Recensione: Martyrium

Di Alessandro Rinaldi - 9 Luglio 2024 - 0:41
Martyrium
Band: Gurthang
Genere: Black  Doom 
Anno: 2024
Nazione:
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78

Gurthang è un nome legato al lascito di Tolkien: di origine elfica (il Sindarin per la precisione), significa “Ferro di morte” ed è il nome che Turin, dà alla propria spada, forgiata dai fabbri di Noldor. Ma è anche il nome di una band formata nel 2010, in Polonia, con una ricca discografia alle spalle, tra diversi demo, compilation e ben sette full-length, l’ultimo dei quali, Hearts of the Hollow, risale a tre anni fa. Il trio è composto da musicisti di grande esperienza, coinvolti in altri progetti musicali: A.Z.V. alla voce e alle chitarre, G.H. al sintetizzatore e Turenn al basso e alla batteria.

Molto bello l’artwork: l’immagine di un volto androgino, una sorta di sacra sindone dai colori scuri, ipnotica, e dannatamente oscura, indicazione di quanto a breve andremo ad ascoltare: cinque brani per un totale di 42 minuti di ascolto – due dei quali, da soli, coprono più della metà dell’intero Martyrium,

I ragazzi di Lublino propongono un black metal vecchia scuola sintetizzato alla perfezione con un doom oscuro e opprimente. Aesthetics of Solicitude è l’esatta rappresentazione della filosofia che muove le note delle composizioni dei Gurthang: una lenta e oscura marcia di quasi 14 minuti, in cui l’elemento atmosferico si fonde con il black metal, forgiando un sound fosco e allo stesso tempo opprimente. Si prosegue con Conundrum Unfolds è un mid tempo che riporta la band su sonorità propriamente e puramente black, in modo aggressivo e spigoloso, con quel tocco decadente proprio del genere. Antithesis of Creation è una carezza che diventa uno schiaffo: i toni pacati, educati e delicati, ben presto vengono trafitti dalla voce di A.Z.V. e da un sound violento ed incisivo, che graffia le nostre orecchie e che strizza l’occhio ai puristi del genere. Da brividi Discernment, il brano più breve ma allo stesso tempo più intenso, dalle tinte dantesche – colpi di cassa cadenzati, sospiri sulfurei pronti a diventare disperate urla che strappano il cuore di chi ascolta – il tutto in una manciata di minuti, prima di trovarci di fronte a  sua maestà In Voidwards Begotten, complessa e articolata testimonianza del genio dei Gurthang: il motivo di piano che apre la composizione e ne interpreta lo spirito è semplice e immediato, a dispetto di tutto ciò che riguarda il mondo del trio polacco, e viene sopraffatto da una voce lovecraftiana, creando una perfetta colonna sonora di un film horror soprannaturale, in cui chitarre e basso sono sacrificate per il sommo fine ultimo, ovvero quello della ricerca del bello.

Martyrium è un disco su cui la Immortal frost ha puntato parecchio – rendendolo disponibile in parecchi formati – e a gran ragione, perché è un tanto complesso quanto bello: i Gurthang si muovono con grande disinvoltura tra black e doom, senza dare l’impressione di appartenere in modo totale ad uno di questi generi, e creando un sound avvolgente e d’impatto, in grado di irretire l’ascoltatore dopo qualche passaggio, proprio per la struttura elaborata che è propria di questo lavoro. Un disco maturo, deciso, di personalità che merita tutta la nostra (e vostra) attenzione.

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