maggiori correnti musicali, nascevano moltissime band, alcune di queste, pur non riuscendo ad ottenere il grande successo, riuscirono per chissà quale magia conferitagli dagli dei di questa stupenda musica a diventare vere e proprie leggende. Una di queste band prendeva sicuramente il nome di Armored Saint, veri maestri di quel power/heavy metal targato US che ha fatto tanta storia.
March Of The Saint esce nel lontano 1984, e, forse oscurato dalle uscite dei big del tempo, non riscosse successo in terra europea (ma come ha potuto non riscuotere successo un disco con una copertina del genere?).
L’album si apre con la potente ed epica title track, March Of The Saint, nonchè una delle colonne portanti dell’intero lavoro. La gotica e magnifica introduzione sfuma nei taglienti riff sprigionati dai due axeman Dave Prichard e Phil Sandoval che avvolgono di pura aggressività la magnifica ed imponente costruzione strumentale accompagnata dalla voce senza tempo di John Bush, aggressiva e granitica, che si sposa in un connubio perfetto con i riff taglienti ed il basso roccioso di Joey Vera.
Molto epica nel suo incedere la seguente Can U Deliver, caratterizzata da refrain ancora una volta vincenti e travolgenti mentre risulta sicuramente più incisiva e potente la seguente Mad House nella quale gli assoli del duo chitarristico Dave/Phil volano in magici vortici metallici che inondano di una semplice e cristallina potenza tutto ciò che ci circonda. Ancora una volta grandiosa e senza macchia la prova di Bush, che tra screaming e grandi linee vocali, ci regala momenti di pura estasi metallica targata “eighty”. La stupenda Take A Turns, introdotta da dolci melodie, da spazio ben presto ad un’esplosione di riff che riporta questa hit sui ritmi più aggressivi ed imperiosi tanto cari alla band. Seducer (blocco d’acciaio!) introduce la hit Munity On The World dai mitici refrain che spianano la strada (rigorosamente made of steel!) alla grandiosa ed eroica Glory Hunter, autentica cavalcata metallica portata in auge dai suoi roventi riff. Scandita dall’imponente drumming di Gonzo è la seguente e cattiva Stricken by Fate che insieme alla successiva Envy vanno a formare un duo di heavy metal roccioso, granitico e mai banale, una lezione di vero, “true” power metal made in USA che davvero non ha nulla da spartire con tanti cori e coretti che si sono appropriati di questo termine nei nostri anni. Il disco è concluso dalla superba e grandiosa False Alarm, magniloquente sintesi del disco.
Oggi Dave Pichard non è più tra noi, lasciò la band e questo mondo agli inizi degli anni 90, gli anni in cui gli Armored erano ad un passo dalla consacrazione definitiva, ma così gli dei del Metallo non hanno voluto. Questa recensione, è, nel piccolo di Truemetal.it, un omaggio a questa grande band, ma prima ancora, un omaggio ad un musicista, Dave Pichard, troppo presto scomparso e troppo presto dimenticato.
Vincenzo Ferrara
Tracklist:
01. March of the Saint
02 Can U deliver
03 Mad House
04 Take a turn
05 Seducer
06 Mutiny to the World
07 Glory Hunter
08 Stricken by Fate
09 Envy
10 False Alarm