Recensione: Masquerade In Blood
Dovrebbero erigere una statua in onore di Tom Angelripper, non c’è dubbio. Parliamo di uno dei crociati del metal senza contaminazioni: duro, puro, incazzato, old school, senza fronzoli od orpelli. Ha fatto della coerenza il suo credo; questo ha permesso ai Sodom di cavalcare gli anni d’oro del metal attraversando indenni la decade buia dello tsunami grunge. Parliamo degli anni ‘90, periodo storico che ha decretato la fine di decine e decine di gruppi metal vecchio stampo, annegati nel vano tentativo di cavalcare l’onda delle nuove sonorità provenienti da oltre oceano. Invece i Sodom hanno tenuto duro, non hanno mollato un centimetro, hanno continuato a produrre album di rozzo e massiccio Thrash teutonico, alcuni ottimi, altri meno ispirati, ma comunque senza mai snaturarsi. Così è anche “Masquerade In Blood”, album del 1995 che vede dietro le pelli Atomic Streif (Guido Richter, ex Living Death, Holy Moses ed Assassin) e alla chitarra Strahli (Dirk Strahlmeier, purtroppo deceduto il 13 gennaio 2011). La produzione, potente e grezza, ma al contempo nitida è affidata a Ulli Posselt (già produttore degli Onkel Tom Angelripper, Rage, Massacra e Axel Rudi Pell tra gli altri).
Tredici brani in pieno stile Sodom: un muro sonoro brutale e devastante, anche se con qualche venatura black e death in meno rispetto agli album precedenti.
Nonostante questo è sempre presente quel lato sporco/punk che contraddistingue il trio teutonico, così come le sonorità di chiara derivazione Motorhead.
L’opener “Masquerade In Blood”, con il suo riff epocale che la renderà un classico, mette subito in chiaro le cose: i Sodom fanno Thrash e lo sanno fare dannatamente bene. Le successive “Gathering Of Mind”, “Fields Of Honor” e “Braindead” rimangono su alti livelli accompagnando l’ascolto fino al basso rozzo e brutale che apre la crucchissima ”Verrecke!”.
Nella parte centrale dell’album risaltano “Peacemaker’s Law”, col suo ritmo travolgente e la successiva “Murder In My Eyes”, un vero e proprio treno in corsa guidato dal fido Knarrenheinz (mascotte dei Sodom che, tra l’altro, fa la sua ricomparsa sulla cover dell’album dopo la parentesi di “Get What You Deserve”).
“Unwanted You” e “Mantelmann” sono il preambolo a “Scum”, uno dei pezzi forti dell’album, song il cui mid-tempo groovy si alterna a cavalcate selvagge ed al ruggito di Tom Angelripper.
Chiudono l’anonima “Hydrophobia” e “Let’s Break The Law”, quest’ultima cover degli Anti-Nowhere League, band Punk-Rock inglese.
Il trademark dei testi è quello di sempre: guerra, deriva nucleare, morte e violenza. Il lato oscuro della terra e dell’uomo sono l’ambito dove il buon vecchio Tom pesca per le sue lyrics e la sua voce sgraziata, graffiante e ruvida ne esalta la brutalità.
Un album onesto, divertente e violento, impreziosito dalla copertina di Andreas Marschall in cui Knarrenheinz interrompe un party prendendosi “cura” di due politicanti (l’allora Cancelliere tedesco Helmut Khol ed il Presidente russo Boris Eltsin) intenti in un gozzovigliare degno della peggior classe politica.
“Masquerade In Blood” registrerà scarse vendite, sarà l’ultima incisione con Atomic Streif e vedrà l’abbandono di Dirk Strahlmeier per problemi legati alla legge. Sicuramente uno dei periodi più difficili e bui della carriera dei Sodom, ma anche un punto di partenza (dal successivo album il nuovo trio Angelripper – Bernemann – Schottkowski darà vita ad un lungo periodo di stabilità).
Forse passato troppo inosservato come altri ottimi prodotti di matrice tedesca dello stesso anno (l’album “Cause For Conflict” dei Kreator su tutti), “Masquerade In Blood” rimane comunque un album piacevole, da puro headbanging e fottutamente Truemetal.