Recensione: Master of Confusion [EP]

Di Luca Montini - 14 Aprile 2013 - 0:00
Master of Confusion [EP]
Band: Gamma Ray
Etichetta: earMUSIC
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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73

“Scusate il ritardo”, non è solo il titolo di un celebre film di Massimo Troisi. Non è neppure soltanto il testo sulla maglietta sfoggiata per (de)meriti sportivi da Capitan Totti e Valentino Rossi. Non sono neppure le mie scuse perché questa recensione è in ritardo di un mese esatto rispetto alla release del disco in analisi.
No. “Scusate il ritardo” è un po’ il messaggio che Kai Hansen e soci vorrebbero inviare ai fan con questo EP, dedicato al pubblico in costante attesa del nuovo album, dopo il discreto “To The Metal” (2010); fan non del tutto appagati dall’ennesimo live album proposto l’anno scorso: “Skeletons & Majesties” (2012). Come dichiarato ufficialmente dalla band, dopo un periodo iniziale di songwriting a cavallo tra il tour precedente e l’attuale tour mondiale “Hellish Rock pt.2” con i connazionali compagni di merende Helloween, quella maledetta ed antipatica deadline si era fatta troppo vicina per concludere i lavori in tempi accettabili.
I nostri “Masters of Confusion”, pertanto, hanno preferito lasciar perdere i richiami all’ordine e (soprattutto) alla puntualità dell’etichetta preferendo pubblicare questo EP a prezzo ridotto con due inediti, due cover e ben sei pezzi live dalla performance a Bochum del già citato “Skeletons & Majesties”. Alla luce di questo nuovo, lunghissimo EP “Master of Confusion”, accetteremo le scuse per il ritardo?
 

OK, it’s not a new album. But it’s 60 minutes of music… call it the longest single in metal, if you like!
Kai Hansen
 

Apre le danze con irruenza il primo inedito: “Empire of the Undead”. Un pezzo speed-power molto veloce, grezzo e diretto, che ricorda da vicino i primi Helloween. Riff pesante e solido, tappeto ritmico di doppia cassa, gran carica di un Kai Hansen in splendida forma ed assolo mozzafiato. Non si può chiedere molto di più ad un brano di apertura, se non un pizzico di originalità. Eccoci subito accontentati: il testo della title-track “Master of Confusion” vede come soggetto-oggetto lo stesso Hansen, in un simpatico esperimento di metalinguaggio nel quale l’artista autoaccusa sé stesso e la band di essere colpevole per il ritardo dell’album venturo, in quanto “maestri della confusione”. Possiamo dunque identificare il mostro fiammeggiante tra i dadi che campeggia nella cover del disco con la stessa band. Il tempo cala, la struttura del brano si fa più happy metal che mai, dall’intro stile “I Want Out” fino al ritornello decisamente anthemico.
L’ascolto di questi primi due inediti è convincente ed ha già dato prova di avere il suo buon carisma in sede live. Iniziano ad allontanarsi così i timori di un fatale calo di ispirazione che sembrava aver colpito irrimediabilmente la band da qualche album a questa parte, ma per un giudizio definitivo non possiamo che attendere con maggior impazienza il prossimo album. Seguono le due cover: la prima è “Death or Glory” degli scozzesi Holocaust. Non è la prima volta che i “raggi gamma” incidono un pezzo di questa band: ricordiamo infatti “Heavy Metal Mania” nel lontano 1995; entrambe sono attinte dall’album “The Nightcomers” (1981). L’altra cover è “Lost Angels” (1977) degli Sweet. Neanche a dirlo i due pezzi sono stati leggermente appesantiti, seppur non travisando la musicalità degli originali. Forse per questo la seconda cover risulta un po’ troppo semplice per gli standard power metal; un pezzo rock godibile e poco più.

La carrellata di pezzi live non porta nulla di nuovo all’ascolto, soprattutto per chi ha già avuto modo di gustarsi il DVD o Blu-Ray del “Live in Bochum”. I maligni potrebbero considerare quest’iniezione di brani già pronti come una bieca operazione commerciale, anche se è altrettanto facile il contro-argomento per il quale del materiale extra in un EP che avrebbe dovuto contenere solo i brani precedenti non può che essere un’idea positiva, considerando non solo i fan ma allargando la visione ad una più ampia fetta di pubblico. I pezzi, tutti ben riusciti e molto puliti sia nella registrazione che nell’esecuzione, sono presentati in quest’ordine: “The Spirit”, “Wings Of Destiny”, “Farewell”, “Gamma Ray”, “Time To Break Free” (con l’ormai intramontabile Michael Kiske) ed “Insurrection”. La selezione coprende un po’ tutta la discografia della band, da “Sigh no More” (1991) a “Land of the Free II” (2007).

Con così tanta carne al fuoco, due buoni inediti che sembrano suggerirci un positivo cambio di rotta per l’ispirazione e la voglia di stupire della band, due cover discrete e tanta musica live ad un prezzo più che concorrenziale, questo lavoro non può che ispirare simpatia sia ai fan che a qualche curioso astante, desideroso di conoscere questi mostri del power metal teutonico: i maestri della confusione. Nel frattempo la band può tirare un sospiro di sollievo e concentrarsi sul tour, prorogando così fino a data da definirsi la release del prossimo album. Direi che le scuse per il ritardo, almeno da parte nostra, sono più che accettate!
 

The label’s calling: “boys are you done?
the deadline’s past, time to deliver”
I am so sorry, we’re running late
some unexpected ghost in the machinery!

 

…discutine sul forum, nel topic relativo ai Gamma Ray!

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